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Vipera

Regia di Sergio Citti vedi scheda film

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La recensione su Vipera

di sasso67
4 stelle

Dispiace parlar male di Vipera, penultimo film realizzato da Sergio Citti, . Però, francamente, non vedo come se ne possa parlare bene. La storia è quella di Rosetta, dodicenne, abitante in un paese della campagna siciliana durante l'ultima guerra mondiale. La ragazzina vive da sola con il padre, dopo che la madre è fuggita con un avventuriero. Messa incinta dall'ex capo del locale fascio, subito riciclatosi alla democrazia dopo l'arrivo degli americani, passerà alcuni anni in riformatorio (non si capisce perché), prima di ritrovare la madre e forse il figlio che le era stato tolto.
Il film non sta in piedi né nella trama né nella descrizione dei personaggi, il cui approfondimento psicologico è pari a zero. Sono troppi i buchi di sceneggiatura per non pensare che Vincenzo Cerami l'abbia scritta nei ritagli del tempo che più proficuamente dedica a Roberto Benigni. La repentina trasformazione di Guastamacchia da capo fascista a capo comunista è troppo repentina e non giustificata dall'arrivo degli americani; non si capisce perché la povera Rosetta, morto il padre, sarebbe dovuta finire in riformatorio: caso mai in orfanotrofio; non si capisce come possa Fortunato, bambino analfabeta, diventare un cantastorie. Va bene che si tratta di una favola, ma qui si è esagerato. L'operazione, fitta di simboli che non appartengono all'universo di Sergio Citti, nonostante parecchi rimandi alla commedia all'italiana dei tempi d'oro, non è per niente riuscita. I personaggi sono, ben che vada, bidimensionali, con l'eccezione della dodicenne Rosetta, che però è troppo tirato via nella seconda parte del film. Gli attori sono quasi tutti bravi, a cominciare dalle donne e specialmente le ragazze Larissa Volpentesta e Annalisa Schettino (meglio la prima, però). Elide Melli, anche tra i produttori del film, ha una scena madre in cui fa la pazza e si denuda in strada sotto la pioggia. Giannini si arrabatta a cercare di rendere credibile un personaggio che non lo è già sulla carta, e si guadagna la pagnotta pur non riuscendo nell'intento. Keitel è bravo quanto meno a non rendere ridicolo un personaggio cui non assomiglia nemmeno lontanamente. Olimpia Carlisi recita ancora come ai tempi del sodalizio umano e artistico con Benigni, cioè malissimo. Tra gli attori, secondo me, strano a dirsi, il migliore è Goffredo Fofi, critico cinematografico, che recita nella breve parte di un prete di buon senso.

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