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Delitti della palude

Regia di Bill Condon vedi scheda film

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La recensione su Delitti della palude

di Decks
5 stelle

L'esordio alla regia di Bill Condon, non è dei migliori: un flop ai botteghini e un risultato che ha tanti problemi e non convince appieno neppure gli amanti del genere.

Eppure, "Sister, Sister" aveva le giuste basi per essere qualcosa di più: su tutti vi è l'intrigante titolo, ingiustamente storpiato dalla traduzione italiana; un titolo, che può dire tanto sul tipo di rapporto che unisce Charlotte e Lucy: protettivo ai limiti della morbosità.

Ce lo dice Condon, sia con il suo titolo malinconico, sia con le sue ispirazioni e la scelta di un luogo come quello della Louisiana, volto a darci quel retrogusto gotico e criptico.

 

Sembra di trovarsi in un racconto di William Faulkner vedendo le ambientazioni: di un inquietitudine unica quando assistiamo a scene quali una residenza per turisti colpita da un violento acquazzone, o quando un giro in barca con un villico locale diventa una velata minaccia di morte.

Insomma, abbiamo di fronte una palude che grazie alla stupenda fotografia diventa tangibile e tremendamente ambigua. Un po' come lo sono i personaggi della trama; costantemente divisi tra innocenza e violenza, anche se, purtroppo, una simile ambivalenza esige una sceneggiatura stabile e una regia preparatissima, che purtroppo Condon ancora non sa dare, dato il suo essere ancora un principiante nel saper fare buon cinema.

 

A difesa del regista newyorkese va detto che egli è ottimo conoscitore dell'horror: numerose sono le scene che traggono ispirazione da Lucio Fulci e Tobe Hooper, questo, fa sì che si crei una perfetta atmosfera in cui, dati i molteplici rimandi, lo spettatore più avvezzo a questa tipologia di pellicole resterà soddisfatto nel rivedere i tanti richiami: quali una figura in ombra, un'oscura soffitta o una sgradevole palude.

Condon unisce specifici elementi ad una buona idea di fondo, che si basa tutta sui legami di parentela: essa prenderà forma solo nello spiegone finale, colpendo forte chiunque; impossibile dimenticarsi, anche dopo tanto tempo, quel flashback così emozionante e commovente, in cui in pochi minuti vengono resi comprensibili e sviscerati fino in fondo all'anima i personaggi principali: pazzi, protettivi o nevrotici per un trauma subito tanti anni orsono.

 

 

La buona conclusione di Condon, malgrado risollevi il film dalla mediocricità, non basta a far dimenticare quell'ora trascorsa, in cui la sconclusionatezza e l'insussistenza la fanno da padroni: l'intera storia procede a tentoni, con scene che si limitano a far entrare un po' di timore nella mente del pubblico per poi tornare in futili dialoghi dove il procedere degli eventi si incaglia in un limbo senza fine.

Di una lentezza immane: già nell'inizio Condon esagera nel voler giocare tra velate minacce e storie di fantasmi, che semplicemente non si reggono per la noia; quando poi, un accadimento finalmente percuote la piatta trama, Condon non fa niente per accellerare il prosieguo di eventi, rimanendo ancorato ai clichè del genere.

 

Limitatissima la sceneggiatura: anzichè dare un alone di mistero, arranca semplicemente per la sua intera durata in frasi già sentite o in un continui spropositi da parte delle due sorelle. Una ribelle e una protettiva, che, purtroppo, paiono uscite da una telenovela; esse smorzano l'intera tensione fino a quando non si raggiunge il finale, ben riuscito fortunatamente, ma da cui è difficile districarsi visto che la maggior parte di eventi è relegata negli ultimi minuti, prima di tutto ciò non c'è via di scampo alla pesantezza e alla noia.

Anche la regia di Condon non risulta essere delle migliori: ancora alle prime armi, scopiazza qua e là maestri del genere, non riuscendo a trovare un proprio stile distintivo e finendo così per inciampare su errori da incompetente.

 

 

Il primo film di Condon ha una cornice meravigliosa, che contiene però lo schizzo di un bambino.

Si vede l'amore per il genere, ma il risultato è quello di un inesperto che crea una narrazione scialba e personaggi, che se non fosse per la buona prova attoriale sarebbero davvero insulsi.

Indimenticabile e inappuntabile però la resa dei conti, testimone del fatto che un cineasta più esperto con questa buona idea, sarebbe riuscito a tirare fuori qualcosa di davvero buono.

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