Regia di Betty Thomas vedi scheda film
Il problema principale di questo film diretto da Betty Thomas, che si lascia anche guardare senza generare troppi patemi d’animo, è che puzza troppo di costruito ad arte per sfruttare il tema, sempre più attuale, che affronta.
La protagonista, una Sandra Bullock che cerca qui una via d’uscita dalla consuetudine, è costretta, dopo un incidente sotto effetto di droga ed alcool, ad affrontare un percorso di 28 giorni in comunità. La cura produce gli effetti sperati e le permetterà di riaffrontare la vita con nuovi punti di vista.
In 28 giorni è tutto molto scontato, ma comunque affrontato con un tatto decente, con una discreta messa in scena e il cast, seppur non brillantissimo, offre il suo contributo, muovendosi con destrezza.
Il problema risiede nel fatto che il tema andava affrontato con maggior coraggio. Quanto si vede possiede una visione complessiva, ma quest'ultima si recepisce solo parzialmente, perché purtroppo il film non affonda più di tantomi colpo, in un contesto difficile che invece meritava una maggior introspezione, rimanendo quindi abbastanza patinato, a uso e consumo di un pubblico che non avanzi eccesive pretese.
Passabile se non ci si pongono gli effettivi problemi, deludente se ci pensa bene. La media ponderata non arriva a una pina sufficienza.
Viste le sue esperienze, almeno quelle recenti, non mi sembrava che le premesse potessero essere positive.
E infatti la sua è una regia abbastanza anonima che si adagia sulla storia senza sviscerarne niente di realmente interessante.
La volontà ce la mette e nel complesso non sfigura.
Ancora lontano dalla fama ed un po' acerbo.
Sufficiente.
Regala i momenti più piacevoli del film.
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