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Caddyshack - Scuola di golf

Regia di Harold Ramis vedi scheda film

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La recensione su Caddyshack - Scuola di golf

di Stefano L
7 stelle

Best golf movies: 'Caddyshack' stands test of time on anniversary

 

Il soggetto di “Caddyshack” è stato ideato da uno degli autori del Second City: Brian Doyle Murray (fratello maggiore dell’altro, e più famoso, Murray). Fatti, personaggi e aneddoti rocamboleschi (la stecca di cioccolato scambiata per escremento in piscina, la pallina che colpisce le parti basse del pretore) erano pressappoco ispirati in base a esperienze personali vissute da Brian e Harold Ramis, i quali da ragazzi avevano lavorato, appunto, come caddies nei club esclusivi. Rodney Dangerfield, l’architetto burlone Al Czervik, e Ted Knight, il giudice spocchioso Elihu Smails, delineano le facce del capitalismo in antitesi, dando luogo a esilaranti, strambi siparietti. I due macchiettisti, popolari nel mondo della tv, tratteggiano il mood scanzonato e nevrastenico di “Caddyshack”, con più di un pezzo d’antologia (il postribolare ingresso al ballo di Al e la “corsa al parcheggio” nel porto sono probabilmente i frangenti più memorabili). Smails è il classico wasp altezzoso: insulta con delle battute rozze le minoranze, tiene distanti gli odiosi nipoti dalla classe proletaria, e non vuole assolutamente che il buzzurro, salace Al faccia parte di questo intaccabile, patinato microcosmo (“some people simply do not belong”). Cerca pure di inserire nella sua scuderia lo smaliziato Chevy Chase (Ty Webb), non ottenendo l’accordo squadrista che sperava. Circostanza unica e rara (visto che nel SNL non sono mai andati d’accordo): Chase ha la spalla comica di un selvaggio, divertentissimo Bill Murray nei panni (sporchi di terriccio) del dissennato giardiniere Carl (“appassionato” di tardone e del Dalai Lama). L’obiettivo di questo intraprendente manovale è quello di far saltare in aria dei seccanti roditori, i quali invadono pedissequamente i prati dei golfisti. Può contare su un arsenale bellico degno di uno scontro vietnamita; è oltretutto il protagonista di un breve (e ormai di culto) soliloquio ove racconta la storia di “Cindarello”, umile e disprezzato operaio che tenta di raggiungere (colpendo a mazzate dei fiori sferici) la buca impossibile da sessanta metri… A veicolare le bizzarre traversie c’è una banale, ma ben amalgamata, sotto-vicenda languida dei giovanissimi Michael O'Keefe (Danny Noonan), Sarah Holcomb (Maggie O'Hooligan), Scott Colomby (Tony D'Annunzio). Non è (fortunatamente) un triangolo, ma un'innocua bandella narrativa che fa da tramite all’intero plot. Anche loro sono infatti bistrattati dalla protervia di Smails (la cui nipote sedurrà gli ingenui ventenni), dall'ipocrisia del reverendo Bischof (Henry Wilcoxon!), e dall’ostilità dei presuntuosi, viscidi componenti della community; il sollazzo, se non è stato capito, viene sciorinato dalla chimica ingegnosamente temprata fra i membri del prestigioso cast. Vista la frammentarietà episodica dei risvolti, i quali risaltano una struttura piuttosto ondivaga del ritmo, non ci troviamo davanti ad un capolavoro. Ciononostante, la celebre commedia di Ramis è una pacchia, e la mordace sceneggiatura si mostra comunque in grado di dare lezione a parecchie, pallide pantomime sportive. Benché lontano dalla perfezione, “Caddyshack”, dunque, rimane un classico.    

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