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Melò

Regia di Alain Resnais vedi scheda film

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La recensione su Melò

di passo8mmridotto
8 stelle

Amicizia, amore e morte ai tempi di Resnais

Alain Resnais ha adattato per il cinema una pièce teatrale di Henry Bernstein, affidandone la sceneggiatura allo stesso autore.

Bernstein ha avuto gioco facile, se si pensa che l'opera è stata portata sullo schermo altre cinque volte, tra il 1932 e il 1952.

Il film di Resnais è comunque il migliore in assoluto, la magia che il regista infonde in Mélo è quella che ha contrassegnato positivamente "Hiroshima mon amour" (1959), "L'anno scorso a Mariembad" (1961), "Providence" (1977), "La vita è un romanzo" (1983), tanto per citarne alcuni, ma tutta la produzione di Resnais è pervasa dall'eterno conflitto tra il sogno e la veglia, tra la poesia e il dramma, tra l'amore e il tradimento. Come in questo Mélo dove la passione prevarica il sentimento dell'amicizia, quella tra due musicisti amici sin dagli anni del Conservatorio, dei quali solo uno, Marcel, ha raggiunto la notorietà in tutto il mondo.

L'altro, Pierre, è sposato felicemente con Romaine. Un invito a cena risulterà fatale per la coppia, poichè Romaine si invaghisce di Marcel, nonostante questi faccia di tutto per evitare un incontro che li renderà amanti. Marcel parte, promettendo di tornare, mentre Romaine decide di avvelenare lentamente Pierre...

La trama è stringata, ma la narrazione di Resnais si dipana con assoluta maestria, l'introspezione psicologica dei personaggi è in ogni fotogramma, l'inquietitudine di Romaine si trasforma in ferma determinazione, nella freddezza dell'adulterio che Pierre non riesce a cogliere subito, tanto è l'affetto che nutre per Marcel, il quale soffre comunque per il tradimento perpretato nei confronti dell'amico.

Le riprese del film sono durate meno di tre settimane, un record per una produzione seria e perfetta realizzata negli studi di Billancourt, da un cast tecnico che vede direttore della fotografia Charles Van Damme e il montaggio di Albert Jurgenson.

Gli attori sono stati scelti con il solito criterio di Resnais, non guardando specificatamente alla loro notorietà, ma cercando il massim

o della resa espressiva per le numerose situazioni di ambiguità e di drammaticità.

Troviamo Pierre Arditi nei panni di Pierre Belcroix, Andrè Dussollier (Marcel Blanc ), Sabine Azèma (Romaine), Catherine Arditi (Ivonne) e una splendida Fanny Ardant nella parte di Christine Levesque.

Infine, Resnais ha utilizzato, per la parte del medito Rèmy, l'attore novantaduenne Jacques Dacquimine. 

  

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