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Tiffany Memorandum

Regia di Terence Hathaway (Sergio Grieco) vedi scheda film

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La recensione su Tiffany Memorandum

di giurista81
6 stelle

Misconosciuta commistione tra giallo e spy story, con prevalenza del primo, girata con gusto e taglio quasi fumettistico da Sergio Grieco, che qualche anno dopo girerà il cruento poliziesco La Belva col Mitra, prodotto estremamente apprezzato da Quentin Tarantino. La mano di Grieco, reduce dai prodotti di imitazione, sulla scia dei successi di James Bond, intitolati con gli ammiccanti Agente 077 Missione Bloody MaryAgente 077 dall'Oriente con Furore Missione Speciale Lady Chaplin, dimostra fin dalle prime immagini di esser estremamente ispirata. Lo spettatore, che magari fa zapping, intravede subito l'impronta e lo stile italiano e resta incollato al televisore (magari su CINE34). Zoom in, zoom out, rapidi movimenti di macchina e carrellate in avanti e indietro su piedi che camminano forniscono subito l'humus da cui anni dopo sbocceranno i prodotti del mistero dei vari Dario Argento, Umberto Lenzi, Sergio Martino e Lucio Fulci. Grieco, che si firma col furbesco Terence (come lo Young regista del primo Agente 007) Hathaway, si porta dietro il muscolare attore americano Ken Clark (lo ricordiamo anche nel war movie di Umberto Lenzi Attentato ai Tre Grandi). Biondone, alto e imponente, incarna il prototipo del maschio virile. Grieco lo inquadra a petto nudo per sfruttarne il villoso pettorale che, visto a posteriori, rimanda a quello di Chuck Norris. Le capacità recitative dell'americano sono quelle che sono, tuttavia il doppiaggio di Pino Locchi e le doti acrobatiche di Clark permettono di rendere simpatico il personaggio. Sciupafemmine e giocatore d'azzardo truffaldino (piazza calamite sotto le roulette per rifarsi di precedenti perdite), ma anche coraggioso e uomo d'azione, sveste i panni dell'agente segreto per indossare quelli di un giornalista che indaga su un intrigato caso di omicidio ai danni di un politico, ritrovandosi confuso, dalle due parti contrapposte (ma non da chi si spaccia quale agente della CIA), per l'uomo ingaggiato per riprendere l'omicidio del target della controparte così da avviare un'estorsione. Ecco allora che tutta la storia, sebbene lo si capisca solo verso la fine, ruota attorno al tape che documenta l'omicidio e su cui tutti vogliono mettere le mani. I colpi di scena non mancano e riguardano un po' tutte le parti coinvolte. Grieco, aiutato dall'appropriata colonna sonora di Riz Ortalani (soundtrack tarantiniana) e da un discreto montaggio di Renato Cinquini (montatore di Quien Sabe?, oltre che fedele collaboratore di Mario Caiano, Giorgio Capitani e, prima ancora, di Ludovico Bragaglia), porta a termine un buon prodotto, purtroppo conosciuto da pochissimi.

Un po' macchinose le diverse scene delle scazzottate, con Grieco che prova a ricorrere alla scorciatoia offerta da una serie di inquadrature nervose da cadenzare con un montaggio serrato. Una soluzione che non riesce a mascherare troppo le difficioltà coreografiche, ma su cui si può glissare. Il regista si concede anche un paio di momenti metacinematografici, con la ripresa in primo piano del misterioso killer dell'assassinio mostrato a inizio film che viene vista dal killer, a fine film, mentre viene colpito alle spalle da un numero di colpi di pistola sovrapposti a quelli sparati nel video. Bella trovata, in parte ripresa anni dopo da Montaldo nel film Circuito Chiuso.

Discreta presenza femminile senza però spingere sul lato erotico. Si nota una bellissima e cattiva, anche se durerà poco, Loredana Nusciak, al secolo Loredana Cappelletti, che i più ricorderanno come la prostituta salvata da Franco Nero nel Django di Sergio Corbucci. Qua truccata in modo più aggressivo, pomicia con Clark e si esibisce in un numero da illusionista molto simpatico. Funge invece da spalla di Clark la francese Irina Demick, giovane compagna del mandrillone Darryl Zanuck (trentaquattro anni più anziano), uomo culto di Hollywood fondatore della 20th Century Pictures (che poi si fonderà con la Fox Film Corporation), padre di Richard D. Zanuck a sua volta produttore, tra gli altri, de Lo Squalo di Spielberg.

Curiose alcune location futuristiche incastonante in una Germania innevata (le esterne sono girate a Berlino). Il budget, comunque è minimo, si veda l'attentato al treno su cui viaggia Clark con Grieco che ricorre ai modellini che deragliano. Grande lavoro alla fotografia, specie nelle notturne con luci blu e azzurre sparate per creare atmosfera mistery, di uno Stelvio Massi, ex collaboratore di Sergio Leone, prossimo a debuttare alla regia (diventerà uno dei maestri del poliziottesco).

Al di là dei limiti è, a ogni buon conto, un prodotto onesto, dal discreto ritmo e dalla professionale regia, che gode di una fama, peraltro scarsa, non troppo buona per via del fatto che lo spionistico italiano, al giorno d'oggi, non ha ancora ricevuto quella considerazione riposta dal pubblico giovanile negli altri sottogeneri praticati dalla nostra industria cinematografica. La visione la merita. Ennesimo prodotto da rivalutare.

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