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Liberate i pesci

Regia di Cristina Comencini vedi scheda film

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La recensione su Liberate i pesci

di FilmTv Rivista
8 stelle

Il Sud, gli affetti familiari, le passioni smodate, codificate dal nostro melodramma, le giornate dei mascalzoni e degli onesti, il confine, sempre più labile, dei territori geografici e sociali sono circoscritti dai contorni trasparenti, ma invalicabili, di un acquario. Un ecosistema artificiale e turbolento in cui gli esseri umani, come i pesci, scivolano uno accanto all’altro, condividono la stessa acqua e lo stesso spazio, finiscono con il somigliarsi tutti e sono consapevoli che nessuno li potrà liberare, li lascerà andare nel mare aperto. Il malavitoso Michele Verrio, grottesco e rozzo mecenate che usa l’opera lirica per occultare i suoi loschi traffici, Lunetta, amante fedele di Michele, e il suo fiabesco sciroppo della voce, intruglio che restituisce vigore anche ai moribondi, la dolce Mara e i suoi due uomini, il giornalista Sergio convinto, ma non completamente sicuro, che il suo Sud sia sparito, resettato, sprofondato, e Emilio, il nuovo marito, titolare di un autosalone. Intorno a loro i figli che studiano in America, il nipote in arrivo, un matrimonio da celebrare, un’Aida da mettere in scena in una piazza della città, i famigli, gli affiliati, i due gemelli mafiosi, lo splendore barocco di Lecce, due camionisti russi, le partiture che riassumono un secolo di musica, il lusso pacchiano, il lessico incerto dei nuovi ricchi. La contiguità dei vari destini lambisce la complicità. Il sospetto fondato di un caos fertile.Dopo la felice esperienza di “Matrimoni” Cristina Comencini riprende e arricchisce le fila di un racconto, solido, modulato, stratificato e concentrico e continua la sua originale, colta e piacevole ricognizione, tra la commedia arguta e il dramma, dei sentimenti, delle emozioni, dei linguaggi e degli stati d’animo di un coro di personaggi interpretati da un cast di attori eccellenti e ben diretti. Lo stile ironico e, in molte scene, affettuosamente sarcastico non giudica, non censura, non rimprovera. Perché anche la regista e, con lei, lo spettatore, nuotano indefessi nell’acquario di una vita non facile.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 6 del 2000

Autore: Enrico Magrelli

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