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Soul

Regia di Pete Docter, Kemp Powers vedi scheda film

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La recensione su Soul

di alan smithee
6 stelle

locandina

Soul (2020): locandina

FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2020 - FILM D'APERTURA

"Conosco una storia che parla di un pesce... che va da un pesce anziano e gli dice:

-Sto cercando quella cosa che tutti chiamano oceano.

-L'oceano - risponde il pesce più vecchio - è quello in cui nuoti adesso.

-Questo? Ma questa è acqua!! Io invece cerco l'oceano!

... Ci vediamo domani..."

Quando si cerca per così tanto tempo quel momento che fa la differenza, ecco che poi, quando finalmente lo si vive e grazie ad esso si raggiunge l'apice, ecco che gli entusiasmi inebrianti goduti per avercela fatta, paiono presto smorzarsi e soffocare in una quotidianità che ti riporta alla banalità di sempre, agli affanni non dissimili a prima - anzi gli stessi e con i medesimi sintomi di quando eri un nulla e aspiravi alla gloria eterna.

Quella che ora appare già trasformata e banalizzata in una ripetizione da... "ci vediamo domani, stesso posto, stessa ora".

Fine della magia.

scena

Soul (2020): scena

scena

Soul (2020): scena

Per fortuna il nostro protagonista, musicista talentuoso, ma sfiduciato, avrà modo, dopo una serie di vicissitudini tutt'altro che "terrene", di assaporare la meraviglia di quel singolo gesto, di quel particolare ed apparentemente insignificante oggetto, cibo, essere vivente che si rivela insospettabilmente la "scintilla" rivelatrice, quella che dà un senso all'esistenza intera.

C'è nuovamente l'ambizione di volare alto, in questa nuova superproduzione Pixar che ha l'ardire di avventurarsi nell'aldilà, oltre i limiti della vita umana per indagare sul senso ultimo e concreto che ogni esistenza certo possiede, ma talvolta trova difficile od impossibile raggiungere, scoprire, condividere.

Ci sono burocrazie superiori e centri di smistamento anche dopo la vita, e la beffa di ritrovarsi di sorpresa in fondo ad un tombino, improvvisamente privo di vita, trasformato in anima errante alla mercé di strutture superiori raffigurate come esseri filiformi e stilizzati che paiono la vecchia, adorabile Lagostina del Carosello (non saranno ormai tanti a ricordarsela, quel caro, affezionato, irascibile ma anche tenero personaggio tv della "Linea" di almeno quarant'anni fa, che qui questo contesto da aldilà che non si sa più come rappresentare, pare davvero trarvi una non dichiarata ispirazione, specie per quanto attiene la figura maniacale e precisetta dello zelante ragioniere addetto ai controlli..... È una copia quasi identica della Linea del vecchio spot), crea indubbia frustazione.

locandina

Soul (2020): locandina

Ancor più se solo poche ore dopo dovrebbe tenersi il concerto-audizione della propria svolta di vita, ed il lusso di morire il nostro uomo non può proprio permetterselo.

Né, tantomeno, si può prendere la responsabilità di fare da tirocinante o tutor all'anima persa e ignava numero 22, a cui, per un clamoroso quanto unico errore burocratico, il suo spirito viene condotto. Si, si vola alto anche stavolta, ma alla fine ciò che rimane davvero in Soul non è tanto l'anima, quanto piuttosto il corpo, sia esso quello di un irresistibilmente comico gatto grasso da sostegno morale ospedaliero, subentrato suo malgrado in un musicista insoddisfatto e reso, che ora parla con la voce femminile dell'anima 22 ed assapora per la prima volta in vita sua, o di quell'altro, l'emozione genuina fornita tramite ogni più semplice e banale gesto istintivo: come quello di gustarsi una pizza al salame piccante, o seguire con lo sguardo il volteggiare di un seme roteante che plana al suolo dolcemente per tornare a trasformarsi in una complessa forma di vita.

scena

Soul (2020): scena

scena

Soul (2020): scena

 

Le ambizioni contenute, anzi sin ammassate in Soul non sono da meno rispetto a ciò che possiede lo splendido e precedente Inside Out; ma la magia di quest'ultimo non si ripete, completamente, nel nuovo film del comunque abilissimo e sensibile Pete Docter, che in questa sua ultima fatica diverte ed entusiasma solo a senso alternato, offrendoci il meglio di sé nel raccontarci ed esprimerci lo stupore e lo spasso di vivere, con la giusta misura, la quotidianità incompresa del presente.

Ma annaspando un pò ed inevitabilmente, quando ci si deve inevitabilmente addentrare a descrivere e rappresentare in qualcosa che non si conosce.... né si potrà conoscere... almeno per ora... e probabilmente per fortuna.

Grande maestria nella grafica, nei dettagli, nel movimento - basti pensare al dettaglio delle mani del pianista nella fase clou del concerto - che si sviliscono clamorosamente quando entra in scena la evanescente rappresentazione (inevitabile e pure comprensibile) di un aldilà che pare una serie di bollicine parlanti di acqua senza sodio da spottarello tv. 

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