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Il conte Tacchia

Regia di Sergio Corbucci vedi scheda film

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La recensione su Il conte Tacchia

di scandoniano
4 stelle

All’inizio del ‘900, un popolano romano si atteggia a Conte per vivere nell’aristocrazia capitolina. I suoi modi ambigui  e da spaccone lo mettono nei guai: le invidie nate negli ambienti borghesi costringono Checco ad affrontare in duello un esperto spadaccino francese. Checco, investito dal Re in persona, sarà costretto a difendere l’onore del Regno d’Italia. Uscito indenne dalla tenzone, viene realmente nominato nobile e la sua vita cambia…

Cast d’eccezione (Gassman, Montesano, Panelli, Davoli), ma confezione discutibile per un classico della commedia italiana degli anni ’80, firmato da Sergio Corbucci. Poche risate, ma ottimo esercizio di ripasso di alcune dinamiche storiche italiane, data la buona completezza storiografica del prodotto.

Gassman è istrione come in pochi altri film e dà vita con Panelli ad un paio di duetti da antologia, Montesano è al top, Ania Pieroni (Craxi) interpreta una guaiente concubina dei ricchi (ruolo che le riesce particolarmente naturale). Pochi ma importanti elementi legano questo film con un fil rouge innegabile al capolavoro di Monicelli “Il marchese del grillo” dell’anno precedente: l’ambientazione romana aristocratica, il carattere da guascone e l’atteggiamento anticonformista del protagonista, ma soprattutto, oltre alla comparsata di Gorgio Gobbi (che nel film di Monicelli era il coprotagonista Ricciotto), la feroce impronta antinobiliare degli autori. In verità, però, rispetto al film con Sordi, siamo in presenza di qualche poco celata volgarità di troppo.

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