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Compagni di scuola

Regia di Carlo Verdone vedi scheda film

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La recensione su Compagni di scuola

di maso
8 stelle

 

 

 

 

 

"Er grande freddo de Fiano Romano" come lo chiamo io è il film che Verdone volle fortemente realizzare, è noto lo scontro con il suo produttore Mario Cecchi Gori che al tempo della lettura del copione andò su tutte le furie lanciandolo per aria e destando lo sconcerto dell'autore, fu contestato il folto numero di personaggi e un retrogusto amaro che pervade la commedia ispirata chiaramente dal film di Kazdan.

Verdone la concepì però in maniera inversamente proporzionale, nel senso che i personaggi vivono la loro rimpatriata nell'arco di una serata che conduce all'alba chiarificatrice del mattino invece di trascorrere un lungo e diluito week end e non sono una decina ma una bel gruppo di caratteri perfettamente tratteggiati a cui il film dedica spazio e tempo adeguato durante lo sviluppo degli intrecci che hanno caratterizzato i loro trascorsi sui banchi di scuola, nell'arco di tempo che li ha tenuti a distanza e infine nel momento della riunione in cui emergono i molti sconfitti dalla vita, i pochi che stanno a cavallo di un pareggio e i pochissimi che nella loro becera banalità possono ritenersi vincitori.

La forza del film è quindi nell'ottimo copione scritto da Verdone e la perfetta scelta del cast in cui attori famosi e non si sono calati in personaggi cuciti su misura sulle loro caratteristiche fisiche e umorali, la regia è un optional che Verdone gestisce benissimo senza strafare perché il film non richiedeva tecniche particolari se non rendere bene l'interazione degli attori mossi a dovere nella splendida magione dove la storia si svolge.

La lista dei personaggi parte ovviamente da Verdone nel ruolo de Er Patata, in pratica lo sfigato della classe oggi iperteso, professore in una scuoluccia di periferia, sposato con una grezza borgatara e padre di un agghiacciante figlio coatto già a sei anni, ingavinato con Cristina, l'unico vero personaggio esterno della compagnia, una sua studentessa interpretata da Natasha Hovey che ritorna dopo "Acqua e sapone" in un ruolo molto negativo perchè alla fine della nottata che l'ha vista subire le avance del viscido politicante interpretato da Ghini dichiara "Io non voglio diventare come voi" senza rendersi conto che l'esperienza scabrosa appena conclusa l'ha già resa come loro, amareggiata, delusa e non più casta e pura protetta dalla bambagia dell'innocenza.

L'altro personaggio centrale della storia è Federica, l'ospite che ha organizzato la reunion un po' per noia, un po' per il desiderio di sapere se è l'unica ad aver perso la partita pur essendo bella ed intelligente ma anche fragile ed evanescente, Nancy Brilli sexy com'è da spessore al ruolo e non sovrasta le altre donne della compagnia.

La compagnia è un campionario perfetto di caratteri e situazioni che chiunque abbia fatto una rimpatriata delle superiori ha probabilmente incontrato e riscontrato nei suoi ex compagni: le coppia mancata Margherita e Francesco che sogna per una sera ciò che poteva essere e purtroppo non sarà perché lei è sposata con un carabiniere e quella opposta negativa formata da Luca (Piero Natoli) e Valeria (Eleonora Giorgi) che sui banchi di scuola si sono innamorati e implacabilmente annoiati insieme da sposati e divisi anche se per loro la speranza è l’ultima a morire al contrario della bruttina della classe Jolanda amica del cuore di Valeria che bacchetta Luca “Lasciala perdere, tanto c’ha un altro” ricevendo pronta risposta “Anche io c’ho un’altra, solo tu non c’hai nessuno”, Gloria la ragazza madre che ha il suo opposto in Gioia ancora in grado di imitare la storica prof. degli anni del liceo ma frustrata da un triste segreto, e infine Maria Rita (Athina Cenci) psicologa disposta ad ascoltare chiunque abbia bisogno di un consiglio che purtroppo nessuno sembra mai disposto a darle in caso di bisogno di un po’ d’amicizia.

Il versante femminile è quindi trattato da Verdone con irriverenza ma anche un certo distacco e senza infierire più di tanto al contrario dei personaggi maschili massacrati a dovere a cominciare dal suo messo alla berlina su tutte le linee.

Verdone è spietato con il lato oscuro ed insicuro di se stesso, Ruffolo detto Er Patata è il Verdone fallito come regista e attore che sbaglia villa e pensa che gli ultrasessantenni della festa sono i suoi compagni e quando arriva alla casa giusta incrocia sul cancello il povero Fabris che da bel ragazzo occhieggiato sui banchi di scuola è deperito e stempiato tanto da essere irriconoscibile e viene ora sbeffeggiato da tutti col registro amaro e grottesco di un'ironia malinconica che pervade tutto il film fino alla sua uscita di scena e oltre, su quel cancello Er Patata gli si rivolge chiaramente con tono informale come fosse un estraneo venendo vaffanculato aspramente e di conseguenza ribadire ancora "Ma chi te conosce" sucitando un'altra risata amara.

Il personaggio di Giulio Attenni è innamorato ancora di Federica e vede in quel raduno la sua ultima occasione ma in realtà il fisico comincia a scricchiolare e forse la sua ultima occasione l’ha già perduta da un pezzo, chi invece ha perso sempre e costantemente è Bruno Ciardulli o Mike Foster, per altri Tony Brando, un cantante fallito che Cristian De Sica interpreta alla grande con i suoi tic e la sua parlantina, Verdone lo umilia con il suo copione senza pietà suscitando la pena nello spettatore che osserva con ribrezzo il ludibrio spietato nei suoi confronti di una coppia tremenda formata da Ferrini e Benvenuti che organizzano uno squallido scherzo con il secondo che si finge un tronco umano sbavicchiante confinato in carrozzina dopo un incidente che gli ha ucciso tutta la famiglia, Verdone calza ancora la mano con Benvenuti che gli sbava addosso ogni volta che si nomina una automobile e proprio con un’automobile Ciardulli tirerà fuori gli artigli per punirlo.

Chi si salva in definitiva sono solo tre personaggi ma per motivi comunque negativi: Valenzani il politico con tanto di body guards, drogato, perfido e solo è realizzato e vincente nella sua becera malignità, Postiglione sudaticcio e logorroico è scansato da tutti ma non se ne rende conto e nella sua inconsapevole solitudine non conosce il sapore dell’amarezza e infine colui che è davvero felice e contento, Walter il macellaio coatto e grezzo interpretato da Angelo Bernabucci è pesante nelle sue battute spietate con Fabris e si dimostra volgare e sgradevole in qualche occasione ma alla fine tira fuori la sua indole sincera e umana che lo pone al di sopra delle parti.

Dopo averlo visto Cecchi Gori dichiarò rivolto a Verdone “Li gjiri meglio di come li scrivi...è bono” e bisogna davvero dire bravo a Verdone per aver creato il film più anomalo dei suoi in cui la risata è soffocata da un amaro guinzaglio stretto sul collo della gioventù svanita che lascia il posto alle inevitabili disillusioni dell’età adulta.

 

 

 

 

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