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Phenomena

Regia di Dario Argento vedi scheda film

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La recensione su Phenomena

di Antisistema
7 stelle

Definito dal critico di youtube Federico Frusciante e da alcuni fan di Argento come un "Suspiria dei poveri", l'etichetta risulta essere un pò ingenerosa per Phenomena (1985), perché in realtà pur avendo molto potenziale che però spreca durante la narrazione, alla fine risulta essere l'ultimo film di Dario Argento sopra la media prima di cominciare a dare segnali di sbandamento e crisi molto preoccupanti con i successivo Opera (1987), di cui non ho ricordi positivi rammentandolo come mero esercizio di stile, per poi crollare definitivamente con l'avvento degli anni 90' perdendo anche la tecnica visiva, avvitandosi in una spirale negativa senza fine, con ogni nuovo film sempre peggiore del precedente. Prima della fine c'è il canto del cigno, Phenomena rappresenta l'ultima scossa di Dario Argento, con i suoi pregi ed i molti difetti.

Il regista prende spunto dal soggetto di Suspiria, con l'ambientazione del nord Europa (siamo in Svizzera), il collegio femminile, una serie di omicidi in serie e gli insegnanti dell'istituto come pribcipali sospettati. Tolto questo, Argento pur mantenendo una certa componente orrorifica, fonde il tutto con il giallo contaminandolo con il fantastico, tramite l'espediente dei poteri di Jennifer Corvino (Jennifer Connelly), 14enne alto borghese figlia di un noto attore, qui capace di poter comunicare telepaticamente con gli insetti, verso i quali nutre un forte attaccamento, arrivando  stringere amicizia con l'entomologo John (Donald Pleasance) e la sua cara scimmia da compagnia, scprendo sempre più cose sugli insetti, che permetteranno alla ragazza di far luce sui misteriosi delitti in serie.

Per essere una pellicola di metà anni 80' del nostro cinema di genere, il comparto tecnico-estetico risulta di ottimo livello, a differenza di molti film contemporanei ad esso che invece cominciavano a pagare sempre più pesantemente dazio sotto tali profili, fortunatamente Argento all'epoca non solo riusciva a mantenere il suo stile su un piano visivo abbastanza diretto e aggressivo, ma aveva anche ottimi collaboratori come l'esecutore degli effetti speciali Stivaletti ed il direttore della fotografia Romano Albani, capace di catturare ottimamente le atmosfere limpide e montanare tipiche della Svizzera, iniettando perennemente luminosità innanzi all'obiettivo della macchina da presa, ma siamo innanzi ad una luce apparente, perché tale idillio è meramente fittizio, nascondendo il marciume che contamina tale luogo rompendone la quiete, tramite il primo splendido omicidio di una ragazzina (Fiore, la figlia del regista), con tanto di decapitazione e testa che rotola nel fiume sottostante; purezza e marciume viaggiano in parallelo tra loro in questa pellicola, toccando la fusione perfetta nella vasca con i residui umani, liquami ed insetti.

 

 

Purezza esaltata dal bianco candore della splendida e giovane Jennifer Connelly, catturata dalla macchina da presa nell'atto della sbocciatura tra adolescenza e maturazione definitiva in donna, capace di essere in armonia con gli insetti e per questo discriminata dalle compagne e vista con diffidenza dagli insegnanti e dalla preside, in quanto diversa e quindi percepita come malata, venendo così costretta ad analisi e cure coattive.
Jennifer soffre semplicemente di sonnambulismo, in questo limbo la ragazzina ha delle visioni ed un legame ancora più forte con gli insetti, arrivando infine anche a controllarli.
I freak argentiani rappresentanti dalla protagonista e dall'entologo colpiscono per incisività, la scimmia che fa da compagnia al professore, finisce con l'aumentare l'aura stramba e difforme di Jennifer e John, ma alla fine ne sancisce la reciproca comprensione, purtroppo non sono ugualmente sfruttate al meglio la compagna di stanza di Jennifer (la nipote di Mastroianni), mera carne da macello da film dell'orrore degli anni 80', così come la preside relegata sullo sfondo e la vicedirettrice Bruckner, interpretata da Daria Nicolodi, come suo solito insostenibile nella recitazione, sbagliando tutti i tempi della pronuncia delle battute ed uccidendo la tensione ed i dialoghi (qui discreti e funzionali per la maggior parte), con la sua solita recitazione da burletta, venendo asfaltata di brutto non solo da Jennifer Connelly, ma anche dalla scimmia, che farà cosa molto gradita nel finale, che sarà trash quando volete voi, ma un deciso toccasana per le mie orecchie. L'atmosfera resta il punto di maggior pregio insieme alle intuizioni come la diversità, la necrofilia, la parapsicologia, il legame intimo ai limiti della sessualità con gli insetti ed un passato morboso da tener celato; troppa roba per Dario Argento, le cui doti di sceneggiatore sono sempre state lacunose e in Phenomena portano ad una narrazione per compartimenti stagni, dove la presenza di Jennifer risulta poco unificante anche per via dei troppi elementi tematici messi insieme che non riescono mai a creare una pellicola unitaria. Come molti film di genere nostrani, anche tra quelli più riusciti, Phenomena funziona per singole scene qua e là, ma non nell'insieme, eppure il soggetto avrebbe permesso di ottenere una pellicola quantomeno ottima se per una volta Argento avesse deciso di lasciare la scrittura ad altri, specie nel triplice finale, dove l'ultimo è veramente di troppo, ed inoltre bisogna dire che si avverte una sensazione di già visto qua e là, con una soggettiva oramai datata nell'uso stilistico e abusata da tanti film, con le musiche dei Goblin, Iron Maiden e Rolling Stone, che tranne una volta, poco si legano con la pellicola risultando fuori luogo e spesso fracassonate rumorose, trasportando lo spettatore fuori dal film più che immergerlo al suo interno. L'immagine infernale delle fiamme che bruciano sul lago è eccessiva, ma esemplifica meglio di tutte che il cinema Argentiano è prettamente sensoriale-visivo, ma a quel punto sarebbe occorso un salto verso l'abbandono definitivo di una narrazione classica, a favore di un approccio puramente teorico-astratto, dove la storia diviene una semplice traccia in cui imbastire la tavola artistica. Un buonissimo successo ai botteghini, critica divisa alla sua uscita come oggi, ma a conti fatti si può definire come l'ultimo film significativo di Argento, che di lì a pochi anni crollerà definitivamente risultando totalmente avvulso dai tempi.

 

 

 

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