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L'ultima donna

Regia di Marco Ferreri vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'ultima donna

di sasso67
4 stelle

Che delusione. Chissà cosa aveva in mente Ferreri, quando realizzò questo film. E pensare che ci si sono messi in tre a scrivere questa boiata, due dei quali (il regista e Rafael Azcona) degli assoluti benemeriti del cinema. Però "L'ultima donna" non ha senso, e se ce l'ha esso si perde nella noia mortale in cui Ferreri annega i suoi personaggi, inesorabilmente confinati in un'epoca, che sembra cent'anni fa, nella quale si alternavano interminabili silenzi tardo-antonioniani a soffocanti logorree. Qui Giovanni, ingegnere (Depardieu è credibile come lo sarebbe Bombolo a recitare un professore di teoretica) in ferie forzate a causa di uno sciopero della fabbrica per cui lavora, padre separato che vive con Pierino nella banlieue di Parigi (ma potrebbe essere la periferia di una qualsiasi metropoli del mondo occidentale), incontra la maestrina Valeria e inizia con lei un ménage che alternerà violenza e tenerezza, castità e sesso, con Giovanni che gira sempre nudo per la casa (fra l'altro, va detto, Depardieu ce l'ha piccolo) ed ha effusioni amorose con Valeria senza curarsi della presenza del bambino. I discorsi, sempre abbastanza fumosi, come se regista e sceneggiatori non sapessero come giungere alla svelta scena madre finale, vertono soprattutto sul fatto - come se fosse un gran novità - che il maschio ha il pisello e la femmina no. E alla fine Giovanni se lo taglia (il pene mozzato è di una falsità tintobrassiana), ma, insomma, non è una gran perdita. Se all'epoca gli uomini (quelli che non avevano altro da fare, ovviamente) discutevano sull'emancipazione della donna, paventando una perdita del proprio ruolo egemone basato sulla fallocrazia, oggi che questo ruolo è stato pressoché disintegrato, quanto meno all'interno dei rapporti interpersonali, e l'uomo si trova spaesato a dover reagire a questa nuova posizione di sostanziale parità nei fatti, la tematica del film di Ferreri odora di museo archeologico. Se Depardieu era forse una scelta obbligata per questo personaggio allo stesso tempo ingombrante e innocente, la Muti recita così così (cioè meno peggio che in altre occasioni) anche grazie al doppiaggio di Micaela Pignatelli. Il migliore è comunque il piccolo Benjamin Labonnelie nella parte di Pierino, il bambino che ha sostituito alla mamma il binomio pappa/cacca.

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