Regia di John Andreas Andersen vedi scheda film
Il geologo Kristian Eikfjord, sopravvissuto ad un disastro alcuni anni prima, è rimasto segnato nell'anima dall'evento. Per questo motivo si è separato dalla moglie, la quale, insieme ai figli, vive ad Oslo. Un suo amico e collega, studioso dei terremoti, fa in tempo ad inviare a Kristian informazioni circa una pericolosa ripresa dell'attivittà sismica, prima di rimanere ucciso nel corso di una ricerca. Il protagonista riprende gli studi là dove si erano interrotti, grazie alla figlia del collega vittima dell'incidente, la quale rende disponibili i materiali del padre; convintosi che un fortissimo terremoto stia per colpire la città di Oslo, Kristian, tenta, con scarso successo, di mettere in guardia le autorità preposte e di salvaguardare la salute dei membri della propria famiglia, anch'essi poco fiduciosi nelle teorie dell'uomo. Questo film di genere catastrofico mi ha incuriosito per l'essere una produzione norvegese; ho voluto vedere se si discostasse dai classici intrecci dei film di genere statunitensi, i quali raccontano le varie fasi di un disastro legandole a vicende di persone in difficoltà e familiari o amici che tentano di salvarli. Sotto questo aspetto, il film non fa eccezione. Il protagonista è uno studioso con problemi personali alle spalle, legati ad un precedente disastro - raccontato in un prequel di cui ignoravo l'esistenza - il quale, in solitudine e con scarso credito, conduce indagini su un imminente terremoto che minaccia di sconvolgere la capitale svedese. Le fasi di studio ed il riconoscimento dei "segnali d'allarme" che preannunciano la catastrofe, si sovrappongono alla descrizione di complesse dinamiche familiari. Kristian si riavvicina alla famiglia, per poi, nella seconda parte del film, dover fare tutto il possibile per metterla in salvo. In netto contrasto con la prima metà - molto statica - la seconda è ovimentata e crea tensione. Il terremoto, rappresentato in una sequenza di pochi secondi, devasta la città, e sventra il palazzo nel quale è prigioniera la famiglia. Disinteressandosi di mostrare l'impatto del sisma sulla popolazione, il regista si concentra sulle azioni di Kristian. Tra gli attori, quello che mi ha convinto di più, è Kristoffer Joner, nei panni del protagonista, inquieto, tormentato, ma deciso nelle azioni da compiere. Gli effetti speciali non mancano, e neanche abbondano. Sono funzionali alle necessità del regista, che focalizza l'attenzione sul protagonista. Un discreto film catastrofico; la regìa abbraccia il genere senza stravolgerlo, ma adattandolo a ritmi, colori, espressività, verosimiglianza probabilmente più consono ad un cinema non di matrice statunitense.
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