Regia di Lucio Fulci vedi scheda film
Tardo spaghetti-western non privo di originalità e che attinge più da Peckinpah che non da Leone. Fulci si fa prendere però un po' la mano lasciando spazio a momenti di violenza estrema che travalicano i limiti del buon gusto.
Nel 1975 il periodo d'oro del Western era ormai alle spalle. Chi si ostinava a cimentarvisi doveva quindi per forza di cosa reinventarselo, declinarlo usando un caso distinto dal nominativo del genere. Lucio Fulci, un autore a cui originalità e immaginazione non hanno mai fatto difetto, ne mette qui in scena uno di origine peckenpackiana, diciamo così, il cui filo conduttore è la follia che esplode ferocemente qua e la durante la pellicola. Il risultato finale non è male, anche se Fulci indulge ben oltre i limiti del buon gusto in alcune scene estreme (la tortura allo sceriffo ferito, la scena di cannibalismo). Immagino anzi che in TV questo film passi -se passa- tagliato con l'accetta. Bello invece ascoltare per una volta Tomas Milian con il suo vero accento ispano e non con quello romanesco di Ferruccio Amendola. Spiazzante è forse il miglior aggettivo per questo tardo western nostrano.
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