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Dogman

Regia di Matteo Garrone vedi scheda film

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La recensione su Dogman

di marcopolo30
8 stelle

Matteo Garrone prende ispirazione dall'orrido delitto de 'Er Canaro', avvenuto a metà degli anni '80, per regalarci una drammatica full-immersion nelle più squallide italiche periferie metropolitane odierne. Stupenda la fotografia, superlativi i due interpreti. VOTO: 8½

Quando ero ragazzo mio padre era abbonato a “Il Messaggero”. Quando tornava a casa per la pausa pranzo trovava la sua copia ad aspettarlo. Io tornavo da scuola e gliene scippavo la pagina sportiva. Di rado leggevo altro. Eppure un giorno il titolo di un articolo di tutt'altra natura attirò la mia attenzione: nella periferia romana, un uomo soprannominato 'er canaro' avevarinchiuso in una delle sue gabbie per cani, torturato e infine ucciso il bullo del quartiere. La notizia mi impressionò davvero moltissimo e per giorni continuai a ripensarci, visualizzando 'sto tizio che richiude una persona in una gabbia e da fuori la tortura. Decenni più tardi anche Matteo Garrone l'ha visualizzata, scrivendo (insieme a Ugo Ghiti e Massimo Gaudioso) e dirigendo “Dogman”. Il regista capitolino in realtà non realizza una cronaca dei 'fatti realmente accauduti', ma ne prende invece spunto per offrirci un interessantissimo sguardo sulle periferie metropolitane odierne e sulle spesso poco salubri dinamiche sociali che ne irrorano la quotidianità. Il film è ambientato nel 2017, non a metà degli anni '80, che è quando il vero delitto del canaro ebbe luogo, e tale dettaglio è in tal senso estremamente significativo. I due personaggi principali, Marcello e Simoncino (Marcello Fonte e Edoardo Pesce, entrambi bravissimi) ci vengono presentati in maniera decisamente e volontariamente parziale, rimarcando il gentile altruismo del primo e la violenta malvagità del secondo. In nessun momento Garrone porta lo spettatore ad avere dubbi su chi 'tifare'. Scelta interessante che ho personalmente letto come una riflessione sul concetto dei ruoli di vittima e carnefice, così diversi eppure così facilmente intercambiabili. Inutile aggiungere che tale scelta gli è valsa anche svariate critiche negative, nonché una querela, da parte della madre del vero Giancarlo Ricci (Simoncino nel film), per il ritratto oltremodo negativo fatto del figlio. Nel complesso è questo un ottimo film, splendidamente fotografato da Nicolaj Bruel e che è valso a Garrone una valanga di premi, tanto in Italia così come all'estero. Era stato anche scelto come film italiano per la corsa all'Oscar come miglior film in lingua straniera, ma non ottenne la nomination dell'Academy.

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