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I lupi attaccano in branco

Regia di Franco Cirino, Phil Karlson vedi scheda film

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La recensione su I lupi attaccano in branco

di mm40
3 stelle

Seconda guerra mondiale. Un militare americano in Italia, sopravvissuto a un attacco nazista, si unisce a un manipolo di ragazzini italiani per compiere una tremenda vendetta ai danni dell'invasore tedesco: l'obiettivo è una diga, da far saltare in aria.

 

Pellicola di mero intrattenimento a sfondo bellico, senza particolari ambizioni, I lupi attaccano in branco è la ricostruzione di un avvenimento fittizio ambientato nel corso degli ultimi mesi della seconda guerra mondiale, quando gli alleati sbarcarono in Italia e contribuirono decisivamente alla liberazione dall'invasore tedesco. Il fatto che l'episodio narrato nella sceneggiatura di S. S. - iniziali quanto mai inopportune - Schweitzer e Stanley Colbert sia frutto di fantasia certo sminuisce la portata 'civile' dell'opera, riducendola a un più o meno gradevole esercizio di stile, a una dimostrazione di mestiere che a tutti gli effetti non manca però di dare i suoi apprezzabili risultati. Ritmo e azione sono congegnati con perizia e ben disposti in scena; la trama non è granchè elaborata e i personaggi risultano alla lunga prevedibili, monodimensionali, con l'aggravante di numerosi interpreti giovanissimi e/o allo sbando (indubbiamente fuori focus la prestazione di Mark Colleano, nel ruolo centrale di Aldo). I nomi di richiamo sul cartellone - chiaramente, invece, funzionanti - sono quelli di Rock Hudson, Sylva Koscina, Jacques Sernas, Sergio Fantoni e Giacomo Rossi Stuart. Fotografia di Gabor Pogay e colonna sonora di Ennio Morricone: puro mestiere, poco da segnalare. Sulla corretta attribuzione dei crediti dietro la macchina da presa, in ogni caso, è difficile esporsi: l'edizione originale del lavoro cita Phil Karlson quale regista, mentre in tale ruolo è accreditato Franco Cirino nella versione pubblicata in Italia. Presumibilmente ci troviamo davanti all'ennesima coproduzione internazionale (in questo caso fra Italia e Stati Uniti) che accredita in modo abbastanza casuale il cast tecnico, partendo da considerazioni di pura opportunità (di fama, di simpatia oppure di fisco: sul mercato nostrano e in sede produttiva locale, in termini di tasse, è più appetibile un nome italofono). 3/10.

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