Espandi menu
cerca
First Man - Il primo uomo

Regia di Damien Chazelle vedi scheda film

Recensioni

L'autore

yume

yume

Iscritto dal 19 settembre 2010 Vai al suo profilo
  • Seguaci 115
  • Post 117
  • Recensioni 599
  • Playlist 47
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su First Man - Il primo uomo

di yume
7 stelle

Il primo uomo, diretto da Damien Chazelle, regista di La La Land e Whiplash, è il film di apertura, in Concorso, della 75esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.

locandina

Il primo uomo (2018): locandina

“Un western nello spazio”: la battuta è di Massimo Giraldi, presidente della Commissione nazionale valutazione film della CEI, e certo parlare di un film sull’allunaggio pensando ai pionieri del vecchio West è un modo suggestivo e neanche troppo stravagante di collocare l’impresa nella storia americana.

Quel che cambia però è che, più di un secolo dopo la mitica epopea nel selvaggio Ovest che ha fatto la fortuna di tanti uomini e di tanto cinema targato USA, lo sbarco sulla Luna non è più storia americana, o almeno non solo.

Intanto c’era l’Unione Sovietica, la gara infinita e la rivalità fra i due blocchi, e questo fa dire ad Armstrong in un’intervista al canale australiano CPA (una delle poche rilasciate dopo il viaggio sulla Luna e poco prima della sua morte avvenuta lo stesso anno): “Sarebbe meglio aspettare un mese, dissi ai miei capi, ma siamo in una gara e bisogna prendere le opportunità quando ci sono. Siamo pronti. Sapevo che avevamo il 90% di chance di tornare vivi sulla Terra, ma solo il 50% di possibilità di atterrare con successo al primo tentativo”.

 

E poi c’era il mondo intero, incollato ai quei grossi televisori a tubo catodico a guardare le immagini in bianco e nero, mal definite, sgranate, in definitiva poche, se pensiamo al diluvio di réportages massmediatici di oggi su ogni cosa, eppure così straordinarie da fissarsi nella memoria di tutti per tutti gli anni a venire, cinquanta nel 2019.

 

Il primo uomo, diretto da Damien Chazelle, regista di La La Land Whiplash, è il film di apertura, in Concorso, della 75esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.

Basato sull'omonimo libro di James R. HansenFirst Man, è scritto dal premio Oscar Josh Singer, sceneggiatore de Il caso Spotlight

Neil Armstrong, il primo uomo ad aver messo piede sulla Luna il 20 luglio 1969, racconta in prima persona la storia della missione Apollo 11 della NASA, una delle più pericolose nella storia dei voli spaziali.

Insieme a Buzz Aldrin raccolse reperti, scattò fotografie, fece esperimenti, gettando le basi per la futura esplorazione dello spazio. Dopo di loro altri dieci astronauti americani lasciarono le loro impronte sulla luna tra il 1969 e il 1972. 

 “Non era solo una corsa tecnica allo spazio- continua Armstrong - Allora c’erano due concezioni ideologiche sul futuro del mondo che si scontravano. E fu una gara che permise ad entrambi i nostri programmi di compiere ciò che è stato possibile. Mettemmo dai due lati della bandiera i medaglioni con i nomi dei nostri compagni della Nasa e degli astronauti russi morti nel corso della sfida cosmica fino a quel punto. Fu un momento di estrema tenerezza”

 

La storica impronta del suo piede impressa nel pulviscolo della superficie lunare è con ogni probabilità ancora lassù e ''potrebbe rimanerci per un milione di anni'', perche' ''sulla Luna non ci sono venti che possano spazzarla via'' afferma la Nasa nel suo sito web

Ryan Gosling, Patrick Fugit

Il primo uomo (2018): Ryan Gosling, Patrick Fugit

 

Ryan Gosling ha la faccia giusta per interpretare questo ingegnere taciturno, schivo e determinato, un divo che si è calato con naturalezza nei panni di un antidivo per eccellenza e ha saputo fare da specchio alla ruvida dolcezza di un uomo che non diventò mai un Supereroe, anche se aveva le carte giuste per farlo.

Chazelle ha colto con grande acume questo aspetto di tutta quella vicenda che sconvolse il mondo con entusiasmi mai più provati, in seguito, davanti agli schermi.

Fu l’ultima volta, infatti, che capitò di gioire in massa per una conquista dell’intelligenza e del coraggio, la storia del mondo raccontata dai teleschermi da allora cambiò, e non in meglio.

Ecco perciò la valenza mitica quella storia e perchè di quel volo si ricorda solo il finale, quasi che i drammatici retroscena dell’impresa lunare non fossero mai stati.

 

La mia generazione è cresciuta in un mondo in cui l’idea di conquista dello “spazio” era già successa. Un’immagine iconica che ha reso molto semplice e scontato tutto quello che c’è stato per raggiungerla”, ha spiegato Chazelle, classe 1985,“Ho capito davvero cos’erano le navicelle dell’epoca visitando i musei. Erano così piccole, sembravano delle lattine volanti. Ho cercato di far percepire la sensazione dello spazio vuoto e del nero oltre gli occhi degli astronauti, del viaggio e della ricerca di un luogo dove atterrare. E di far capire i sacrifici fatti dalle varie persone per rendere il tutto possibile”.

 

Senza dimenticare la luna, Chazelle riporta l’uomo sulla terra, e c’è posto per la famiglia, per una piccola bambina bionda che muore di cancro, per una moglie, Janeth (Claire Foy), che soffre e ama, sa essere solidale ma a volte scoppia, per colleghi morti e funerali, per inconvenienti tecnici e fallimenti.

Fuori dal circo massmediatico, il volo sulla luna fu un grosso salto nel buio che andò bene, ma il disagio che coglie lo spettatore per gran parte del film è quello di chi sa che salti di quel genere, cinquanta anni fa, si facevano solo a caro prezzo e con dosi di temerarietà incalcolabili.

Un gran frastuono avvolge la platea, respiro affannoso e scricchiolio di lamiere, tecnici NASA che scoppiano di gioia per la riuscita di qualcosa, quasi non ci credessero nemmeno loro fino ad un istante prima,sono il prodotto di un artigianato serio, estremamente impegnato, ma pur sempre artigianato. I cinquanta anni dopo, nella prospettiva del progresso tecnologico e scientifico, sono un balzo di millenni, non di mezzo secolo.

Insomma, è la terra vista dalla luna più che il contrario.

Resta “il silenzio profondo e la quiete altissima” dello sbarco, l’uomo goffo e saltellante che scende dalla scaletta fuori misura e che non tocca il suolo (fai un bel salto, gli dicono da terra) e va un po’ in giro in questo spazio vergine che ci guarda la lontano, indifferente.

 

Che fa l'aria infinita, e quel profondo

infinito seren? che vuol dir questa

solitudine immensa? ed io che sono?

 

Forse Armstrong non si è posto queste domande quel giorno, l’unica cosa che pare abbia detto, da buon americano, fu quel “Questo è un piccolo passo per un uomo, un gigantesco balzo per l'umanità", che suona molto ingenuo mezzo secolo dopo.

Ma erano altri tempi, la Storia corre veloce.

 

 

www.paoladigiuseppe.it

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati