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La gente mormora

Regia di Joseph L. Mankiewicz vedi scheda film

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La recensione su La gente mormora

di LorCio
8 stelle

Reduce dallo scintillante trionfo del seminale Eva contro Eva, Mankiewicz adatta un testo teatrale di Curt Goetz che, sotto la sottile patina d’una rassicurante commedia in cui l’ordine sconvolto si ritrova infine, è uno dei film a tesi più importanti degli anni cinquanta. Autore maiuscolo d’un cinema irripetibile, Mankiewicz esprime in forma narrativa la propria linea in merito alla dilagante della caccia alle streghe: uno stimato quanto invidiato ginecologo dai metodi alternativi decide di sposare una futura ragazza madre e deve subire il processo mosso da un collega mediocre (l’ottimo caratterista Hume Cronyn) che gli imputa la convivenza con un ex galeotto.

 

La principale qualità del film, che comunque talvolta mostra qualche limite espressivo per eccesso di allegorie ed allusioni, è forse nell’interpretazione moderatamente istrionica del divo Cary Grant, che riesce a sintetizzare con amabile nonchalance l’ambiguità volontariamente suggerita del rapporto col suo “amico” (l’enorme Finlay Currie, che parla quasi mai se non nell’esplicativo finale), echeggiando nello spettatore contemporaneo la libera sessualità dell’attore emersa successivamente, e la confortante sensibilità del marito ideale che è stato sempre un po’ il suo ruolo tipico.

 

Pur con qualche dilatazione derivata dalla sua origine teatrale e da una forse schematica scansione narrativa, il film, al di là della messinscena meravigliosamente lineare, ha una sua indiscutibile potenza soprattutto per il coraggio delle sue tematiche: non soltanto la contestazione aperta del maccartismo (per la serie: chi vuol capire, capisca), ma anche la messinscena d’una gravidanza da interrompere in quanto esterna al matrimonio (la diva mancata Jeanne Crain) e la ridicolizzazione degli arcaici proprietari terrieri ancorati a remote ideologie e incapaci di adeguarsi al presente. Un film non soltanto brillante, ma anche militante nel senso più nobile del termine.

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