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Il gioco di Gerald

Regia di Mike Flanagan vedi scheda film

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La recensione su Il gioco di Gerald

di Furetto60
7 stelle

Buona trasposizione di un ottimo romanzo di Stephen King. Bella prova dei due attori protagonisti

Per ravvivare un matrimonio in crisi di desiderio e non solo, una coppia di coniugi avanti con l’età, decide di trascorrere un fine settimana nella loro casa sul lago. Il marito, un affermato avvocato, ha portato con sé le magiche pillole azzurre, ma per dare più brio alla situazione, con la riottosa condiscendenza della consorte, decide di avventurarsi in un audace gioco erotico. Ammanetta la moglie con i polsi alla spalliera del letto, immobilizzandola completamente. Tuttavia già a questo punto Jessi spaventata per l’atteggiamento sadico del marito, non gradisce più la condizione e implora Gerald, alias Bruce Greenwood, di liberarla, ma lui ci ha preso gusto e non recede dal suo intento, cosi lei disperata e arrabbiata lo allontana sferrandogli un calcio ai testicoli, il marito si contorce per il dolore, poi colto da improvviso infarto, stramazza morto ai piedi del letto. Cosi quello che doveva essere solo uno stratagemma per accendere la passione, si trasforma in un incubo Jessi, alias Carla Cugino si ritrova, sola, immobilizzata e prigioniera in una casa sperduta in una zona isolata, nei pressi di un lago, in autunno, per giunta, per cui nemmeno un turista può capitare nei paraggi. La porta rimasta aperta, richiama solo un cane randagio, che, entra nella stanza per dilaniare il corpo di Gerald e cibarsene. Inizia così un doloroso quanto catartico dialogo con se stessa, durante il quale Jessie, prigioniera, affronta l’indotta immobilità e l’oscurità del proprio destino facendo i conti con i demoni del suo passato. Attraverso flashback continui rivive un maledetto giorno d'estate in riva ad un lago, memorabile per la rara eclissi, durante cui il viscido padre approfittando di un momento di solitudine, la molestò sessualmente, per poi ricattarla psicologicamente, facendola sentire responsabile dell’accaduto, impedendole cosi di parlarne con chicchessia.Il suo passato ritorna. La fame e la sete, l'intorpidimento dei muscoli e il panico, portano la mente di Jessie continuamente dentro e fuori da una dimensione parallela, in cui rivive la sua dolorosa esperienza e vede il suo presente alla luce di questa nuova "rivelazione", che essa stessa aveva rimosso, fanno capolino le voci e le immagini del suo defunto marito cosi attraverso questa forzata autoanalisi, emerge la portata nefasta degli abusi subiti dal padre con relative menzogne, che accorciarono la sua infanzia, pesantemente condizionando il seguito della sua vita e il rapporto coniugale. È il dialogo costante che la donna intrattiene con le proiezioni di sé, con quelle del marito defunto e del padre a funzionare da terapia. "Il gioco di Gerald" è un intensissimo romanzo di King, più thriller che horror, teoricamente  difficile da trasporre in un film, tuttavia il regista Flanagan e il suo abituale co-sceneggiatore Jeff Howard fanno un ottimo lavoro e traducono al meglio, lo scrittore del Maine, con uno script  raffinato e raro nel cinema tratto dai libri dell’autore. La loro lugubre sonata da camera, non tradisce il romanzo, da cui è tratto anzi, lo esalta con momenti figurativamente sofisticati: come la parentesi fra incubo allucinatorio e realtà, in cui un omaccione dall’aspetto mostruoso, s’intravede nel buio della stanza in cui la donna è prigioniera, alla sequenza dell’eclissi di sole, svolta della sua “memoria”, virata su un rosso acceso che diviene abbacinante nel momento della violenza. Anche in questi casi, però, la narrazione è naturale, l’eccesso fotografico è sempre funzionale al racconto. Un “plus-valore” che ha sempre contraddistinto i romanzi di King, soprattutto quello "prima maniera"e li ha elevati al miglior esempio di letteratura di genere contemporanea, connotandoli con quello che si può definire il suo “tratto distintivo”, è la semplicità con cui colora una situazione normale e di routine, per poi a causa di un’ inezia, farla degenerare in un inferno e farla scivolare nel precipizio del dramma, pochi scrittori possiedono questo dono e King è uno di loro. In pratica quello che succede ai protagonisti delle sue storie può capitare a chiunque in qualunque momento, perché tutti in qualche modo possiamo rivederci in Jessie, non perché necessariamente inclini a esperire giochi estremi nell'intimità, ma perché a tutti, è capitato qualche volta di affidarsi completamente a una persona senza stare troppo a pensare alle eventuali conseguenze. Stephen King è uno degli autori più cinematograficamente "spremuto", con fortune alterne, ma in questo caso l’operazione è riuscita perfettamente e senza usare grandi budget con un buon bilanciamento tra scene angoscianti e spaventose e quelle più introspettive e psicologiche. Oltre alle buone intuizioni di regia ed a scelte efficaci in fase di scrittura, però, a rendere questo film uno dei migliori adattamenti kinghiani da molti anni a questa parte sono le ottime interpretazioni dei due interpreti principali. Entrambi reggono il film con intensi e bellissimi monologhi, ma è soprattutto l'attrice a regalare una performance memorabile e a realizzare un personaggio stratificato e complesso, così atipico per il genere cui questo film appartiene.

 

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