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Loro 1

Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film

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Gangs 87

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La recensione su Loro 1

di Gangs 87
8 stelle

Ribrezzo prima, disgusto poi. Non so se l’ordine è esattamente questo ma di certo sono le prime due reazioni che scaturiscono dalla visione di Loro 1, il nuovo controverso film di Paolo Sorrentino che, dopo Il Divo Giulio Andreotti, ha deciso di puntare i riflettori niente poco di meno che su Silvio Berlusconi. Non tralasciando nulla ne di Berlusconi il politico, l’imprenditore ne tantomeno di Silvio, marito, padre e nonno.

 

Sia chiaro, il suddetto disgusto non è generato dal lavoro di Paolo che anzi sembra trovare la massima espressione proprio attraverso i “tempi lunghi” (come aveva già abbondantemente dimostrato con The Young Pope) che solo una pellicola di oltre quattro ore può generare; ma dall’argomento trattato, dalla rappresentazione della mercé femminile per mano e conto del potere maschile. Donne oggetto, usate per il mero piacere. Donne seduttrici, incantatrici e pronte ad essere manovrate pur di raggiungere la visibilità, quella notorietà che sembra renderti eterna ma che invece ti sporca dentro indelebilmente.

 

La prima parte di questa prima parte (il film è stato diviso in due, la seconda parte uscirà il 10 maggio) si concentra sulla costruzione della ragnatela che Sergio, interpretato da un mai troppo convincente Riccardo Scamarcio, tesse senza sosta pur di incontrare LUI, cercando di farsi spazio tra tutti i LORO manovrati nell’ombra, pur di accaparrarsi il posto più in vista, accanto al Presidente che genera sottomessa venerazione, pur non possedendo più lo scettro del potere. Si addentra nell’uomo peccatore che allontana le tentazioni e cerca di non cedervi, di redimersi attraverso l’amore di un già troppo ambizioso nipote, e la possibilità di alimentare le passioni di una volta, spettri di una vita passata che però non è riuscito ancora a gettarsi alle spalle e che spesso, dirompente, torna a fare breccia nella mente e nel cuore.

 

A dargli volto, voce, corpo e sembianze, camminatura compresa, è Toni Servillo. Pupillo di Sorrentino da sempre, intraprende la rappresentazione dell’ex Premier senza la minima esitazione. Una maschera che sembra calzargli a pennello, tra vezzi e smorfie (talvolta troppo accentuate), riesci ad immedesimarsi a tal punto da confondere lo spettatore che finisce per associare al nome di Berlusconi il plastico volto di Servillo da ora in avanti nei secoli dei secoli. Menzione speciale anche per Elena Sofia Ricci che incarna Veronica Lario, rendendola più vera e più intensamente donna, affranta e delusa da un uomo amato che non la rispetta, pur volendo riconquistarla. La Ricci si immedesima con la mente che plasma poi il corpo e il volto che guardiamo e la simbiosi sembra all’occhio quasi perfetta.

 

Che Sorrentino fosse un regista per pochi lo avevamo capito già dai tempi non sospetti. Le sue inquadrature artistiche, l’utilizzo della fotografia e delle musiche, creano una messa in scena unica nel suo genere, capace di identificare un suo film anche nel caso in cui questo sia il più lontano possibile dalle sue opere precedenti. Un Sorrentino che sembra voler tornare alle origini, ad un cinema fatto di sguardi e frasi lapidarie, messaggi da lasciare e cogliere affinché tutto abbia ancor più significato di quanto sia intenzionato a dargli lui stesso. E se la scena della festa in piscina organizzata da Sergio (Scamarcio), sembra richiamare in più occasioni quel Lupo di Wall Strett alla Scorsese, e forse merito del fatto che Paolo (Sorrentino), continua a provarle tutte pur di piacere al cinema d’oltreoceano. Talmente impegnato a rincorrere la loro approvazione da non essersi reso conto che è ormai già entrato di diritto nella schiera dei registi italiani più apprezzati di sempre.

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