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Poveri ma ricchissimi

Regia di Fausto Brizzi vedi scheda film

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La recensione su Poveri ma ricchissimi

di marcopolo30
4 stelle

Sequel di “Poveri ma ricchi“, film campione d'incassi della stagione cinematografica precedente. La povertà risiede qui sopparttutto nelle idee dei due sceneggiatori (Brizzi & Martani) che si limitano a buttare tutto in casciara senza prendere nessun rischio. VOTO: 4

Sequel di “Poveri ma ricchi“, film campione d'incassi del 2016 e a sua volta remake del francese “Les Tuches“ uscito nel 2011. Fausto Brizzi e il suo co-sceneggiatore Marco Martani inventano un pretesto (alquanto blando, a dirla tutta) e raccordano in qualche modo l'inizio di questa seconda avventura con la fine della prima. Il cast resta press'a poco lo stesso, con le due notevoli new entries Massimo Ciavarro (che ci ho messo un po' a riconoscere) e Paolo Rossi. In questo nuovo 'episodio' i Tucci arrivano addirittura a cercare e trovare l'indipendenza del loro paesino Torresecca dalla Repubblica Italiana, il tutto tra scemenze varie e il solito modello all'acqua di rose per mostrare vizi e virtù del nostro Paese. Non serve aggiungere che alla fine tale 'brexit' all'amatriciana rientra e vissero tutti felici e contenti sulle note della bollywoodiana canzone (e relativo ballo), invero molto carini, sui titoli di coda. Nonostante qualche risata il film (o meglio: Brignano) la regali, restiamo di fronte a poca cosa. Nonostante ciò, il gossip collegato ad esso e a Brizzi hanno finito col creargli attorno un alone di morboso interesse. Prima il regista venne accusato nel novembre 2017 (cioè a solo un mese dall'uscita del film nelle sale) di molestie sessuali, quindi Anna Mazzamauro dichiarò di esser stata picchiata sul set da un altro membro del cast (Brignano, si vociferò). In realtà, nonostante Brizzi venne assolto con formula piena da tali infamanti accuse, e quelle contro Brignano rimasero solo voci non corroborate da prove, l'attuale vergognosa società, cannibale e savonarolesca, non perse occasione per cibarsene a sazietà. Quasi una legge del contrappasso per gli autori di un filmetto improntato su un'inesistente Italia del volemose bbene, finiti poi loro malgrado vittime di quella vera di Italia, certo assai meno benevola di Terrasecca e dintorni.

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