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Little Odessa

Regia di James Gray vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Little Odessa

di Donapinto
9 stelle

Sorprendente e poderoso esordio alla regia di James Gray, giovane regista newyorkese (classe 1969) di origini ebreo-ucraine, con un cupissimo noir dove personaggi e atmosfere crepuscolari contano molto più di una vicenda puramente pretestuosa. L'ispirazione e' quella del film di strada di pura scuola scorsesiana, ma qui troviamo una tragedia familiare a sfondo proletario che si consuma a Brighton Beach, che a causa della massiccia immigrazione russo/ucraina e' stata ribattezzata Little Odessa. Pellicola che a tratti mi ha ricordato STATO DI GRAZIA con Sean Penn e Gary Oldman, noir ambientato nella comunità irlandese della grande mela, anch'esso permeato di dramma e tragedia. Ma rispetto alla patinata e poco riuscita pellicola diretta da Phil Johnau nel 1990, il film di Gray lavora splendidamente su una New York invernale indimenticabile, tanto da farla quasi apparire come una città russa. Il film opta per uno stile minimalista, una fotografia fredda e realistica, ritmo lento, lunghi silenzi, pochissima azione, nonostante alcune scene cruenti, preferendo uno stile più intimista e introspettivo, con una forte attenzione allo scavo psicologico dei personaggi, interpretati da un cast di attori straordinari: l'inglese Tim Roth, uno dei migliori attori della sua generazione; i grandi veterani Maximiam Schell e Vanessa Redgrave, quest'ultima forse un po' sottoutilizzata nonostante la Coppa Volpi a Venezia; il diciassettenne Edward Furlong, promessa non mantenuta di Hollywood a causa di una vita di eccessi. Opera che sin dalle note iniziali della splendida colonna sonora, fa respirare un'atmosfera di disperazione e tragicità, che accompagnerà il film per tutta la sua durata fino all'indimenticabile finale, con il killer Joshua Shapira (Tim Roth) che porta sulle spalle il corpo senza vita del giovane fratello avvolto in un lenzuolo bianco lordo di sangue e lo brucia in un inceneritore. Naturalmente non ebbe successo, ma riuscì perlomeno a riscattarsi a Venezia con il Leone d'Argento e la già menzionata Coppa Volpi a Vanessa Redgrave.

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