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L'ordine delle cose

Regia di Andrea Segre vedi scheda film

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La recensione su L'ordine delle cose

di barabbovich
8 stelle

Gli italiani non ne possono più di sentir parlare di sbarchi sulle coste siciliane, di clandestini, di un'Europa distratta. Così il sottosegretario del Ministero degli Esteri (Russo Alesi) decide di inviare in Libia Corrado Rinaldi (Pierobon) - un superpoliziotto padovano solerte, preciso, affidabile e di poche parole - con il compito di trattare con il governo libico affinché quest'ultimo provveda sia a fermare le navi in rotta verso l'Italia che a sistemare la condizione dei profughi in quegli hot spot che dovrebbero essere dei centri di accoglienza ma che sono autentici lager. Rinaldi si troverà davanti a un dilemma etico: salvare la vita di una profuga (Warsama) con cui è entrato casualmente in più stretto contatto o assicurarsi che tutto abbia un proprio ordine secondo direttiva?
Andrea Segre si conferma regista sobrio e talentuoso, un autentico specialista sul tema dell'immigrazione che, dopo i due precedenti film di finzione (Io sono Li e La prima neve), viene affrontato da una prospettiva inedita nel nostro cinema. Ed è qui che Segre compie il suo capolavoro: riuscire a raccontare senza fronzoli, né didascalismi, la complessità del sistema che dovrebbe gestire il dramma dei profughi, tra loschi interessi del governo libico, soldi tintinnanti elargiti non sempre in maniera avveduta dall'Unione Europea, gestione dei cosiddetti centri di accoglienza e sedazione dell'opinione pubblica. Arriva così a realizzare un'opera importante e necessaria, grazie a un'ottima scelta di cast (Pierobon è perfettamente in parte), a un ritmo controllato ma tutt'altro che sonnolento e a una declinazione delle diverse situazioni che non scivola mai nella caricatura né tanto meno nel giudizio affrettato.

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