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Oblivion Verses

Regia di Alireza Khatami vedi scheda film

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La recensione su Oblivion Verses

di Mulligan71
7 stelle

Passato nella sezione "Orizzonti" di Venezia 74, l'opera prima (sul lungo) dell'iraniano Khatami, è una coproduzione internazionale che nonostante i vari paesi coinvolti (si va dalla Francia al Cile, dove con ogni probabilità il film è stato girato) mantiene un profilo basso, da tipico prodotto d'essai. Basso profilo che non significa affatto Cinema di bassa qualità, anzi. L'opera di Khatami è un lavoro sulla memoria scomoda, volutamente scisso da un preciso paese sudamericano vittima delle dittature militari, di respiro ampio nonostante il tutto si svolga attorno a una morgue di un piccolo cimitero. Il protagonista, eccellente, è un uomo silenzioso, taciturno, ormai anziano e costretto alla pensione, ma che serba un profondo rispetto per la sua memoria e quella dei cadaveri di cui si prende cura, di cui cerca storia e vita. Memoria che è il passato, il nervo sanguinante di un paese, dei suoi morti, specialmente di quelli civili, di cui a lui rimane ancora un giovane corpo, una ragazza senza nome, dimenticata vittima delle repressioni. Vicino al declino, alla stessa morte con cui ha avuto a che fare ogni giorno, decide di darle una degna sepoltura, un degno funerale, di regalarle la sua paternità, la sua storia che noi intuiamo solamente. Attorno a questo atto di carità e di bellezza, si muove lentamente tutta la pellicola, pregna di rimandi, di momenti metafisici, che risulta, in certi passaggi, complessa da capire fino in fondo, ma che regala un quadro generale di grande forza, delicatezza e poesia. Un film intenso, d'autore, che non cede nulla a qualsiasi tipo di spettacolarizzazione e centra, a mio parere, il suo obiettivo. Un tributo, per usare le parole del regista, a chi ancora oggi si batte per dare un nome e un volto ai troppi desaparecidos del mondo.

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