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The Square

Regia di Ruben Östlund vedi scheda film

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La recensione su The Square

di maldoror
7 stelle

La vuota e gelida facciata del mondo dell'arte contemporanea come specchio di una società anestetizzata in cui è l'individuo stesso a diventare facciata e maschera, incapace di ritrovare la propria umanità e colmare il vuoto fra le proprie (false) convinzioni e i propri comportamenti.

"Quanta crudeltà è necessaria per accedere alla vostra umanità ?". Questo è lo slogan che accompagna il video promozionale per l'allestimento della mostra incentrata sullo "square". E forse, anche, la frase chiave dell'intero film.

L'uomo di oggi (correggo: il borghese di oggi) vive in una dimensione talmente anestetizzata da essersi alienato da sé stesso, da essersi allontanato dalla propria sfera emozionale, dalla capacità  di "sentire", di vivere "con la pancia" (e quindi anche di provare empatia), finendo così col perdersi in un mondo fatto di astrazioni e concetti, e qui cade a fagiuolo la critica alla vuotezza dell'arte contemporanea, secondo cui sarebbe sufficiente sistemare una borsetta nell'angolo di una sala di esposizione per farne un'opera d'arte (riferimento a quella che Duchamp voleva fosse una critica nei confronti del mercato dell'arte ma che, come buona parte delle provocazioni delle avanguardie storiche, è stata assimilata dal mercato stesso, che l'ha ribaltata di segno).

 

Avendo perso i contatti con la nostra umanità , abbiamo finito anche con lo scindere i nostri atti e le nostre parole: il protagonista del film sta allestendo una mostra che vorrebbe essere un inno all'amore incondizionato, alla solidarietà nei confronti dei poveri e degli emarginati, all'uguaglianza sociale, alla fiducia nei confronti dell'altro, e poi scopriamo che il suo atteggiamento nei confronti dell'altro è dominato dall'egoismo, dal pregiudizio cieco e dalla sfiducia: la paura che la ragazza possa utilizzare il preservativo usato per auto-fecondarsi, o l'idea che l'autore del furto non possa che risiedere nel condominio di un quartiere povero e degradato.

Emblematica in questo senso la scena in cui Christian, entrando in un MacDonald's, propone ad una zingara che chiede le elemosina di comprarle da mangiare, ma di fronte alle indicazioni eccessivamente dettagliate della mendicante, l'orgoglio lo porta a rispondere "le cipolle se le tolga da sola": basta un niente perché il nostro ego venga ferito, e quando ciò accade ecco che crolla miseramente la maschera, la facciata fatta di umanitarismo, compassione, pietismo e tutto il sistema di convinzioni che crediamo di possedere. Persino l'autenticità  é in realtà  attentamente costruita e pianificata (il discorso inaugurale della mostra con tanto di falso tentennamento).

 

Ma, per l'appunto, potrebbe esistere una via d'uscita dalla menzogna del "quadrato": soltanto quando Christian farà  cadere accidentalmente dalle scale un bambino ingiustamente accusato solo a causa della sua condizione sociale, questi inizierà  a provare un autentico rimorso che lo porterà  ad una presa di coscienza più ampia.

 

Forse "The square" non meritava la palma d'oro; non si tratta molto probabilmente del capolavoro strombazzata da molti, e le tematiche che affronta non sono poi neanche tanto nuove, comprese le frecciatine lanciate di tanto in tanto al mondo dell'arte contemporanea; ma l'idea di utilizzare le suddette tematiche (la maschera di pirandelliana memoria su tutte) inserendole nel contesto del mondo e dell'Europa di oggi, rischia di andare a colpire alcuni punti nodali della società in cui viviamo.

 

Buona parte di quelli che oggi esprimono cordoglio e compassione per i poveri immigrati costretti a fuggire da guerre, dittature, miseria e spesso destinati a morire in mare, non sono forse gli stessi che, con un gesto automatico del braccio, allontanano sistematicamente i giovani che chiedono le elemosina davanti ai supermercati, le farmacie, i panifici? E se uno di questi simpatici giovanotti, di fronte ad una nostra offerta, piuttosto che prostrarsi ai nostri piedi in segno di riconoscenza dovesse rispondere sghignazzando alle nostre spalle o maledicendoci nella sua lingua (cosa per nulla scontata, visto che essere costretti a chiedere l'elemosina non è esattamente gratificante), la nostra reazione non sarebbe forse la stessa di Christian nei confronti della "capricciosa" mendicante?

 

Meditiamo gente, meditiamo...chi scrive, vi assicuro, è il primo a farlo.

 

 

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