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Amici miei

Regia di Mario Monicelli vedi scheda film

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Dany9007

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La recensione su Amici miei

di Dany9007
8 stelle

La filmografia di Monicelli è costellata di titoli che sono entrati nella storia del cinema italiano, e non solo. Già dagli anni 50 "il maestro" ha proposto film capaci di far ridere ed allo stesso tempo riflettere, andando a fotografare con la stessa lucidità sia momenti contemporanei (I soliti ignoti, Vogliamo i colonnelli, Romanzo popolare) che quelli storici (La grande guerra, I compagni, L'armata Brancaleone). Con Amici Miei il regista non rinuncia al suo modello di film "corale", come spesso accade nei suoi film, una scalcagnata banda di personaggi intraprende una missione più grande di loro, che più o meno comicamente non troverà una realizzazione. In linea con i tempi ed il pessimismo diffusio degli anni '70 (anni di terrorismo, tensioni sociali) i protagonisti della storia non hanno nemmeno una finalità, cercano invece di annientare le paure dovute all'età ed ai propri fallimenti (il Mascetti in primis), verso la salute (ne farà le spese il Perozzi) o verso la famiglia opprimente (il caso del Melandri e della famiglia "ceduta" dal Sassaroli, così come la più squallida situazione del Mascetti). Unico sentimento che in qualche modo si salva, è il concetto di amicizia e delle zingarate che, come parafrasa il Perozzi "nasce quando nasce e quando non c'è più...inutile insistere". I protagonisti sono eccellenti, da un Tognazzi smagliante e tragico nella figura del nobile decaduto, piuttosto che un autoritario Adolfo Celi, che avrà più spazio nel secondo capitolo, nella imponente figura del chirurgo che impiegherà ben poco per inserirsi nel gruppo, così come il grande Philippe Noiret (doppiato da Renzo Montagnani) e Gastone Moschin, il più poetico del gruppo. Duilio del Prete che verrà sostituito proprio da Montagnani, a partire dal secondo capitolo è il barista Necchi, capace comunque di offrire un divertente ritratto del suo personaggio. 

Il finale del film, che si chiude disattendendo ogni speranza di "glorificazione" dell'amico appena morto (al "funeralone" che si auspicava il Melandri segue un coomovente gruppuscolo di pochi amici) è un tocco meraviglioso che racchiude tutta la tristezza della vicenda. Dall'altra parte mi sento di dire che questo è uno dei film in parte sopravvalutato: il meccanismo degli scherzi, in particolare sul finale, diventa inverosimile ed un po' ripetitivo. 

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