Regia di Enrico Oldoini vedi scheda film
Sette episodi comici, ma solo nelle intenzioni del suo autore, che vorrebbero mostrarci uno spaccato sociale dell'Italia anni '90. In realtà siamo di fronte a un'operazione sbiellata e sconclusionata nella quale non si ride assolutamente mai nonostante l'interessante cast a disposizione.
Sette episodi che avrebbero dovuto, nelle intenzioni del sempre ineffabile Enrico Oldoini, dare un quadro il più possibile completo dell'Italia cialtronesca di quegli anni (che poi è la stessa di oggi). Il tutto servito in chiave comica grazie alla verve di fior fior di comici di gran nome: Renato Pozzetto, Nino Frassica (che all'epoca spopolava), Ezio Greggio e Giorgio Faletti (prima che si riciclasse in scrittore di successo), affiancati dagli astri nascenti Leonardo Pieraccioni e Francesco Benigno (una meteora, quest'ultimo) e dalle bonone del momento Anna Falchi, Claudia Koll e Johara Farley. Queste le intenzioni. Il risultato è invece un pianto amaro. Una pellicola che irrita per la superficialità di quell'analisi sociale alla quale (in teoria) starebbe dando luogo, e un livello di comicità talmente basso da procurare allo spettatore più sbadigli che risate. Insomma, un'operazione talmente sconclusionata i cui episodi risultano collegati gli uni agli altri da nient'altro se non una vaga idea di arrapamento e di italietta. E complimentoni vivissimi poi per la scelta di Anna Falchi nel ruolo del trans (nell'episodio con Pieraccioni): credibile quanto una copia della Gioconda dipinta da me!
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