Regia di Vincente Minnelli vedi scheda film
Bel melodramma di Minelli, ambientato nella provincia americana degli anni 50, la quale fu ripetutamente ritratta al cinema con film di tutto rispetto. L'immagine che ne viene è concorde, quindi è lecito pensare che sia molto veritiera: una società malata di ipocrisia e maldicenza, che cova tensioni le quali prima o poi esplodono. Il punto di forza di questo film è la definizione dei personaggi. Il più interessante – ma riusciti lo sono tutti – è il ritratto dell'insegnante di cui si innamora il protagonista, la cui mentalità determina il corso della loro storia d'amore. Sostanzialmente è una donna che si è costruita nella mente una rigida idea di quello che dovrà essere il suo uomo, un'idea consona ai canoni di rispettabilità sociale (pazienza se simulata), di regolarità e schematicità. L'errore che commette è grande, poiché neppure si rende conto che le attese del suo cuore sono molto diverse, e che di un tipo come lei lo immagina neppure si potrebbe innamorare. Quindi arriva l'uomo giusto ma diverso da come se lo immaginava, che forse non è perfetto, è un po' pazzerello, ma è sicuramente una brava persona, ed ecco che i pregiudizi a lungo coltivati schiacciano e soffocano un amore sano e fecondo. La scena in cui lei lo caccia via brutalmente (soffrendo lei stessa che infatti scoppia a piangere) e lui che se ne va come un cane bastonato è vera violenza sentimentale e fa venire i brividi. Tra tanti sepolcri imbiancati i personaggi migliori sono il protagonista e quello interpretato dalla Mc Lain: non troppo intelligente, fragile, con un passato sbagliato, ma sincera, buona, che sa riconoscere l'amore e che per esso si redime. Frank Sinatra era un grande attore, oltre che un grande cantante, e Minelli uno di cui oggi si sente la mancanza.
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