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Il prigioniero coreano

Regia di Kim Ki-duk vedi scheda film

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La recensione su Il prigioniero coreano

di siro17
8 stelle

Il dilemma coreano raccontato senza ideologie

Nonostante il curriculm del regista (Leone d’Oro 2012) e qualche presenza a importanti festival, questo film forse avrebbe meritato un po’ più di risonanza. Però non perdetelo in nessun modo. Un film politico ma che non vuole dare nessun messaggio politico e che, soprattutto, non è ideologico. Drammaticamente, lo definirei un sasso nello stagno del dilemma coreano. Un dilemma a oggi irrisolvibile, perché i “modelli” contrapposti delle due coree hanno attecchito (con strumenti diversi ma con effetti simili) nelle viscere delle persone. Ecco la grandezza del film, trasmetterci un senso di impotenza di fronte al dramma coreano, che non può essere liquidato con la dicotomia buoni e cattivi, giusto e sbagliato. Il film, infatti, vola molto più in alto, focalizzandosi sulle conseguenze pratiche che sia un regime liberale che uno illiberare hanno sui cittadini. E qui il confine diventa molto più labile perché le libertà sancite spesso non coincidono con le libertà possibili. Il protagonista del film (il prigioniero coreano) alla fine subirà lo stesso trattamento dai due “modelli” quindi non risulterà nemmeno più importante il fatto che lui sia del nord o del sud. Il film ha una sua ovvia conclusione (un po’ banale) però centra in pieno il suo obiettivo di lanciare il grido di dolore di chi sente solo un coreano e che non c’è patria che tenga di fronti agli affetti più profondi.

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