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Il buono, il brutto e il cattivo

Regia di Sergio Leone vedi scheda film

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La recensione su Il buono, il brutto e il cattivo

di solerosso82
8 stelle

“Ogni pistola ha la sua voce… e io questa la riconosco”.  Leone chiude magistralmente la trilogia del dollaro, consacrandosi come nuovo fenomeno culturale internazionale.

Su un soggetto ancora di Vincenzoni, godendo di un budget decisamente più imponente offerto dalla United Artist, Leone contestualizza l’epica avventura dei suoi tre eroi disgraziati durante la guerra civile americana, una dimensione storica dunque ben definita (diversamente dai capitoli precedenti, caratterizzati invece da un’ambientazione atemporale del selvaggio west). Con l’intermezzo dell’assedio al ponte, il regista romano offre un lettura amara della guerra di secessione, attraverso le apologie del Capitano Clinton (Aldo Giuffrè) e le violenze del campo di concentramento nordista, iniziando di fatto quel racconto personale sulla cultura americana che si concluderà con C’era una volta in America, suo testamento cinematografico.

Tra i protagonisti, l’immancabile Clint Eastwood, già star della new Hollywood, creata di fatto da Leone, qui nella loro ultima collaborazione: a Sergio, “devo tutto”, dirà, quasi commosso nella sua fredda imperturbabilità, la stessa sfoggiata dal suo mitico personaggio, “il Biondo”. Torna anche l'ottimo Lee Van Cleef, che godeva grazie a Leone di un’inaspettata rinascita professionale, qui nel ruolo dello spietato bounty-killer Sentenza. Eli Wallach è Tuco, “il Brutto”, un assassino folle e brutale, dai tratti caricaturali e buffoneschi. Tutti contro tutti, pronti a tradirsi l’un l’altro in una sanguinosa caccia al tesoro. Al trio, si affiancano il già citato Giuffrè, assieme a volti noti delle polverose sparatorie leoniane, come Luigi Pistilli e il caratterista Mario Braga (nel ruolo del torturatore nordista).

Dilatazione dei tempi, horror vacui dei silenzi, lunghi fermo-immagine sono i caratteri distintivi della regia, più curata nei dettagli e impreziosita dalla splendida fotografia di Tonino delli Colli. Leone enfatizza il carattere grottesco dei suoi personaggi, adottando un tono serioso non sempre funzionale però con una narrazione fin troppo prolissa (un pregio-difetto che ha condizionato i recenti lavori del suo fan più sfegatato, Tarantino): indimenticabile l’urlatissimo “ego de putaaaa!!” finale di Tuco, che sfuma nei titoli di coda sull’immortale main-theme morriconiano. Aumenta anche l’estetica trucolenta, più violenta e voyeuristicamente raccapricciante, che indugia volentieri sul volto ustionato di Eastwood.

La fuga metafisica nel cimitero presso cui si consuma il mexican standoff dei tre protagonisti, sulle note della splendida Ecstasy of Gold di Morricone, ci accompagna nel più affascinante non-luogo surreale della cosmologia western leoniana.

Il buono, il brutto e il cattivo apre di fatto la strada al western di produzione italo-spagnola, uno dei generi più prolifici, in appena un decennio, della storia del cinema. Un classico amatissimo e pluri-citato, il cui peso culturale influenzarà cinema, letteratura, fumetti e musica, cominciando dai personaggi di Trinità e Bambino (caricature “family-friendly” del Biondo e di Tuco), passando per le parodie, come ll bello, il brutto, il cretino (1967) con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, ma anche ripoff, sequel e reboot apocrifi, su tutti Vado… l’ammazzo e torno (1967) di Castellari, il cui titolo riprende una celebre battuta di Eli Wallach. La morriconiana Ecstasy Of gold aprirà i concerti della metal-band Metallica.

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