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Il braccio violento della legge

Regia di William Friedkin vedi scheda film

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La recensione su Il braccio violento della legge

di alan smithee
9 stelle
Jimmy "Papà" Doyle è un duro, uno che quando morde la presa di una traccia in grado di portarlo a scoprire il colpevole della sua indagine, difficilmente molla la presa.... anche quando le circostanze e la drammaticità delle vicissitudini alle quali va incontro, richiederebbero di abbandonare ogni ambizione.
Da tempo l'uomo è impegnato, assieme al suo collega un po' più malleabile Buddy "Tristezza" Russo, in una importante ricerca dei principali responsabili del circolo di droga che ogni anno mette a repentaglio migliaia di esistenze allo sbando.
Ma ai due detective pare non ne vada bene una ultimamene, e anche quando sono convinti di aver messo le mani su una pista che fornisce loro la possibilità di catturare 'astutissimo marsigliese in grado di far arrivare nuova materia grezza purissima presso le vie ormai sguarnite di risorse della dipendenza newyorkese, i due finiscono per perdere credibilità da parte dei loro capi, rendendo vani tutti gli appostamenti sfinenti che i due da tempo organizzano per colpire i criminali in flagranza di reato.
L'indagine sfuggirà di mano al nostro scorbutico Papà, che tuttavia proseguirà nelle sue ostinate ricerche per conto suo, attirandosi le ire dei colleghi incaricati delle nuove indagini, e mettendosi sempre più nei guai, fino ad arrivare ad una resa dei conti concitata quanto amara.
Ad oggi "Il braccio violento della legge" risulta il film maggiormente premiato di William Friedkin (anche se probabilmente non il suo più famoso, inevitabilmente scalzato dal podio da L'esorcista), forte dei suoi ben 5, meritatissimi Oscar (Miglior film, regia, attore protagonista, sceneggiatura non originale, montaggio), e contribuisce a conferire al genere poliziesco uno stile serrato e realistico che, catapultato in un'epoca ancora lontana dalla dipendenza da effetti speciali, ha preteso e reso indispensabile il ricorso a scene d'azione girate con mirabile efficacia e realismo, grazie all'impegno di stuntmen in grado di rendere veritiera e realistica al massimo ogni scena concitata.
L'azione ha bisogno del suo tempo per sbilanciarsi e letteralmente invadere lo schermo, ma poi, quando viene il momento di lanciarsi negli inseguimenti, la macchina tenace e affamata di azione di Friedkin dà il meglio di sé: la scena dell'inseguimento infinito tra la macchina del protagonista, e la metro sopraelevata con dentro il fuggiasco, è un momento serrato da manuale che non si può dimenticare: per Gene Hackman, oltre che una straordinaria prova d'attore, essa ha costituito una prova fisica non certo indifferente.

E la storia, cupa e piena di pessimismo, non fornisce mai, meno che mai verso il finale con sberleffo, alcun elemento di rassicurazione, fornendoci i dettagli di vita ed esistenza di due personaggi garanti della giustizia, ma di fatto provo di ogni minimo aspetto di felicità e realizzazione personale, devastati e ridotti ad inseguire la preda per dare un senso alle rispettive esistenze prive di affetti e di ogni qualsivoglia motivo di soddisfazione intima e d'affetti.
Gene Hackman è strepitoso e cesella il suo personaggio solitario e amareggiato dalla solitudine che lo circonda, con una gestualità appassionata e mirabile, in grado di rendere la sua interpretazione un caposaldo della sua sensazionale carriera d'attore di prima grandezza. Roy Scheider, nominato agli oscar come miglior attore non protagonista, non gli è da meno, condensando nel suo personaggio scientemente più defilato, saggio e controllato, i connotati di una persona che sa rinunciare alla rabbia ferina che domina l'altro, senza tuttavia riuscire ad ottenerne alcun giovamento rispetto al suo amico e collega.
Nei panni del méchant (nel vero senso del termine), Fernando Rey dà vita ad un personaggio laido e furbissimo in grado di cavarsela ogni volta, che il grande attore spagnolo riesce a rendere emblema dell'astuzia e della cattiveria in senso assoluto, resa qui ancora più acuta e sottile dal suo modo di fare apparentemente tutto buone maniere e cattiveria sottotono, quindi e proprio per questo più tagliente e micidiale.  
 
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