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Un uomo, oggi

Regia di Stuart Rosenberg vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Un uomo, oggi

di rocky85
7 stelle

New Orleans. Rheinhardt (Paul Newman), ex musicista fallito, quasi sempre ubriaco perché l’alcool “lo aiuta a dormire”, trova lavoro come annunciatore radiofonico presso la potente stazione di estrema destra “WUSA” e, pur non condividendone le idee, si impegna a promulgare messaggi ultranazionalistici e propagandistici. Una sera conosce Geraldine (Joanne Woodward), una ex prostituta con uno sfregio sul viso in ricordo della sua precedente professione, senza un soldo e in cerca di lavoro. I due iniziano una relazione sentimentale, e vanno a vivere in un appartamento dove fanno la conoscenza di Rainey (Anthony Perkins), giovane idealista con qualche disturbo psicologico che lavora presso una associazione di previdenza sociale. Rainey scopre che la società per la quale lavora vuole in realtà togliere i sovvenzionamenti ai cittadini più poveri e agli afroamericani, per realizzare un complotto neofascista sostenuto proprio dalla "WUSA". Cerca di convincere Rheinhardt a denunciarli, ma ottiene soltanto il rifiuto e il disprezzo da parte del suo vicino, ormai cinico, disilluso e piegato all’autorità del potere.

Prodotto dallo stesso Paul Newman sulla base di un romanzo di Robert Stone, Un uomo oggi (WUSA, 1970) è uno dei film al quale l’attore era più affezionato. Newman lo considerava come uno dei suoi lavori più significativi, tanto da spendersi molto nella sua promozione, contrariamente alle proprie abitudini, affermando che il suo scopo era quello di “spingere la gente a porsi degli interrogativi”. Con una tesi chiaramente liberale e antireazionaria, Un uomo oggi è un film politico cupo e pessimista che condanna la manipolazione dell'informazione e i progetti di destabilizzazione della società americana, mischiando toni da melodramma con il thriller. La sincerità con il quale il film è realizzato è encomiabile, anche se forse ne costituisce il limite principale. L’eccessiva enfasi, personaggi troppo schematici ed alcune forzature drammaturgiche nel finale compromettono un’opera non del tutto riuscita. L’atmosfera che si respira, però, è quella tipica del cinema impegnato degli anni Settanta ed i tre attori protagonisti sono perfetti nel loro misurato istrionismo. Joanne Woodward e Anthony Perkins sono bravissimi nel tratteggiare due personaggi di sofferta umanità. Newman si riserva invece un ruolo tutt’altro che positivo: l’ultima inquadratura è per Rheinhardt, ormai tristemente consapevole di essere un “superstite” mentre Neil Diamond canta sarcasticamente Glory Road.

 

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