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Impiegati

Regia di Pupi Avati vedi scheda film

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La recensione su Impiegati

di cherubino
9 stelle

Chi è stato impiegato negli anni '80 non può perdersi questo film, forse non uno dei più noti di Pupi Avati ma a mio parere uno dei più belli: stavolta però non sorriderete.

 

IMPIEGATI (1984) ♥

 

Dopo pochi mesi di lavoro alla BNL al ventiseienne dottor Luigi Stanzani (Claudio Botosso) occorrono 42 secondi per ricordare le cose più importanti della sua vita, di sicuro tutte relative a quel breve periodo. A chi come me ha vissuto in ambienti di soli impiegati per 39 anni a cominciare da quando ne aveva diciotto, occorrerebbe sicuramente molto di più.

Nel mio caso, poi, non una banca ma un'unica grande azienda (funzioni molto differenziate però) ed un'unica città (la mia Bologna) salvo tre anni a Torino, pochi ma i più importanti: al rientro, ventiquattrenne, con me c'erano una moglie (collega) e la nostra prima figlia. I ricordi della mia vita lavorativa coincidono con quelli di tutta la mia vita.

Il film è del 1984 ed il mio ufficio era nel centro della città, proprio a due passi dalla BNL di Via Rizzoli in cui lavorano gli impiegati del film di Pupi Avati. Con quella Banca avevo rapporti sia di lavoro, come responsabile amministrativo, sia per un'amicizia antica (dai banchi di ragioneria). Il "rampantismo", nonchè  il fenomeno di strani abbandoni di un posto sicuro come quello per "mettersi in proprio" talvolta con successo ma talaltra con sviluppi ingloriosi, era all'ordine del giorno in quegli anni fra i bancari, quasi del tutto assente da noi: ricordo alcune dimissioni per intraprendere l'attività di "consulente finanziario", ma pochi casi. E anche, purtroppo, un caso di dimissioni forzate per un furto di non rilevante entità.

Ma il mio è il ricordo di un ambiente di lavoro sostanzialmente sano, positivo, collaborativo, dieci anni belli non solo per me ma in generale.  

Le simiglianze rispetto al film erano invece tante riguardo alla formazione delle amicizie, nascite e morti degli amori, tradimenti, gelosie, disgrazie improvvise, tutte cose di cui era necessario tener conto ma che c'erano anche nei decenni precedenti e in quelli successivi.

Rispetto all'ambiente di lavoro, per fortuna da noi era già superato il periodo dei "saloni" (così nel film) in cui si era ritenuto utile vivessero insieme un gran numero di impiegati, senza alcuna privacy: una fase che avevo vissuto e contrastato.

Uffici con non più di quattro impiegati e se possibile prossimi ma non siti tutti nello stesso stabile erano utili per risolvere o attenuare molti problemi.

Ma non era spiccata (meglio: non lo era ancora) la lotta fra impiegati per emergere a tutti i costi, cui il film accenna; anzi, proprio a quel periodo risalì una iniziativa che, quando ben gestita, si rivelò utile a creare coesione all'interno di ciascuna delle tre funzioni operative della nostra azienda (tecnica, commerciale, amministrativa): parte non proprio insignificante della retribuzione di ciascun anno veniva corrisposta a "tutti" gli impiegati di ciascuna funzione di un territorio in misura variabile secondo il grado di raggiungimento di obiettivi misurabili rispetto agli altri territori d'Italia. Ci si confrontava con chi faceva lo stesso lavoro in altre città e chi collaborasse poco avrebbe danneggiato tutti.

Sarà per questi motivi che io questo film lo apprezzo tanto ogni volta che lo rivedo? A me sembra un'opera abbastanza anomala nella filmografia di Pupi Avati e forse perciò ampiamente sottovalutata.

Così come tutti i personaggi (ben interpretati ♥ e diretti) li trovo affascinanti, appena tratteggiati come sono, che non si capiscono fino in fondo, come appunto accade nei posti di lavoro in cui si sa qualcosa di tutti ma mai abbastanza da poter dire che li si conosce veramente. 

So già come va a a finire, certo, quella telefonata che la prima volta era imprevista so bene che arriverà, che il personaggio interpretato da Luca Barbareschi verrà punito, che questo al capo ufficio gioverà: ma nonostante ciò sento la tensione per l'intera durata del film.

E mi rivedo nell'ultima scena in cui, uscendo per ultimo quando gli uffici sono tutti vuoti, il dottor Stanzani si sofferma a dare un'occhiata e commenta "a lunedì". Bene o male, anche per lui ormai questa è la sua famiglia, è la sua vita.

 

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♥ Claudio Botosso non l'ho mai rivisto in alcun film. Secondo me è ideale per il ruolo affidatogli. Mi riprometto di vederlo, tanti anni dopo, in "Seconda primavera".

Così pure, non ho più rivisto il biondino che interpreta Dario: Dario Parisini anche lui bravo, come tutti gli altri, alcuni dei quali ben più noti, come il giovane Barbareschi ed Elena Sofia Ricci.

Purtoppo perdemmo tanto giovane, voglio ricordarlo con immutato affetto, Nik Novecento che non era un attore: lui era così.

 

 

 

 

 

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la recensione precedente (UN EROE BORGHESE, 1995) del 3.2.16

 

 

♥ Simbolo memorandum per l'autore (forse un giorno ne svelerò il significato) 

     

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