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La Talpa: il trailer italiano del film tratto da John Le Carrè
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Dopo continui rimandi e spostamenti, finalmente Medusa ha deciso di far vedere al pubblico italiano La Talpa, l'adattamento cinematografico che Tomas Alfredson ha tratto dall'omonimo romanzo di John Le Carrè avvalendosi di un cast d'eccezione (Gary Oldman, Tom Hardy, Colin Firth, Mark Strong, Ciaran Hinds e John Hurt).

 

Presentato in Concorso al Festival di Venezia, il film è uscito a mani vuote ma si sta rivalendo ai botteghini di tutto il mondo, Stati Uniti compresi, dove lo scorso venerdì è uscito in tiratura limitata facendo segnare una media sala record.

 

Da noi, lo si vedrà a partire dal 13 gennaio. Intanto, vediamone l'affascinante trailer italiano, riportando quanto scritto in occasione della presentazione veneziana.

 

 

«Quando conobbi John le Carré, fu subito molto eloquente riguardo ai suoi desiderata relativi alla versione cinematografica tratta dal suo romanzo Tinker,Taylor, Soldier, Spy; “La prego, non realizzi il film del libro nè un remake della miniserie TV. Esistono di già. Non ho intenzione di interferire, ma può chiamarmi quando vuole se avesse dubbi o curiosità.

Credo che gli abbiamo ubbidito alla lettera.

Naturalmente non si può inserire ogni dettaglio presente in un romanzo di 349 pagine in un film. Ma si possono prendere i temi, cogliere gli elementi e delineare i momenti per cercare di descrivere quanto accade.

Con La Talpa credo di aver realizzato un film sulla fedeltà sugli ideali, valori che sono di grande attualità – principalmente perchè forse sono così rari di questi tempi?» (Tomas Alfredson, regista).

 

 

 

 

 

 

«Mi sono accostato alla prospettiva di un lungometraggio tratto da Tinker,Taylor, Soldier, Spy con la stessa apprensione che avrebbe colto chiunque avesse amato la serie televisiva realizzata trentadue anni fa.

George Smiley era Alec Guinness. Alec era George: punto. Un altro attore come avrebbe potuto uguagliarlo o, figurarsi, superarlo?

E poi come poteva un regista di cinema, nonostante fosse celebre come Tomas Alfredson, raccontare la stessa storia intricata nel minimo spazio di un paio d’ore?

La serie televisiva aveva richiesto sette episodi. E comunque la si voglia girare, uno sceneggiato televisivo rimane pur sempre un programma radiofonico con le immagini, mentre oggi giorno i lungometraggi parlano a malapena.

I miei timori erano mal riposti. Alfredson ha realizzato un film che a mio parere funziona in maniera superba e che mi riporta a retroscena del romanzo e dei suoi personaggi che la serie televisiva di trentadue anni fa non ha svelato.

Il personaggio di Smiley interpretato da Oldman tributa pieni onori al genio di Guinness. Evoca la stessa solitudine, isolamento, dolore e intelligenza che il suo predecessore aveva incarnato nel ruolo – perfino la stessa eleganza.

Ma lo Smiley di Oldman, dal momento in cui appare sullo schermo, è un uomo in paziente attesa di esplodere. Il pericolo, la furia repressa e l’umanità che quasi non riesce a rimanere a galla sulla disperazione sono il marchio di fabbrica impresso da Oldman soltanto. Se dovessi incontrare lo Smiley interpretato da Alec Guinness in una notte buia, il mio istinto mi spingerebbe a cercare la sua protezione. Se incontrassi quello di Oldman, credo che scapperei a gambe levate.

Il film, dal mio personalissimo punto di vista, è un trionfo. E se mi scriveranno dicendo ‘Come hai potuto permettere che questo accadesse al pover Alec Guinness,’ io replicherei che, se ‘il povero Alec’ avesse assistito alla prova attoriale di Oldman, sarebbe stato il primo ad alzarsi per tributargli una standing ovation.

Non è il film del romanzo. È il film del film, e a mio parere un’opera d’arte a pieno titolo. Sono orgoglioso di aver consegnato a Alfredson il mio materiale, ma ciò che ne ha realizzato è meravigliosamente suo». (David Cornwell, sceneggiatore).

 

 

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