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I bambini li guardano: Moby Dick, la balena bianca
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I bambini li guardano è una rubrica settimanale di Cinerepublic in cui gli autori raccontano, in forma di cronaca dal salotto di casa, la visione di un film per grandi ad altri genitori audaci desiderosi di allargare gli orizzonti cinematografici dei propri figli.

 

                                                                                                                    

 

 

Moby Dick, la balena bianca (1956)

regia di: John Huston

con: Peck, Orson Welles, Richard Basehart, Leo Genn

genere: Avventura

 

 

Niccolò (4 anni) e la balena... grigia!

 

 

Chiamatemi Ismaele. La musica prorompente segue le parole del protagonista.

"Lui chi è?" mi chiede Niccolò, "Achab?"

"No, Niccolò! Ti ha appena detto che è Ismaele!"

 

Ebbene sì: inizia sempre così un film con Niccolò; con una domanda fatta a "casaccio" tanto per non trasgredire la regola di parlare sopra al film.

 

"No, papà, lui è Achab! E il mare dov'è? Dov'è il mare? E la balena?"

Io, irritato, metto in pausa il film.

"Niccolò, te l'ha appena detto, se tu invece di parlare ascoltassi quello che ti dicono nei film non faresti tante domande. Ismaele ha appena detto che ogni sentiero porta a un fiume e ogni fiume porta al mare".

 

Ormai lo sanno tutti, i miei amici, i miei genitori, vedere un film con Niccolò è sempre una bellissima impresa. Ma questa volta l'impresa esiste davvero.

Niccolò mi ha detto che vuole vedere Moby Dick. E' giorni che aspetta questo momento, non l'aveva ancora visto e già se n'era appropriato. La balena è la sua terza passione: lo squalo balena, poi, non parliamone! E' l'incrocio delle sue specie preferite.

"Questo è mio" ha detto appena ha visto il dvd. "Questo qui - indica la copertina - è Ismaele". "No, Niccolò, è Achab, non vedi che è Gregory Peck?". "Chi è Gregory Peck?"...

A ogni modo, l'impresa si prospettava tale per la lunghezza (quasi due ore) e perché non avendo neanch'io mai visto prima il film non potevo anticipare a Niccolò qualcosa per tenerlo sulle spine. E' tutto nelle mani di Huston, penso all'inizio del film. E anche se apprezzo molto l'incipit, alle prime parole fuori campo capisco che Huston è un genio e la bellezza delle parole di Melville non l'ha sacrificata al cinema, ma, con la collaborazione di Bradbury, l'ha fatta rivivere.

La fedeltà della sceneggiatura al testo mi impressiona e quindi adotto una tattica nuova: ogni volta che finisce un episodio complesso, fermerò il film e spiegherò meglio a Niccolò quello che è successo.

 

Il film prosegue, Ismaele entra nella locanda del baleniere. Quando Niccolò vede l'oste mi chiede: "è lui il mannaro?". Perplesso penso a cosa c'entrino i lupi mannari con Moby Dick e soprattutto: Niccolò che ne sa dei lupi mannari? Ma ecco che mi si accende una lampadina in testa! Sto leggendo Moby Dick da qualche tempo e ho raccontato a Niccolò la scena in cui Ismaele incontra per la prima volta Quiqueg; questo breve racconto l'ha interessato ancora di più al film.

"Il mannaro?... Il cannibale! - ripeto io - Il cannibale non è ancora arrivato" gli rispondo e lui ripete "sì, il cannibale!". Ed ecco che vede Quiqueg: chissà se è come se lo aspettava?

 

Il film si sposta alla cappella del baleniere. Leggo a Niccolò le lapidi e lui mi chiede se sono morti tutti mangiati dalle balene e poi mi chiede se le balene sono cattive.

Il pastore inizia il sermone e racconta la storia di Giona. Niccolò ascolta interessato, quando il sermone finisce fermo il film e gli ripeto il senso del racconto. Quando gli dico che Dio punisce Giona facendolo mangiare dalla balena, Niccolò sgrana gli occhi e impaurito mi chiede: "Perché Dio l'ha punito?". Vorrei chiedere anch'io a chi ha scritto la Bibbia perché Dio punisce, a ogni modo gli rispondo che in realtà Dio ha punito Giona perché Giona non credeva che lui esistesse, ma poi Dio lo perdona perché Giona, nella pancia della balena, Lo ringrazia per la punizione che gli ha inflitto. E allora la balena, su suggerimento di Dio, vomita Giona in riva alla spiaggia.

Pensavo che all'idea del vomito avrebbe riso, invece no. Entusiasta corre dalla mamma e le racconta tutta la storia di Giona, senza dirle che si trattava di Giona perché credo che questo nome non l'abbia capito.

 

Riprendiamo da dove eravamo rimasti, Ismaele deve imbarcarsi e con Quiqueg cerca la nave adatta. Il proprietario del Pequod dice a Ismaele che Achab, capitano della nave, ha perso una gamba e al suo posto ora ha un osso di balena.

"Le balene sono cattive?" mi chiede spaventato Niccolò. "Perché Moby Dick ha mangiato la gamba ad Achab? Moby Dick è cattiva?"

"No, Moby Dick non è cattiva. Ha mangiato la gamba di Achab per difendersi, - gli rispondo io - perché lui l'ha ferita e ha cercato di ammazzarla. Ma le balene non sono cattive, si difendono e basta, non potranno mica farsi ammazzare senza neanche cercare di difendersi!".

 

Finalmente si salpa. Niccolò è affascinato da tutti i volti dei paesani che salutano i marinai. C'è il mare, il vento, Niccolò è entusiasta e mi chiede: "Ma se incontrano uno squalo lo ammazzano?". Lo squalo è sempre nei suoi pensieri! Gli spiego che no, che non ammazzano gli squali perché sono balenieri e vanno a caccia di balene.

E infatti una balena finalmente si vede. Le scene bellissime di caccia di Huston colpiscono positivamente anche Niccolò che le guarda con interesse e non sembra infastidito dal sangue delle balene che si sparge per il mare.

"Ma quella balena è Moby Dick?" mi chiede.

Gli dico di no, è una balena qualsiasi, loro sono balenieri, l'hanno vista e l'hanno uccisa.

"Perché ammazzano le balene che sono buone? - mi chiede costernato - Mica sono come gli squali".

Mi impressiona la sua sensibilità, ma sono contento. Il rispetto per gli altri esseri viventi è un chiodo su cui batto da quando è piccolo. Dapprima il rispetto per i nostri gatti, poi per gli altri animali. Gli dico, quindi, che gli uomini sono più cattivi delle balene ed è per questo che le ammazzano ingiustamente.

"Lo sai che ci sono zone nel mondo in cui le balene rischiano di scomparire?"

"Perché?" mi chiede lui.

"Perché vengono cacciate e uccise dagli uomini e se muoiono tutte non possono più avere figli e spariscono per sempre".

Forse ho puntato troppo in alto, ma sono convinto che qualcosa gli sia rimasto.

Infine il film giunge verso l'epilogo. Il Pequod incrocia un'altra nave il cui capitano è senza mano. Moby Dick ha colpito anche lui. Ma mentre quest'ultimo accetta la punizione di Dio, Achab si ribella e insiste nella sua caccia. La follia di Achab viene percepita chiaramente da Niccolò che torna a chiedermi "perché Dio ha punito Achab? Dio punirà anche gli altri marinai?".

In questi casi, per non rovinargli il finale, gli dico "non lo so, vediamo". La predizione di Elia se l'è scordata e quindi preferisco lasciarlo un po' sulle spine.

 

Quiqueg legge i legni e scopre che morirà. Chiede di far costruire la sua bara impermeabile e poi resta fermo. Un marinaio lo taglia col coltello, ma lui non reagisce e Niccolò mi chiede perché Quiqueg non si muove più. Difficile spiegargli quella scelta in maniera diversa da un dato di fatto: "Quiqueg sa che deve morire e ha deciso di aspettare la morte".

Nel frattempo Starbuck sa che deve fermare Achab e si munisce di pistola. Ma Achab, molto ispirato, gli parla di sé. Huston riprende le parole di Melville,

 

"Dove vanno gli assassini, marinaio? Chi dovrà sentenziare, quando il giudice stesso è trascinato alla barra? Ma è un vento dolce, dolce e un cielo dolcissimo, e l'aria odora adesso, come se spirasse da prati lontani."

 

Niccolò conosce bene queste parole perché Vinicio Capossela, nel suo ultimo disco, le riprende pari pari in una sua canzone.

Starbuck sa che deve uccidere Achab, ma non riesce a farlo e glielo confessa.

"Perché Starbuck non ammazza Achab?" mi chiede Niccolò.

 

Finalmente appare la balena bianca.

"Ma Moby Dick non è bianca, è grigia!" dice Niccolò.

"Beh, è più bianca delle altre balene, è più bianca di una balena franca, per esempio" provo a dirgli. Ma lui mi contesta, dice che è grigia, che non è davvero bianca.

L'azione però lo rapisce. Si è arrivati allo scontro finale, Achab contro Moby Dick. Il capitano gli salta in groppa e con il suo rampone la colpisce ripetutamente.

 

"Dal cuore dell'inferno, io ti trafiggo! In nome dell'odio, sputo il mio ultimo respiro su di te, o maledetta bestia!"

 

"Moby Dick è morta?" mi chiede subito Niccolò.

"No, guarda che adesso torna all'attacco" gli rispondo.

Moby Dick arriva in tutta la sua grandezza verso l'obiettivo e poi distrugge la nave e le lance. Tutti sono in mare e la balena crea un vortice che risucchia la nave maledetta di Achab.

Resta solo Ismaele attaccato alla bara impermeabile di Quiqueg.

"Perché Starbuck è morto?" mi chiede Niccolò. "Lui non voleva fare del male a Moby Dick".

Gli faccio notare che invece nell'ultima scena in cui è in vita, Starbuck parla esattamente come Achab e sprona i marinai ad attaccare e a uccidere quella balena.

 

"Perchè si è salvato Ismaele?" mi chiede ancora.

Gli spiego che Dio ha salvato Ismele così come ha salvato Giona: perché loro possano parlare della sua grandezza e possano dimostrare che lui esiste.

Quando gli ho chiesto se gli fosse piaciuto il film, dopo i titoli di coda, Niccolò mi ha risposto che gli era piaciuto, ma che Achab gli aveva fatto paura.

"Certo, perché è un folle!" gli rispondo io.

 

Sono le undici e mezza e Niccolò si prepara ad andare a letto. Malgrado l'ora, la difficoltà della sceneggiatura, il film l'ha colpito e gli è piaciuto, ne sono convinto.

Andiamo in cucina per bere un ultimo bicchiere d'acqua prima di coricarci e gli dico se ha visto tutti i ramponi che aveva Moby Dick addosso.

"Erano i trofei delle sue vittorie contro gli uomini che volevano ucciderla" gli spiego. "Anche Achab era diventato un suo trofeo. Hai visto che era rimasto attaccato a Moby Dick?"

E lui mi risponde: "Secondo me adesso Moby Dick va in giro con un pupazzo".

Il pupazzo di Achab, come il cagnolino di pezza di Niccolò, credo che farà compagnia per molto tempo alla solitaria balena bianca Moby Dick.

 

 

 

Per approfondire:

 

 

 

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