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Il vocabolario dei sentimenti: dedizione
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Daniel Lefebvre è il caparbio ed intraprendente direttore di una scuola materna di Hernaing, piccola cittadina situata nel Nord-Est della Francia, zona mineraria caratterizzata da condizioni sociali disagiate e da un altissimo tasso di disoccupazione (2000 su 7000 abitanti). Daniel, intelligente, appassionato e profondamente dedito al suo lavoro, si attiva in ogni modo per garantire ai suoi bambini, almeno a scuola, un ambiente sereno, protetto, pieno di affetto e di comprensione. Purtroppo, come gli dice la compagna Valeria, "non sempre si può aiutare chi si ama!" C'è chi non può pagare i 30 franchi a trimestre della retta, perché con quei soldi la madre sfama una famiglia di quattro persone per dieci giorni, nutrendosi solo con biscotti secchi intinti nel latte. C'è chi viene picchiato dal nuovo convivente della mamma, come il piccolo Jimmy. Ci sono due giovani senza lavoro e senza prospettive che al mattino, a volte, non si svegliano nemmeno per portare il figlio a scuola: "non potete gettare la spugna, non avete diritto di mollare: non è un passatempo la scuola materna!" li esorta caldamente Daniel. C'è la famiglia Henry, madre alcolizzata, padre con occupazione saltuaria, due figli, Laetitia che frequenta la scuola e il fratellino appena nato: vivono in un appartamento senza luce, né riscaldamento, in condizioni di totale abbandono e disagio. A ciò si aggiungano: le riunioni del collegio docenti con gli insegnanti che si lamentano dei bambini con i pidocchi, delle classi troppo numerose, dei bagni in stato pietoso con i rubinetti che perdono, delle molteplici famiglie problematiche. La giovane maestra che, esasperata ed irritata, ha tirato i capelli a Julien, bambino irrequieto ed agitato. Ci sono gli assistenti sociali che o attaccano il telefono in faccia senza fornire adeguate informazioni dietro la scusa della privacy o sono comunque troppo pochi per supplire alle esigenze della comunità (4 assistenti per 4000 persone, 1 medico per 5000 bambini). C'è la scuola messa sottosopra e devastata da due teppistelli, fatti entrare di notte da Remi, il figlio ribelle di Valeria, compagna di Daniel. Gli incontri con i diversi servizi sociali, riuniti intorno al grande capo "ad ascoltare la buona novella" con lo scopo di "favorire il coordinamento fra le varie competenze", ma in cui "alla faccia della concertazione, devi sentire quanto sono bravi e come loro non abbiano nulla di cui rendere conto". Il sindaco comunista che non può essere "un rimedio per tutti i mali" ed infatti si trova costretto a revocare i ticket per la mensa, dal momento che c'è chi ne approfitta ed è ora "che le famiglie si prendano qualche responsabilità!", perché "il comunismo non centra niente, ci sono cose che posso fare e cose che non posso" e si è "passati dal paternalismo degli industriali al paternalismo degli amministratori.". Le visite dell'ispettore che resta in classe, durante le lezioni, ad osservare l'operato di Daniel, criticandone alcuni atteggiamenti: dalla dispersione tra i gruppi durante le attività dei laboratori, alla maggiore indipendenza da dare ai bambini, perché "sostituirsi alla crescita di un bambino può pregiudicarne il futuro scolastico. L'autonomia è l'ABC della pedagogia moderna", dal segnalare sui giornali di classe gli obiettivi pedagogici di ogni attività, all'utilizzare un corretto linguaggio ("non si dice che ma che cos'è?", fa presente a Daniel) fino alla maggiore autorità in classe, perché a volte "sembra che i bimbi prendano il sopravvento". C’è poi il politico che proclama orgoglioso che "il futuro della regione è il turismo, va cambiata la mentalità, è finita l'epoca delle miniere. Facciamo tabula rasa con il passato. Dobbiamo dimostrare che siamo moderni, aperti, europei, portare il sole sui cumuli di detriti. Non ripieghiamoci su un protezionismo facile, ma adattiamoci tutti alle leggi del mercato." Salvo poi tagliare i fondi per i servizi sociali sciorinando numeri e medie nazionali, "cifre astratte che sul campo non hanno alcun significato". E così per occuparsi del sociale, che nel film da un’irritata assistente sociale viene definito con la ben più dura ed esplicita parola "merda" ci si affida al volontariato. Per dare però al mondo "l'impressione che ci si muove si fanno investimenti, vale a dire che si costruisce, si inaugura, si tagliano nastri bianchi, rossi e blu, si canta la marsigliese." C’è infine il collega che cerca, invano, di convincere Daniel a desistere dalle sue crociate, sostenendo che "il sociale non ci compete, a ognuno il suo mestiere, non siamo mica Dio in terra con lo stipendio che ci danno. Se cominci con i casi sociali, non hai più tempo per gli altri. Non siamo preparati, mica siamo la Croce Rossa!". Il colpo di grazia arriva dal suicidio della signora Henry che si toglie la vita con i suoi due figli. Daniel sembra rassegnarsi alla sconfitta ed all'impotenza di fronte ad una società che implode. La tentazione sarebbe abbandonare tutto, lasciare la scuola al suo triste destino. Ma in fondo "ci sono cose qui che non verranno mai cancellate. Sono nella carne, parlano. Sono nella terra, sono le pietre che abbiamo ammucchiato una ad una. Le mani dei nostri padri e dei loro padri. La loro pazienza accumulata all'orizzonte, fatta per resistere alle piogge. Piccole piramidi contro la notte perché la luna ci si possa aggrappare. Per restare in piedi. Per inventarsi delle montagne e giocare con la slitta. E credere di avere raggiunto le stelle. Lo racconteremo ai nostri figli. Diremo loro che era dura, ma che erano dei signori, i nostri padri e che da loro abbiamo ereditato questo. Un mucchio di pietre e il coraggio di sollevarle."

Sarà forse utopia, eppure è la dedizione di Daniel che mi piacerebbe trovare più spesso, oggi, nella nostra società.

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