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Il vocabolario dei sentimenti (5) - Nostalgia
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Alfredo è morto. Erano anni che Totò non sentiva il suono di quel nome. Ormai Totò non ce lo chiama più nessuno, ormai lui è il grande regista Salvatore Lenera. Una notte insonne, dopo aver appreso la notizia, a ricordare l’infanzia a Giancaldo con il fantasma del padre scomparso in Russia, l’adolescenza con i suoi turbamenti, l’educazione sentimentale filtrata attraverso i film, l’iniziazione al cinema. In una notte di ricordi, Salvatore viene divorato dalla nostalgia, e, finalmente, trova il coraggio di tornare in Sicilia. “Vattinne, non tornare mai più” gli aveva ordinato Alfredo, suo padre putativo nonché guida spirituale.

 

Arrivato nell’isola, appura dal vecchio esercente Spaccafico che il Nuovo Cinema Paradiso, in cui Totò è cresciuto, sta per essere distrutto. Il ritorno dentro il Cinema Paradiso è struggente. La polvere ovunque, i fogli sparsi, le sedie scassate, le locandine strappate… una struttura devastata, lontana dall’antico splendore, pallido ricordo di un tempo passato. Ma non c’è solo il cinema. C’è tutto un mondo sommerso dalla memoria che riemerge a poco a poco: la madre in perenne attesa, la candida maschera, l’attempata prostituta, i due sposini invecchiati, il maniscalco che conosceva a memoria Catene di Matarazzo. E c’è lei, Elena, il grande amore della sua vita, che ricompare nelle sembianze di una ragazza (ma in realtà è la figlia). Salvatore torna ad essere Totò e si mette alla ricerca di lei.

 

L’amorosa indagine si conclude nel momento in cui i ruoli si ribaltano. È Elena a trovarlo, sulla spiaggia al di là del molo, in una notte burrascosa. È invecchiata, ma è sempre bellissima, perché agli occhi di un innamorato il primo amore resta sempre bellissimo. Il primo amore, qualunque esso sia, sarà sempre il primo amore. È il parametro, il metro di giudizio, il punto di riferimento. Poi Totò non è mai riuscito a crearsi una vita sentimentale credibile – la madre soffre nel non vederlo sistemato. E lei, la madre, senza mai aver chiesto niente, ma solo osservando silente, sa perfettamente che quel suo figlio irrequieto non ha mai dimenticato la ragazza che riprendeva nei filmini in super8. Elena è tornata nel momento in cui Totò cerca di tornare, nonostante le circostanze della propria vita.

 

Ma perché non ci siamo potuti amare?, si chiede lui. Perché mio padre non voleva, risponde lei. E poi, continua, quella volta tu non venisti. Quando?, si sbalordisce lui. Al nostro ultimo appuntamento, prima che io partissi, spiega lei. Totò non capisce, ma ben presto comprende che è stato Alfredo a condizionare tutta la sua vita, convincendo Elena del fatto che soltanto altrove e senza quell’amore impossibile Totò avrebbe potuto realizzarsi. Gli amori impossibili non finiscono mai. Quanta nostalgia in quegli occhi disillusi che per un istante s’illudono di poter tornare ad essere gli occhi dei due ragazzi che si baciavano sotto la pioggia, mentre sullo schermo del cinema sul mare Polifemo lanciava il grosso masso contro Ulisse nel film di Mario Camerini. Ah, com’era bello il mio cinema di baci tagliati.

 

“Anche se il tempo passava, in tutte le donne che incontravo ho cercato solo te”.

 

 

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