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Povere Creature emancipate! Al cinema tra sogni e realtà #2
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Prosegue l'excursus tra i film che ci parlano di Povere Creature che si emancipano sfruttando lo spunto che ci regala il film di Lanthimos.

 

ATTENZIONE L'ARTICOLO CONTIENE SPOILER!

 

locandina

Povere creature! (2023): locandina

 

Povere creature! è ancora al cinema e sta ancora riscuotendo un grande successo guidando la classifica al box office anche questa settimana come riportato da Cinetel: 

 

 

Fonte: Cinetel il giorno 12 febbraio 2024. https://www.cinetel.it/pages/boxoffice.php?edperiodo=aWVyaQ==

 

Il racconto di Lanthimos è appassionante e come è noto è tratto da un libro che può dare degli spunti di riflessione sulla chiave di lettura del regista nella trasposizione cinematografica. Ho letto un'interessante recensione sul confronto libro/film che è possibile trovare al seguente link e che consiglio: https://www.ilpost.it/2024/02/02/povere-creature-romanzo-alasdair-gray/

Nel mio piccolo io invece mi sono interrogato sulle differenze tra le scelte che fa Lanthimos per raccontarci l'emancipazione della sua protagonista Bella Baxter e le scelte di altri film e altri registi in contesti simili.

 

Ho chiuso il mio precedente post commentando che la relazione tra Creature e esseri umani è un ideale possibile e immaginario che diventa reale nel film La forma dell'acqua di Guillermo Del Toro e quindi vorrei ripartire da qui.

 

La forma dell'acqua (2017): Trailer ufficiale italiano

Il trailer italiano de La forma dell'acqua per ripassare la storia

 

LA CREATURA DELL'ACQUA

Mi piace ricordare questo film per iniziare questa seconda parte perché la protagonista, Elisa, sembra partire da una situazione simile a quella di Bella Baxter dopo che ha scoperto il piacere sessuale. Là dove Bella conquista la consapevolezza del piacere attraverso i frutti, Elisa trova il piacere nell'abbraccio caldo della sua vasca con le proprie mani. Entrambe hanno consapevolezza del piacere, Bella nella forma ingenua di un'adolescente che non è mai stata plasmata e condizionata dalla società, Elisa al contrario nelle regole della società stessa, nella sua intimità. Il suo silenzio e i suoi sguardi la proteggono dall'intrusione del mondo esterno.

Partendo quindi dalla conquista della stessa conoscenza le due protagoniste prendono strade opposte. Se per Bella il piacere è una passione e un piacere che può avere da chiunque, anche da una persona spregevole come il Casanova Wedderburn, per Elisa il piacere è legato a qualcosa di sublime e lo donerà all'unico essere vivente che amerà. Mentre Bella si amalgama alla società e cresce con essa, Elisa la rifugge: i suoi rapporti sono ridotti al minimo, l'unica persona che le parla è la collega con cui lavora tutto il giorno e il suo vicino di casa. Il resto del mondo la ignora o la deride. La sua emarginazione è evidente. Lanthimos e Del Toro prendono quindi due strade e due scelte narrative opposte esattamente come i loro personaggi. Se il primo mantiene il racconto a un livello concreto e razionale, l'altro ci porta nell'idillio della poesia.

 

locandina

La forma dell'acqua (2017): locandina

Locandina con il disegno che ritrae l'abbraccio nell'acqua del bagno tra Elisa e la Creatura

 

Ne La forma dell'acqua è molto interssante poi l'emancipazione della Creatura che avviene per mezzo dell'essere umano. Se all'inizio la Creatura ci viene presentata come un mostro violento e aggressivo, basterà poco perché essa impari a evolversi e a relazionarsi. Quando Elisa gli porge il primo uovo la Creatura conosce solo la violenza e la brutalità della specie umana, infatti urlerà aggressivamente verso la ragazza. Ma successivamente imparerà a fidarsi di lei. Già dal secondo uovo accompagnato da un giradischi che avrei potuto richiamare nel mio post sui vinili, una musica abbatte le barriere e li unisce. Una sequenza di uova, musica e balli li legherà, attraverso il vetro nel loro primo contatto. Ed è a mio parere molto significativo che i gesti e la musica trascendano al posto delle parole la fisicità per creare quella connessione intellettuale tra i due protagonisti.
Dopo avere scoperto che la Creatura sarà vivisezionata, Elisa decide di salvarla. Trova nella propria determinazione il proprio potere, sfida la società e le norme per portare a termine il proprio progetto di liberazione dell'ostaggio, maturando una consapevolezza inedita fino ad allora. La relazione tra lei e la Creatura acquatica diventa un volano verso una persona nuova, rinata dall'attenzione di un essere che non la giudica, ma la ascolta e la guarda per quello che è.

 

Meraviglioso montaggio da YouTube sulla colonna sonora del film.

Una volta che la salva, ospita la Creatura nella sua vasca. Accarezzandole il petto la vede illuminarsi, le loro due solitudini si scoprono e si toccano. E qui ecco l'evoluzione: entrambi conoscono l'amore fisico come strumento di manifestazione di quell'unione intellettuale che li ha legati fino a quel momento. È da questa unione fisica non esibita che avviene dietro la tenda della doccia che Elisa e la Creatura si evolveranno. Elisa sorride al lavoro e inizia ad aprirsi con la collega confidandole la scoperta dell'amore e come i due si siano uniti vincendo le differenze fisiche. La vasca è solo il principio del loro talamo, il loro amore dilagherà nel bagno che li avvolgerà dirompente in un simbolico amplesso acquatico. La cura dell'una per l'altro diventa il gesto d'amore ricambiato. Ed Elisa, muta dalla nascita, improvvisamente nello sforzo di comunicare il proprio amore trova la propria voce.

 

Sally Hawkins, Doug Jones

La forma dell'acqua (2017): Sally Hawkins, Doug Jones

La commovente scena del ballo che si apre con Elisa che parla alla Creatura

 

LA CREATURA DI FRANKENSTEIN

 

Chiaramente l'altro inevitabile punto di riferimento di Povere Creature! è la storia di Mary Shelley. Bella si è più volte detto che è una Frankenstein, o meglio una creatura analoga a quella creata dal Dottor Victor Frankenstein. Ma ciò che lega e distingue i due personaggi non è tanto la loro origine, dove Bella ha solo un trapianto di cervello mentre Frankenstein costruisce da una serie di materie prime diverse la sua creatura, quanto ovviamente la loro evoluzione.

Prendo come esempi due film che considero un punto di riferimento sul personaggio: il film di James Whale e la rivisitazione di Kenneth Branagh.

 

 

 La locandina di Frankenstein del 1931 di James Whale

 

Uno dei meriti di Whale è stato quello di caratterizzare la propria storia con una creatura-simbolo dell'incomunicabilità tra esseri umani e creature. Come frequentemente accade il primo impatto col diverso è per l'essere umano sempre complicato e la paura, lo spirito di autoconservazione e la difficoltà di accettare la mancanza di controllo rendono la relazione conflittuale e di difficile gestione. Non è così per Godwin e Bella che invece hanno sin da subito un rapporto umano costruttivo, quasi paterno. Nel film di Whale Henry invece ha inizialmente un rapporto di fiducia con la creatura, la comanda e cerca di educarla, ma le continue angherie di Fritz fanno precipitare la situazione. Henry, dopo avere visto Fritz ucciso, maltratta la creatura e decide di abbatterla perché il conflitto tra i due diventa insanabile. La mostruosità orrorifica della creatura si esprime nelle scene di lotta e nelle sue espressioni vocali, ma presto si trasforma in una forma di drammatica predestinazione alla solitudine e all'emarginazione. La creatura entra in contatto con una bambina e gioca con lei, cerca una relazione: è evidente la natura interiore buona del mostro, ma come frutto di una situazione ambigua e di un analfabetismo di base la Creatura getta nel lago la bambina facendola annegare. Da quel momento la ricerca da parte del mostro di un suo posto nel mondo e il rigetto e i fraintendimenti degli esseri umani lo porteranno al rogo in completa solitudine. E se il film di Whale non dona la parola alla Creatura e quindi con grande abilità ci racconta il dramma con la sola forza dell'impianto scenico, Branagh ce la mostra in tutta la sua shakespeariana drammaticità.

 

Trailer da YouTube di Frankenstein di Mary Shelley di Kenneth Branagh

 

La creatura di Branagh ha uno spessore notevole. Il suo rapporto col padre creatore ha come sempre una natura conflittuale, ma in questo caso l'emancipazione della creatura avviene dapprima attraverso una relazione a distanza. Infatti mentre Bella Baxter si rapporta con le persone complice la sua bellezza, la creatura di Frankenstein ha un aspetto mostruoso e l'unica possibilità che ha di salvare sè stessa è di vivere nell'ombra. L'osservazione degli esseri umani gli fa recuperare una coscienza e abilità che erano state come dimenticate, ma gli fa ritrovare i sentimenti dell'amore, della famiglia e dell'amicizia. La creatura esattamente come Bella apprende le parole, i gesti. Ma mentre Bella viene formata da Godwin con dedizione, il mostro di Frankenstein si forma da solo e vive il disprezzo e le bastonate dell'uomo.

 

"Tu mi hai dato queste emozioni, ma non mi hai detto come usarle. Ora due persone sono morte per colpa nostra. Perché?"

 

La creatura viene allontanata, la sua unica possibilità di crescita è dettata da una vita condannata a essere nascosta. Finché la situazione diventa insostenibile ed è fondamentale per la crescita del personaggio il confronto con il suo creatore, Victor Frankenstein. Nel loro incontro il dibattito apre a una nuova umanità della creatura e pone allo spettatore il tema della consapevolezza delle azioni e delle responsabilità che comporta la sua esistenza.

 

"Ti sei mai fermato a riflettere sulle conseguenze delle tue azioni? Tu mi hai dato la vita e poi mi hai lasciato a morire. Chi sono io?"

 

L'emancipazione successiva, quella che ci prepara alla completa umanizzazione della creatura avviene quando desidera una compagna, momento in cui accarezza il volto di Justine con un gesto d'amore che lo prepara all'età adulta. Il mostro sente istintivamente che l'amore umano possa portare a un senso di appartenenza e felicità la sua vita.

 

"Io so solo che mi basterebbe la comprensione di un essere vivente per farmi sentire in pace con tutti. L'amore che è in me è talmente grande che tu stenteresti a immaginarlo e il mio furore ha un'intensità che tu non puoi concepire. Se non troverò il modo di soddisfare l'uno, darò libero sfogo all'altro."

 

E questa sottotrama che condizionerà la parte finale del film, forse ispirata dal film di Whale La moglie di Frankenstein, apre a un altro passaggio dell'emancipazione umana: il desiderio di avere una relazione fissa con una creatura di sesso opposto. Il mostro costringe Victor a riportare in vita Elizabeth a cui ha strappato il cuore e cerca di richiamarla a sé dopo la rinascita. Anche in questa situazione il rapporto conflittuale creatore-creatura porta all'ennesima frattura che sembra non doversi più sanare, fino a quello che poi è il colpo di scena finale e il riassunto psicologico del personaggio: il conflitto era semplicemente la ricerca di un'eterna accettazione paterna che non è mai arrivata semplicemente perché Victor risulta essere un padre inadeguato e un creatore narcisista che ha dato vita senza essere disposto a mettersi in gioco per formare la vita che ha creato. Questo è un punto fondamentale: l'uomo non è semplicemente una macchina complessa che si muove, non è un'accozzaglia di materie prime di qualità e un organismo pieno di energia che vive, ma è crescita e formazione, l'emancipazione di cui ci parlano tutti questi film!

 

 

Robert De Niro

Frankenstein di Mary Shelley (1994): Robert De Niro

 

"Lo sapevi che so suonare? In quale parte di me risiedeva questa conoscenza? In queste mani? In questa mente? In questo cuore? E leggere? E parlare? Non sono cose apprese, quanto cose ritrovate nella memoria."

 

La memoria che diventa valore formativo: l'essere umano senza memoria e senza esperienza diventa debole e fragile e non può essere padrone del proprio destino nè di sè. Conoscersi in fondo è affrontare l'abisso della propria memoria, ma nel caso della Creatura di Frankenstein non c'è scampo: come può lei ricostruire o comprendere ciò che gli appartiene, ma che non ha maturato?

E la curiosa differenza tra questo mostro e Bella non è solo nell'aspetto ripugnante di uno contrapposto a un aspetto suadente dell'altra, ma è il percorso che i due personaggi fanno. Bella vuole diventare medico imitando il suo creatore che ama nel film, ancora più significativa la ragione nel libro perché lì Bella vede una donna morire per un aborto clandestino e vuole quindi mettere a frutto le sue capacità superiori per migliorare la vita degli altri e contribuire al progresso sociale, diventando socialmente utile come prima donna medico di Scozia. La creatura di Frankenstein invece dipende completamente da Victor, per lui la vita è più elementare. Se Bella Baxter si preoccupa di affermare la propria indipendenza intellettuale e vuole contribuire al benessere della società, la creatura di Frankenstein che non ha nemmeno un nome vuole semplicemente amore e comprensione e vuole fuggire e rifugiarsi in essi.

 

"- Chi siete?
- Non mi ha mai dato un nome.
- Perché piangete?
-Era mio padre"

 

Ho trovato affascinante durante questi confronti tra evoluzioni di esseri umani e creature le somiglianza e le differenze, il percorso individuale che porta gli esseri viventi alla crescita interiore.

Se in Povere creature! Lanthimos rifugge l'amore idilliaco per una vita più concreta e non convenzionale, se il mostro di Frankenstein insegue un sogno di integrazione, ne La forma dell'acqua la scena finale si fa accompagnare da una pioggia intensa. Elisa vestita di rosso a suggellare l'ultimo addio e a stagliarsi nei chiaroscuri del finale e una poesia a suggellare con semplici parole la conquista dell'amore.

 

"Incapace di percepire la forma di te,
ti trovo tutto intorno a me.
La tua presenza mi riempie gli occhi del tuo amore,
umilia il mio cuore,
perché tu sei ovunque".

 

Il finale poetico de La forma dell'acqua

 

E mi viene sempre da pensare che se i film ci raccontano amori idilliaci come questo, lasciarsi ispirare da queste storie e tendervi sia la scelta più sensata che da giovane prima e da adulto oggi io possa fare.

Vorrei dedicare un terzo articolo a questa mia personale indagine sul viaggio che diventa occasione di una crescita delle creature e dell'uomo che entra a contatto con esse.

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