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THE NEW POPE
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Sorrentino stupisce. Sorrentino delude. L'ambiguità è la sua panacea. Questi nuovi episodi presentati alla stampa esattamente, il secondo e il settimo, sembrano reiterare il già visto. Sempre lunghe inquadrature, eleganti come una porcellana cinese, ma come quest'ultima avventurati verso la fragilità.


Fragili perchè a lungo andare anche la bellezza annoia, se non viene supportata da tematiche, dialoghi, idee. O da uno script insomma. Cosa che il cinema tenderebbe a richiedere. Qui siamo come di fronte a donna che fu bellissima, ma che non percepisce la sua anzianità, oppure a una Miss Mondo che è muta. E, come tale, non ha niente da dire, da comunicare oltre alla sua avvenenza.

Il processo come capirete diventa sterile o in altro modo autoreferenziale. Certo non li abbiamo visti tutti gli episodi quindi concediamo logicamente a un grande artista, che ci ha stupito con L'uomo in più, con Le conseguenze dell'amore (uno dei miei film preferiti, se mai interessasse a qualcuno) con  Il divo e La grande bellezza il beneficio di un grandissimo dubbio che da Berlusconi in poi, diviene quasi una certezza.
Feste, zoccole, miriadi di donne, ora anche col papa resurto dal coma che gioca in spiaggia a fare il piacione. Corpi nudi decadenti, che ricordano la Vanessa Beecroft dei primi tempi, fragilità degli esseri umani con le loro debolezze e fisse, l'umanità che descrive Sorrentino sembra cristallizzata, sembra sempre la stessa, sotto vuoto, come se le mancasse una linfa vitale per autoevolversi o autoeliminarsi.

 

 

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