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Quella capanna vicino alla palude: Zagor tra cinema e fumetti. Omaggio a Sergio Bonelli e Gallieno Ferri.
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Se vi dovessi dire qual è uno dei miei primissimi ricordi da bambino, nonché da lettore, vi descriverei senza dubbio una scena dai contorni parecchio sfocati, ma che nel suo nocciolo è tuttora viva nei miei pensieri.

Due uomini lottano disperatamente per la propria vita: uno è armato di coltello, dai tratti somatici orientali e i capelli a caschetto e cerca di aver la meglio sull'altro, un bianco che indossa dei jeans e una strana e colorata casacca rossa sfrangiata sulle spalle, con sul petto un'aquila nera stilizzata in campo giallo. La situazione è resa ancora più pericolosa dal fatto che i due sono in mezzo ad un fiume impetuoso e galleggiano a malapena su un pezzo di ghiaccio prossimo a rompersi e a precipitare nelle rapide...

A colpire la mia fantasia furono molte cose, tra cui lo strano nome del protagonista. Parlo di Zagor (Za-gor Te-Nay, che in dialetto algonchino significa lo Spirito con la Scure). Ma quella che ho descritto non è la scena di un film d'avventura (benché su Zagor esistano ben due film turchi dei primi anni '70, assolutamente apocrifi e di cui i suoi autori originali all'epoca nulla sapevano e un documentario del 2013 "Noi, Zagor"), nè di un romanzo, ma di un fumetto.

Nello specifico vi ho parlato dell'albo n° 79, "Eskimo", pubblicato per la prima volta nell'ormai lontano gennaio 1972. La passione per Zagor mi venne fin da molto piccolo, attorno ai 5 anni, ancor prima di andare a scuola, e fu proprio Zagor la molla che fece scattare in me la curiosità di imparare a leggere così presto, per capire cosa dicevano quelle nuvolette che fuoriuscivano dalla bocca dei personaggi, non accontentandomi più di guardarne solo le figure disegnate.

Cose che ti segnano l'infanzia e ti in...segnano a leggere.

Ai bambini di quegli anni per volare con la fantasia bastava poco, anche solo le pagine in bianco e nero di un fumetto. E il tuo eroe preferito poteva essere proprio quello strano tipo con la casacca rossa, senza superpoteri benché forte ed agile, astuto e con una mira infallibile nel lanciare la sua scure, o meglio il tomahawk. Uomo (poco) comune Zagor, che scopriremo chiamarsi Patrick Wilding, ragazzino orfano allevato prima da un trapper filosofo e vagabondo, Wandering Fitzy, che gli farà da padre e gli insegnerà anche a lanciare la sua scure e poi da artisti circensi, i Sullivan, da cui apprenderà altre "specialità", sviluppando capacità apparentemente incredibili agli occhi delle tribù indiane del luogo. Loro lo credono un invincibile ed invulnerabile spirito: sia per le sue sempre fantasiose ed incredibili apparizioni, sia per la sua fenomenale agilità nello spostarsi velocemente tra gli alberi e le liane (come il Tarzan di Edgar Rice Burroughs) della paludosa foresta di Darkwood, il luogo dove vive nella sua capanna col fidato amico Cico e che fa da base ai suoi spostamenti per tutta l'America.

Zagor, Cico e Digging Bill. Sulla somiglianza di Zagor avrei forse da ridire, ma Cico è proprio lui!

Forse avrei scelto un protagonista un po' più aitante, ma vabbé...

C'è anche l'imperdibile Dvd... mmm... o forse è meglio rileggersi qualche fumetto?

Un western quindi? Beh, molto atipico e contaminato da altri generi se il nostro eroe, oltre che coi normali abitanti dell'epoca come pellerossa, soldati e cowboys, ha a che fare con lupi mannari, vampiri, druidi celti, strani esseri alati, mostri e creature di ogni specie, robot giganti creati da diabolici scienziati pazzi e addirittura pericolosissimi extraterrestri.

Ma questo non vuol certo essere un resoconto su chi sia Zagor o quale (grande) importanza abbia avuto per il fumetto popolare italiano: chi volesse approfondire potrà farlo in rete, con informazioni certo più interessanti ed esaustive. Io con questo piccolo ma sentito omaggio vorrei invece ricordare i suoi due grandissimi autori: il suo creatore grafico, Gallieno Ferri, purtroppo scomparso il 2 aprile scorso e Sergio Bonelli, alias Guido Nolitta come amava firmarsi quando scriveva fumetti, il grande editore milanese figlio di Gianluigi Bonelli (il papà di Tex), scomparso proprio il 26 settembre di cinque anni fa e che con la sua storica casa editrice ha allietato (e contribuito a "formare") intere generazioni di ragazzi.

Sergio Bonelli, a sinistra, fotografato dal "nostro" Ethan a Stradella (PV).

Una "formazione" anche cinematografica, se vogliamo dirla tutta. Già, perché Sergio Bonelli oltre che di viaggi in giro per il mondo, con una predilezione per l'Amazzonia che gli sarà di spunto per creare, molti anni dopo Zagor, uno dei suoi (anti) eroi più riusciti, Mister No, è da sempre stato anche un appassionato ed onnivoro cinefilo. E questa sua passione proprio in Zagor la riversò, prendendo talvolta spunto da amate pellicole, proprio per immergere i suoi personaggi (e noi lettori) in trame che la sua grande fantasia e bravura sapevano rielaborare in maniera nuova, seppure "classica", facendoci emozionare durante la lettura dei suoi albi proprio come al cinema. Ma non certo per "copiarle" perché a corto di idee, bensì per trasmettere questa sua passione ai suoi lettori (dichiarandolo apertamente in più occasioni) e spronandoli a scoprire o approfondire, andando oltre le sue storie e stimolandone la curiosità allargando i propri orizzonti letterari, cinematografici, etc., a dimostrazione che anche il fumetto, da molti stupidamente spesso considerato di inferiore dignità, potesse invece veicolare cultura "alta" (ed altra) presso le "giovani menti".

Io credo proprio che di questa cosa bisogna dargliene atto: Sergio Bonelli non è stato "soltanto" (anche se già basterebbe e avanzerebbe pure...) un grandissimo sceneggiatore ed editore, ma anche un uomo di grandissima cultura. La amava e cercava di diffonderla a piene mani e a 360°, in maniera mai pedante e sempre interessante, anche tramite l'avventura di Zagor e la comicità di Cico e di tutta l'immensa galleria di azzeccati, drammatici, buffi e strampalati personaggi che creò, perché arrivava con semplicità a chiunque, ponendosi sempre al suo livello e senza mai salire in cattedra, anche se ne avrebbe avuto titolo per farlo. Una dote questa non certo da tutti e che ci fa sentire ancora di più la sua mancanza, avercene gente come lui in questi nostri tempi disastrati...

È per questo e mille altri motivi, che ti dico davvero grazie di cuore, caro Sergio! Credo sia anche merito tuo (e non solo dei registi e attori che li crearono) se i primi film che vidi da bambino (con mia mamma che li guardava con me) furono proprio quelli dei mostri della Universal: i vari Frankenstein con Boris Karloff, il Dracula di Bela Lugosi nel film di quel Genio di Tod Browning e quelli della Hammer con Christopher Lee, quelli con Lon Chaney, "l'uomo dai mille volti" com'era detto per la bravura nel trasformarsi in sempre nuovi personaggi e tanta SF anni '50 e ' 60, che anche tu amavi e ti ispirarono molte belle pagine, in nuove reinterpretazioni merito dalla tua sfrenata fantasia. Cito solo ad es. il barone Rakosi o gli extraterrestri Akkroniani, alleati della storica nemesi di Zagor, lo scienziato pazzo Hellingen, che alle fattezze del mutante di Metaluna di Cittadino dello spazio erano chiaramente ispirati.

Il barone Bela Rakosi si svela ai suoi ospiti... In questa classica storia del duo Nolitta/Ferri ritroviamo tutta l'atmosfera dei più bei film di Dracula: nel nome cita l'attore Bela Lugosi, ma nell'aspetto ricorda più Christopher Lee. © Sergio Bonelli Editore

Per mettere in fuga un vampiro può bastare molto meno di muscoli e coraggio... Ottimo narratore di storie drammatiche e avventurose di Zagor, Bonelli era a suo agio anche nei divertenti siparietti comici della sua buffa spalla, Cico. © Sergio Bonelli Editore

Extraterrestri di ieri e dell'altro ieri a confronto: la parentela è evidente. Scena tratta dal film: Cittadino dello spazio

Il n.181 fa parte di una lunga storia diventata un "classico" e fu l'ultima sceneggiatura di Sergio Bonelli per la serie regolare di Zagor. ©Sergio Bonelli Editore

Questi film, che all'epoca venivano spesso replicati in TV, mi appassionavano certo più di qualunque cartoon Disney (ero un bimbo strano lo so e qualcuno dice io sia strano ancora oggi...). Passione che non si è mai spenta e ha fatto si che il cinema restasse sempre una costante importante nella mia vita. Con Zagor è iniziata, con Dylan Dog (altra serie Bonelliana fortemente influenzata dal cinema) da adolescente si è acuita, ed è proseguita fino ad oggi, intervallata a letture di molti altri personaggi della "Sergio Bonelli Editore", anche più recenti, e proprio di Zagor alcuni di loro, almeno in parte, sono "figli".

E anche di persona Sergio Bonelli sapeva essere un grande: tanti anni fa ebbi il grandissimo piacere di parlargli per una buona mezzora a una fiera del fumetto. Lui, con assoluta disponibilità, simpatia e gentilezza, si sedette accanto a me e chiacchierammo di svariati argomenti, quasi come fossimo vecchi amici che si erano reincontrati per caso. E per me e migliaia di altri lettori forse lui è stato davvero un amico, anche se ci ha parlato per tanti anni attraverso le pagine dei suoi fumetti, anziché personalmente. Oggi gli scrivo qui quel che quel che allora, vuoi per timidezza o per non importunarlo troppo, evitai, preferendo parlar d'altro, com'era giusto fosse. Vi sarò sempre grato, Sergio e Gallieno, per le tante appassionanti e divertenti ore passate nei fantastici mondi in cui mi avete trasportato.

E visto che Zagor merita molto più di queste mie semplici parole di stima e riconoscenza e non sono certo l'unico ad amare il re di Darkwood, vi presento a seguire il prezioso contributo di altri due amici ed utenti di FilmTV, Gianni e Fabio (Ethan), che ringrazio per la collaborazione e per le foto autografe e dell'incontro a Stradella, ma ancora di più per la pazienza avuta nei miei confronti (loro sanno il perché...). Come me vogliono testimoniarvi la passione che ci accomuna verso il mondo di questo fantastico personaggio che è Zagor. Grazie di cuore Sergio e Gallieno e... AAAAAYYYAAKKK!!!

 

P.S. Per chi volesse approfondirne la conoscenza, consiglio il documentario di Giancarlo Soldi "Come Tex nessuno mai", che a dispetto del titolo proprio a Sergio Bonelli è dedicato e non al famoso ranger. Soldi, che era un suo caro amico e grande appassionato di fumetti e viaggi, ci regala un bel ritratto del grande autore ed editore lombardo, visione obbligata per ogni Bonelliano D.O.C. Sempre Soldi firma la regia del più recente "Nessuno siamo perfetti", imperdibile documentario su un altro grande del fumetto (Bonelliano e non solo) e della letteratura e altro, Tiziano Sclavi. Ve ne parlai in quest'altro post..Buona visione!

A detta di molti uno degli albi migliori di sempre. Ed Ethan c'è l'ha pure autografato... che invidia!

Cartoline da Darkwood, di GianniSV66

I miti della mia infanzia? Dunque John Wayne che cavalcava inesausto nelle pianure del West, i cartoni animati della Disney che genitori o zii mi portavano a vedere nel cinema parrocchiale situato in fondo alla via dove abitava mia nonna (cinema Lux per la cronaca), Wile E. Coyote che inseguiva Beep Beep (ovvero il Road Runner, ma allora lo chiamavano con quel nome che derivava dal suo “verso”, una onomatopea anche se allora non sapevo neanche cosa volesse dire), i Fantastici Quattro e il Mitico Thor, la TV dei ragazzi in bianco e nero, i dinosauri e gli antichi romani sui libri illustrati che mi regalavano a natale (ognuno ha i suoi miti, non storcete il naso) e soprattutto lui, Zagor, lo Spirito con la Scure.

Il mio incontro col mondo Bonelli era avvenuto attraverso Tex, grazie alla collaborazione involontaria di mio papà. Allora (quaranta e passa anni fa, sigh!) i collezionisti di fumetti erano pochi, chi acquistava i volumetti in edicola li regalava una volta letti. Papà li raccoglieva dai colleghi e poi li portava a casa con l'idea di leggerli. Ma restava un'idea, perché lui non è mai stato un gran lettore (neanche di fumetti) e perché qualcuno provvedeva a rubarglieli e a tenerseli. E quel qualcuno ero io.

Tex mi piaceva assai perché mi ricordava molto il mio mito cinematografico sopra citato, ma la folgorazione avvenne per Zagor. Arrivò leggermente dopo (Tex era il più diffuso) e subito mi conquistò. Certe connotazioni fantastiche che erano tavolta accennate in qualche avventura del Ranger e dei suoi pards (e che trovavo irresistibili) in Zagor la facevano da padrone. Tex era western al 100%, Zagor lo era solo al 50%, perché il resto era fantasy, fantascienza, horror, avventura a 360 gradi, venata da una bella dose di ironia.

Zagor che viveva nella foresta di Darkwood, un po' giungla tropicale e un po' foresta boreale, in un New England immaginario (come quello di Lovecraft...i cui mostri compariranno pure in una avventura di Zagor, Il Terrore dal Mare), con una capanna in mezzo alla palude come residenza.

Ma non era solo la capacità di soddisfare la mia sete di avventura ciò che mi piaceva così tanto dei fumetti di Zagor, c'era anche quella vena di ironia incarnata nel cicciotello Cico, amico di mille peripezie, tanto divertente quanto improbabile ed improbabile come il suo nome completo (Cico Felipe Cayetano Lopez Martinez y Gonzales... o almeno così me lo ricordo), pasticcione e confusionario ma fedelissimo e fidatissimo. Viaggiavo con la fantasia, leggendo Zagor, e ridevo di gusto.

Già Zagor... pochi mesi fa ci ha lasciato Gallieno Ferri, il suo inventore (insieme a Guido Nolitta, pardon Sergio Bonelli, sono la stessa persona) e d'istinto mi sono andato a cercare (il bello del web) le copertine che il il grande disegnatore genovese ha creato per lo Spirito con la Scure. E quanti ricordi, quante emozioni nascoste nell'angolo della memoria sono saltate fuori. Si invecchia ma si resta sempre un po' bambini in fondo, e basta riprendere in mano le vecchie copertine di un fumetto che mi ha fatto viaggiare più di una compagnia aerea, per ritornare indietro nel tempo. Non posso proprio chiudere senza citare la mia avventura preferita: Odissea Americana. D'accordo che quando si è bambini ci si stupisce per poco, ma la prima volta che lo lessi restai quasi shockato, nessuno aveva osato tanto su un fumetto, almeno nessuno di quelli che avevo letto. Addio Gallieno, potrà sembrare retorico, ma non mi importa: grazie di cuore per tutta quella sana dose di fantasia che mi hai regalato con i tuoi disegni. Me la sono portata dentro per tanti anni, ce n'è rimasta un po' anche adesso.

Il Maestro Gallieno Ferri, a sinistra, rende felice il "nostro" Ethan, uno dei fans di Zagor...

Odissea Zagoriana, di Ethan

Non sono un appassionato di fumetti tout court e questo già mi differenzia (e mi limita) rispetto alla passione per il cinema, che è onnivora e sempre stata costante; del mondo delle nuvole parlanti conosco bene, per il semplice fatto di aver letto non dico per anni ma per decenni le loro avventure, solo due personaggi, entrambi appartenenti all'universo bonelliano, che sono TEX, creato nel 1948 da Gianluigi Bonelli e graficamente da Aurelio Galleppini, e ZAGOR, nato nel 1961 dalla fantasia di Sergio Bonelli e reso sulle tavole da Gallieno Ferri.

Mentre per Aquila della Notte (il nome indiano di Tex) il mio interesse è stato praticamente immutato nel corso degli anni, fino ad una decina di anni fa, ritenendo 'esaurita' la possibilità di sfruttamento del personaggio, con Lo Spirito con la Scure ho mantenuto un rapporto contrastato, con periodi di disinteresse totale alternati ad altri di fervore e necessità di recuperare albi e storie perse per strada, arrivando a possedere la collezione pressoché completa fino all'albo 600, arrestandomi simbolicamente, a quel che penso sia al momento una fase di stasi del personaggio – ne ha attraversate molte, la più celebre è la crisi creativa culminata a inizio degli anni '80, durata un lungo periodo, definito il periodo Toninelli, dal nome dello sceneggiatore che scriveva gran parte delle storie e terminata, a detta di molti critici, con l'albo della Rinascita dell'eroe di Darkwood, il 335 "Ladro di ombre", scritto da Mauro Boselli, e durata, a mio modesto parere, fino al 2009, con una varietà di personaggi, una riproposizione di vecchi, una qualità costante di storie di buon livello.

Ciò che invece ha sempre caratterizzato costantemente il personaggio è il suo disegnatore principe, Gallieno Ferri: ligure, nato a Genova nel 1929 e scomparso pochi mesi fa, il 2 aprile 2016, ha condotto per mano la sua creatura, disegnando tutte le copertine della serie cosiddetta Gigante, che riprende in toto le storie prima pubblicate negli albi a striscia dal 61 al 70, inaugurata nel n. 52 della Collana Zenith, (che crea lo strano sfasamento tra le numerazioni esterna ed interna, che corrisponde al reale numero della serie Zagor, immutata fino ad ora, chi lo sa se anche per scaramanzia) e che continua tutt'oggi, con il n. 666 (o 615), in uscita a inizio ottobre, che s'intitolerà proprio Zenith 666, con Alessandro Piccinelli nuovo copertinista e successore di Gallieno Ferri. La storia, eccezionalmente a colori, sarà scritta da Luigi Mignacco, sceneggiatore anche di Dylan Dog e che il suo autore Tiziano Sclavi vuol omaggiare (666 è anche il numero di targa del maggiolino di DYD), avendo egli scritto in gioventù diverse storie di Zagor e riportando in scena alcuni suoi personaggi creati per l'eroe di Darkwood, quasi una sorta di connubio tra due dei più famosi eroi Bonelliani di sempre.

La prima bella copertina di Zagor disegnata da Alessandro Piccinelli. La storia è un omaggio a Sclavi e a Dylan Dog, con tantissimi richiami a storici albi dell''Indagatore dell'Incubo.

Ma dicevamo di Ferri... il suo tratto, evolvendosi nel corso del tempo, è sempre parso molto dinamico e dotato di una certa plasticità e di una capacità di dare ritmo e drammaticità, ma anche rendere al contempo l'umorismo, portato dalla spalla del protagonista, il messicano tozzo e perennemente affamato Cico, alle storie inventate in primis da Sergio Bonelli, (ma addirittura nei numeri 3, 4 e 5 curò anche soggetto e sceneggiatura e quindi si può dire che siano tutti farina del suo sacco) che si firmava con lo pseudonimo Guido Nolitta e poi dai tanti succedutisi e alternatisi con lui, su tutti Burattini e Boselli.

Suoi sono i volti e le fattezze originali, oltre che di Zagor e Cico, degli amici storici Tonka, Trampy, Ramath, Wandering Fitzy, del nemico-amico Guitar Jim, della prima donna, Frida Lang, nonché della vasta schiera degli agguerriti nemici: da Hellingen a Iron Man, dal vampiro Rakosi a Ben Stevens, il re delle aquile, dall'enigmatico Supermike al terribile Kandrax il druido fino ad arrivare, in tempi più recenti, al diabolico e letale Mortimer.

Tutti, buoni e cattivi, sono ritratti con una vasta gamma di espressioni, che vanno dalla grinta, alla ferocia, alla rabbia, alla paura, con un'accuratezza di particolari che non è mai venuta meno, salvo qualche umana "debolezza", presente ma che gli perdoniamo, data la quantità e la qualità medio-alta delle tavole, nonché delle copertine, portate a termine.

Tavola originale di Ferri per la copertina del n. 106, parte centrale di una storia divisa in quattro albi.

Ovviamente anche gli sfondi dove i personaggi si muovono sono importanti, dato che non solo la (immaginaria) foresta di Darkwood fa da teatro delle avventure di Zagor, ma, dati i leggendari viaggi compiuti da Zagor, sempre con il fedele Cico, dalle foreste pluviali del Sud America, ai deserti assolati dell'Africa orientale, fino ai paesaggi innevati del Nord Europa, in pratica tutti i continenti sono stati rappresentati con dovizia di particolari dalle matite instancabili di Gallieno.

In ultimo vorrei aggiungere un ricordo personale dei due creatori di Zagor, che ebbi, un sabato pomeriggio di sei anni fa, nel 2010, a Stradella (PV) ad una fiera del fumetto, la fortuna di vedere di persona entrambi, scambiare con loro qualche breve parola, data la moltitudine di gente presente, e soprattutto farmi autografare la copertina dell'albo n. 88 intitolato 'Odissea americana', che ritengo, a mio modesto parere, il capolavoro della saga zagoriana tra le storie che si possono definire brevi: lo stesso Bonelli, il più loquace tra i due, asserì di essere d'accordo con la mia opinione e questo mi fece molto piacere. Ferri, al contrario di poche parole, fece uno schizzo stilizzato di Zagor, che dedicò a mia madre, presente con me quel giorno, e lo autografò. Da quel giorno, vista anche la scomparsa dei due autori (Bonelli ci lasciò a causa di una breve malattia, già nel settembre del 2011), questo albo lo conservo come un vero e proprio cimelio, un pezzo "da collezione".

Tex e Zagor camminano da buoni amici in questo inedito con dedica autografa degli autori

"Basta poco" per accontentare l'impavido Ethan, in piedi, dinnanzi a Roberto Diso (che sostituì Gallieno Ferri, anche primo copertinista di Mister No, diventandone il successore e dando la sua impronta al personaggio) e Sergio Bonelli

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