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Courmayeur Noir Film Festival 2015 – Un festival ad alta quota
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Se è vero, come si dice spesso, che le piccole cose sono le migliori, allora il Courmayeur Noir Film Festival è davvero un’esperienza da promuovere e coltivare con passione, la stessa che si respira dalle parole dei principali responsabili della manifestazione (Giorgio Gosetti e Marina Fabbri), ma anche dai comportamenti di tutti coloro che rendono possibile sul campo l’evento e dai tanti artisti che ci vengono abitualmente anche quando non hanno nulla da presentare. La cornice logistica ovviamente da il suo contributo, una cittadina turistica da cartolina e poi uscire dalla sala e trovarsi ai piedi del Monte Bianco che ti guarda in tutta la sua imponente altezza non ha prezzo. Ma prima di tutto, ovviamente, c’è l’offerta che al contrario di tante altre manifestazioni cinefile ben più note, assume connotati da un lato specifici, il noir, ma dall’altro abbraccia l’arte in tutta la sua bellezza sotto altri punti di vista, il che gli permette di avere una sua esclusiva ragion d’essere.

Cinema, serie Tv e letteratura avanzano all’unisono, e lo dico io per primo da miscredente che oltre al cinema non ha altre grandi passioni, trovarsi in certi incontri ti apre nuovi orizzonti o quanto meno ti permette di vedere lo stato delle cose sotto diversi punti di vista. Credo che questa sia una ragione in più per amare questo Festival che provo nella mia esperienza a raccontare diviso per categorie.

 

 

Cinema

Sette film in concorso, tre fuori ed un corto (“Bar talk”, otto minuti da recuperare costi quel che costi). Tema principale il “noir”, ma anche la volontà di non stringere il campo, anche le sfumature meritano il loro spazio vitale, così che anche un film considerato di fantascienza/drammatico come “Brand New-U” entra nella selezione e lo stesso discorso vale, in modalità differenti, per il vincitore “Anacleto, agente segreto”. Sul premio influisce la scelta di dare voce esclusiva al pubblico che all’ingresso viene minuto di doppio tagliandino, un “sì” ed un “no”, si può depositare uno dei due o semplicemente glissare a seconda che si voglia premiare o meno il titolo, oppure semplicemente astenarsi ed alla fine quello che premia è il rapporto tra “sì” e “no” non la quantità che chiaramente è suscettibile del richiamo del pubblico ed anche dell’orario e dal giorno di proiezione. Mentre altri titoli potevano dividere, “Anacleto, agente segreto” possiede una verve che gli impedisce di essere detestabile (almeno a grandi linee), personalmente avrei optato per “The Ardennes” che è un noir in tutto e per tutto e che alla fine della proiezione è stato salutato da scroscianti applausi (gli stessi del vincitore, per inciso, nessuno scandalo all’orizzonte). Fuori dal concorso due anteprime come “Il ponte delle spie”, che sarà anche in uscita settimana prossima, ma che ha fatto registrare più del tutto esaurito e “Piccoli brividi” in uscita a fine gennaio, più “Cold in july”, per me un deja vu visto che passò al TFF nel 2014, appena trasmesso da Rai4, ma l’occasione lo richiedeva vista la presenza del suo scrittore. Ah già dimenticavo, a questo Festival si vede tutto gratis (in più se sei stanco ecco il caffè, sempre gentilmente offerto), già solo per questo si meritano tutti un grande plauso.

 

I vincitori, Patricia Rozema e Javier Ruiz Caldera 

 

 Serie Tv.

Anche qui non si scherza affatto. Un esordio amarcord (che ho mancato) con il pilot originale di “X-Files” ed il primo episodio dei tempi che furono di “Twin Peaks”, poi arrivano le anteprime. “Cherif”, serie francese a gennaio su “Giallo”, prime due stagioni acquistate dal canale e primo episodio che si dimostra, nella sua voluta leggerezza, molto attuale (in realtà è del 2013). Protagonista è un capitano di polizia magrebino non credente e guascone e la sua nuova collega dalla visione diametralmente opposta, con un caso che richiama le fronde di estrema destra. Messa in scena molto televisiva, ma capace di abbinare grandi problematiche alla leggerezza, presente in sala il protagonista e domande inevitabili sulla Francia post attentato e la questione “destra”.

Venerdì primo pomeriggio ecco uno spazio riservato a “The walking dead”, con un riassunto visivo delle puntate precedenti ed interventi dal web di Chiara Poli ed in sala di Luca Rochira e Mattia Nicoletti. In meno di un’ora viene raccontata la storia di una serie evento, la sua collocazione nella realtà attuale, televisiva e storica; non l’ho mai seguita, ma grazie ai presenti vien voglia di recuperare il tempo perso (tanto che Fabio alias Alan Smithee si catapulta su Amazon per vedere quanto costano i cofanetti).

La sera è invece l’ora di uno degli eventi più attesi della manifestazione, ovvero la proiezione in anteprima mondiale del primo episodio del nuovo corso di “X-files”. Sala gremita in ogni ordine di posto (o quasi), come vuole la tradizione, una ripartenza del genere non poteva che prevedere colpi di scena in successione. A parte l’inevitabile contraccolpo nel rivedere i due agenti del mistero invecchiati (senza trucchi ne inganni), c’è da perdere la testa, accade di tutto ed ovviamente l’amo è gettato alla grande. Vedremo come si evolveranno le cose, intanto gli appassionati non potranno perdersi il nuovo debutto che non si fa mancare nulla, forse eccedendo in mille rivoli, ma credo che i cultori abbiano bisogno di questo.

Sabato arriva “Black mamba” 100 minuti del nuovo “Coliandro”; sala che vede presenti i fratelli Manetti, il protagonista Giampaolo Morelli, orgoglioso di avere in sala il suo piccolo primogenito, e Carlo Lucarelli. Prima della visione già loro fanno un vero e proprio “cinema”, i fratelli Manetti ricordano il legame fortunato che li tiene a contatto col Festival (ogni cosa che passa da queste parti poi gli va alla grande), Carlo Lucarelli mette simpaticamente le mani avanti … praticamente nessuno ha visto questi 100 minuti, se non son fatti bene è colpa della regia perché la sceneggiatura è di ferro … grandi!

 

 

 

Letteratura 

Grandi incontri e grandi premi. Si parte col premio Scerbanenco che vede vittorioso Giampaolo Simi con “Cosa resta di noi”.

Venerdì mattina un incontro/evento imperdibile ad ogni latitudine nominato “notte italiana”; nella piccola sala Maserati Winter Lounge ecco Carlo Lucarelli, David Grieco, Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini. Tra romanzi da promuovere, ma soprattutto tanti dialoghi su Pier Paolo Pasolini e su Roma che unisce un po’ tutte le linee guida di lavori anche molto differenti. Mostrato in anteprima il backstage de “La macchinazione” in uscita, così ci dicono, a febbraio in sala con Massimo Ranieri nei panni di Pasolini (ancora più somigliante al poeta di quanto già non fosse Willem Dafoe nel film di Abel Ferrara). Poi novanta minuti ricchissimi, spazio anche a domande scomode (“anche il partito comunista ebbe di che ridire su Pasolini?!”) con uno sguardo al futuro perché ogni notte per quanto lunga possa essere finisce con un’alba. Un augurio per Roma, chiaro che non possiamo sapere quanto la notte possa essere lunga …

In questo campo però non può che essere dominante la figura del premiato Joe R. Lansdale che considera l’Italia la sua seconda casa (voci importanti gli dicono che lui è il miglior scrittore italiano), che a prescindere visita tre volte l’anno.

Presente in sala giovedì sera prima di “Cold in July” sottolinea, come già al TFF 2014, quanto abbia apprezzato la trasposizione, poi venerdì da il massimo. Alle 16.45 presenta “Honky Tonk samurai”, uscito in Italia prima che negli States, mezz’ora prima è già fuori dalla sala, firma volentieri qualsiasi copia del suo libro, scambia battute a ruota libera con chiunque con un inglese che si fa capire, una simpatia contagiosa, il miglior modo di porsi, a sensazione credo che gli venga terribilmente facile.

Incontro poi che lo vede parlare di tutto, vengono letti alcuni dialoghi del suo libro, ad occhio da leggere assolutamente. Poi la sera ritira il premio e non si accontenta dell’appazione; racconta un’aneddoto per il quale anni fa James Gray dovette ritirare il premio sempre a Courmayeur e gli chiese in prestito la giacca, per cui questa volta ci ha tenuto ad usare una giacca del noto regista per ritirare il premio. Gli crediamo anche perché fin troppo elegante per il suo stile, non so come ha fatto, ma in precedenza è sempre andato in giro con un giubbino di jeans, non sarà l’inverno più rigido della storia, ma diamine, caldo non faceva.

 

 

Conclusioni 

Avrei voluto dire di più, ma ci avrei dovuto remuginare per giorni, è stata un’esperienza bellissima che spero di poter rivivere nei prossimi anni. Un ringraziamento doveroso va a Fabio (Alan Smithee) che ha gettato l’amo che ho preso al volo (in fondo con meno di 500 euro si fa buona parte del Festival, cibo compreso), un saluto se lo meritano i giovani utenti di FilmTv che abbiamo conosciuto in loco (Piace91 e Sandy22), poco più che vent’enni ma già conoscono Alex de la Iglesia e Lanthimos (citati solo perché ne abbiamo parlato) come le loro tasche ed è sempre bello, e promettente, vedere nuove leve cinefile così. Aggiungo che non so in quanti festival possa capitare di vedere gironzolare a titolo gratuito personaggi come Gabriele Salvatores e Dario Argento, che dopo “Il ponte delle spie” era davanti a me, ma non mi sono sentito di importunarlo per una foto, in fondo il bello di un’occasione del genere è proprio che tutti possano esserci volentieri senza che vengano disturbati.

Altri 25 di questi anni Courmayeur!

 

For more info (e foto) : http://www.noirfest.com/

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