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PARDO NEWS 2014: ora si comincia veramente. Il nostro arrivo a Locarno
di alan smithee ultimo aggiornamento
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Eccoci finalmente: Port Cros ed Alan, arrivati nel tardo pomeriggio sulle rive estreme del Lago Maggiore, in quella Locarno patria del cinema internazionale piu' variegato. Preso possesso dei nostri pass con una facilita' e disinvoltura inversamente proporzionali alle burocrazie che hanno impegnato quest'anno la nostra Redazione (che ringraziamo ancora una volta per il prezioso interessamento), cosi' come della nostra dimora sulle alture quasi fiabesche che cingono la vallata circostante, torniamo in Piazza Grande per accedere alla prima nostra serata, ovvero alla seconda della manifestazione. Per me si tratta della seconda esperienza qui al festival, dopo la effervescente toccata e fuga dello scorso anno: in qualita' di "esperto" del gruppo (siamo in due, fate voi...), mi dilungo in spiegazioni e faccio strada ad un Port Cros che mi sembra gia' sovraccarico di emozioni, paesaggistiche e d'atmosfera. 
 

 
Ma la serata che ci attende ne riserva di ben piu' concrete.
Il direttore artistico Carlo Chatrian, coadiuvato da una bella, bionda e volitiva presentatrice poliglotta (ma qui, a parte me e il buon Port Cros che ci difendiamo - soprattutto lui - con 2/3, sono tutti quadrilingui e sciolti, versatili e brillanti), chiama sul palco lo splendido attore tedesco candidato all'Oscar (per Shine) e attore hollywoodiano apprezzatissimo da molti autori Armin Mueller-Stahl. 
 

La consegna del Premio alla carriera ad Armin Mueller-Stahl
 
Grandi applausi lo accolgono e l'attore, nel ritirare il premio, ci intrattiene con il suo bel timbro vocale profondo che calibra i toni e soppesa le brevi frasi: un breve discorso tutto in tedesco senza traduzione, di cui purtroppo posso riferirvi quasi nulla, anzi davvero niente di niente: ma e' stato certamente un buon pezzo di recitazione, e il pubblico tutt'attorno apprezza, e soprattutto comprende, beato lui, e appaude, applaude con calore, come pure noi, sulla fiducia ma convinti, adeguandoci alla folla.
E la volta di passare al secondo film in proiezione nella rassegna Piazza Grande, dopo il tutto esaurito prevedibile ma non scontato di ieri con Lucy e Besson, gongolante e bello in carne in sala, come abbiamo potuto rivedere nelle immagini registrate ad inizio serata. 
I due padroni di casa chiamano dunque a salire sul palco il regista israeliano Eran Riklis, apprezzato cineasta de La sposa siriana, Il giardino di limoni, Il responsabile delle risorse umane, da Jeoshua, e di quel Zaitoun con Stephen Dorff inedito (che strano!) da noi ma da me visto in Francia. Riklis  qui a Locarno permla terza volta dopo aver portato La sposa siriana nel 2004 e Il responsabile delle risorse umane nel 2010.
 

Il regista Eran Riklis

 
Attorniato dal variegato cast della sua ultima fatica, dal titolo internazionale di Dancing Arabs, Riklis torna nuovamente, come e' suo costume, a mettere il dito nella piaga insanabile del contrasto infinito tra ebrei e musulmani nei territori della Nativita'.
 

Tawfeek Barhom

Dancing Arabs (2014): Tawfeek Barhom

 
E lo fa raccontandoci la storia dell'arabo Eyad che, ammesso in una prestigiosa universita' ebrea a Gerusalemme come primo ed unico caso per un ragazzo musulmano, trovera' mille disagi e prevaricazioni a farsi accettare, soprattutto quando si innamorera', ricambiato, di una compagna di classe ovviamente di etnia avversa. L'amicizia che lo leghera' al coetaneo Yonhatan, affetto da una gravissima forma di distrofia muscolare che lo regredisce pian piano allo stato vegetale, il ragazzo sara' costretto, con l'incoraggiamento della madre del malato, a cambiare la propria con l'identita' del fraterno amico per poter superare ostacoli invalicabili dovuti ancor piu' all'intolleranza e all'incomprensione, che ai singoli drammatici episodi di guerra civile che trasformarono i territori della genesi della cristianità nella piu' pericolosa fucina di vendette fratricide mai creatasi altrove.
Riklis racconta e mostra col cuore e con la determinazione di chi ha vissuto certe drammatiche discriminazioni o violenze, ed i suoi intenti sono stati e restano genuini pure con questo film; che tuttavia eccede nell'utilizzare la malattia come veicolo per acuire drammaticita' e tensioni, rischiando piu' volte di ricadere nelle trappole del melo' un po' ricattatorio e ostentato.
 

Il protagonista Tawfeek Barhom

 
Buone le prove attoriali di un cast quasi tutto presente sul palco: bei volti tra i quali riconosciamo nomi noti ed apprezzati come Yael Abecassis e Ali Suliman, divi notissimi in patria e non solo, che destano simpatia e ammaliano con la bellezza di un carisma che traspare in ogni momento saliente della pur valida pellicola.
Per oggi e' tutto. Domani ci aspetta una giornata piena di sorprese e titoli, che contiamo di riassumervi e raccontarvi meglio che sapremo.
 
Foto e impaginazione a cura di Port Cros
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