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Lucy: La (fanta)scienza di Luc Besson
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Il cervello umano e le sue capacità hanno a lungo perplesso e profondamente affascinato la comunità scientifica mondiale. Mentre si è capito che attingiamo a una minima parte delle nostre capacità celebrali, non si è mai riuscito a stabilire quanto questa parte sia, ottenendo dati in percentuale incerti e variabili. Da questo presupposto il regista e sceneggiatore Luc Besson ha posto le basi per Lucy, il suo nuovo film in uscita a settembre in Italia. Ha così immaginato che cosa succederebbe se il genere umano potesse accedere alle zone più remote del cervello, chiedendosi come ciò finirebbe per influenzare la comprensione che l’uomo stesso ha della vita e del ruolo che in essa esercita: finirebbe, per esempio, l’uomo per avere più controllo su se stesso e su chi e cosa lo circonda?

 

 

Interessato all’idea di rendere protagonista della vicenda una ragazza comune in grado di sviluppare capacità mentali e fisiche sovraumane grazie allo “sblocco” del cervello, Besson ha voluto che la sua storia fosse il più realistica e – in parte – scientifica possibile, come egli stesso ribadisce: «Dopo aver incontrato alcuni scienziati, sono rimasto stupito da quello che mi hanno detto sul cancro, sulle cellule o sul fatto che abbiamo centinaia di miliardi di cellule che comunicano l’una con l’altra. A quanto pare, ogni cellula invia qualcosa come mille segnali al secondo: in confronto, il web non è niente. Mi ci sono voluti alcuni anni per trovare il giusto equilibrio in Lucy tra ciò che è realtà e ciò che è fantasia».

 

Scarlett Johansson

Lucy (2014): Scarlett Johansson

 

 

Approfondendo ulteriormente le nozioni scientifiche sulla mente umana, il regista ha avuto modo di conoscere alcuni dei più grandi luminari della neurologia, come il rinominato dottor Yves Agid, cofondatore dell’Istituto per la Ricerca sul Cervello e sul Midollo Spinale (ICM) con sede all’ospedale Pitié-Salpêtrière di Parigi.  Man mano conversavano sui presupposti scientifici della storia, Besson e Agid hanno trovato diversi punti in comune, come il neurologo sottolinea: «La creatività di un regista non è dissimile dalle competenze che servono per lavorare come scienziato. Quello che trovo splendido di Lucy è che molti presupposti corrispondano a verità: il funzionamento delle cellule del cervello, il numero di segnali che ognuna produce al secondo e così via. Sfruttando queste conoscenze, Besson rende il film affascinante: anche se il progredire della storia rimane puramente fantascientifico, la struttura è talmente forte da far credere in ciò che si vede. Dopotutto, si tratta sempre di realtà, anche se in minima misura».

Gli fa eco Besson: «C’è una combinazione di fattori che rendono Lucy realistico, a cominciare dal coinvolgimento di personaggi veramente cattivi e dalla sperimentazione di un nuovo tipo di droga. Beh, nella realtà non si tratta esattamente di una droga ma di una sostanza naturale che le donne incinte producono nella sesta settimana di sviluppo fetale, chiamata CPH4. Mi è venuta questa idea che, secondo molti medici con cui ho discusso, non è del tutto illogica. Se è possibile accedere a un 20% di capacità celebrali, sarà possibile poi accedere al 30%. Una volta raggiunto il 30%, è possibile sbloccarne il 40%, e così via. È un effetto domino. Lucy, la mia protagonista, colonizza il suo cervello e non c’è niente che possa fermare il processo, senza sapere ciò che ne consegue».

 

 

Qui, maggiori approfondimenti su Lucy: Note di produzione

 

Luc Besson, Scarlett Johansson

Lucy (2014): Luc Besson, Scarlett Johansson

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