Espandi menu
cerca
Son Españoles. La Generación del 9
di scapigliato ultimo aggiornamento
post
creato il

L'autore

scapigliato

scapigliato

Iscritto dall'8 dicembre 2002 Vai al suo profilo
  • Seguaci 137
  • Post 124
  • Recensioni 1361
  • Playlist 67
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

Nella storiografia letteraria della Spagna si è soliti raggruppare gli artisti, gli scrittori e gli intellettuali tutti, in generazioni. Abbiamo quindi la Generación del 98, quella di risposta al Modernismo di fine secolo, composta tra gli altri da Miguel de Unamuno; abbiamo la Generación del 14, quella legata alla prima guerra mondiale in cui si annoverano i nomi di Ortega y Gasset, Ramón Pérez de Ayala e Ramón Gómez de la Serna; segue la celebrata Generación del 27 composta dai poeti riunitisi intorno alle figure catalizzanti di Dalì, Buñuel e Garcia Lorca; di poco posteriore la sottovalutata e poco studiata, ma fondamentale Generación del 36, strettamente legata all’esperienza cainita della Guerra Civil Española e che brilla per la presenza di alcuni dei massimi scrittori di lingua spagnola di tutti i tempi come Ramón José Sender e Camilo José Cela. Esistono anche una generación del 50, i cosiddetti “hijos de la guerra” e una generazione poetica battezzata Los Novísimo e che integra poeti spagnoli nati nella decade dei ’40. Infine, la rivista britannica Granta ha stilato nel 2010 la sua “generazione” di giovani autori hispanoablanti, quasi tutti nati a fine anni ’70, come il sottoscritto. Vedremo.

Parto da questa veloce fotografia delle lettere spagnole per spiegare la scelta di questa nomina. Quella che chiamo Generación del 9, che letto in spagnolo suona “nueve” e quindi assona sia con il castigliano “nuevo” che con l’italiano “nuovo”, è quella a cui appartengono alcuni giovani attori spagnoli per me tra i più validi d’Europa. Oggi l’internazionalità del villaggio globale ci ha portato a conoscere da vicino realtà a noi lontane e ad accorciare le distanze così facilmente da non percepire più i confini intellettuali ed artistici che prima soffocavano le nostre riflessioni e i nostri slanci creativi. Da sempre studioso di letteratura spagnola, mi sono negli anni avvicinato a tanto altro della cultura iberica, tra cui l’ambiente naturale e il cinema, e ho potuto così conoscere attori e attrici spagnoli che mi hanno letteralmente coinvolto.

Mi scuso per il taglio personale dell’articolo, ma un taglio accademico poco calzava con la materia trattata, visto anche il punto di vista particolare da cui prendono mossa i miei giudizi. Ecco quindi che in questo pezzo, e nella playlist ad esso abbinata, figurano attori conosciuti e scelti tra le mie visioni, peccando così di circoscrivibilità se non addirittura della ben più grave miopia. La soggettiva, si sa, come può essere utile e seminale, può anche essere restrittiva e limitante, ma così è se vi pare. Un noto e fondamentale studioso spagnolo, Ricardo Gullón tratteggiò a suo tempo i vincoli con cui poter definire una generazione. Con un po’ di impegno, e forse fantasia, seguendo la didascalia di questa traccia ho individuato le nomine di questa facoltosa generazione di attori spagnoli.

Caratteristiche comuni e accumunanti sono pertanto:

A) Un fatto generazionale che obbliga gli intellettuali a reagire. Nel caso di questa generazione non c’è per fortuna nessun fatto eclatante come una guerra o un cambio sociale epocale, se non la baumaniana liquidità del networking e dell’eterno online. Ho così preferito radunarli intorno a un anno, il 2009, da cui poi il nome Generación del 9, anno in cui tutti raggiungono fama e popolarità diventando immediatamente famigliari al pubblico spagnolo. Sia a quello di casa sia a quello del grande schermo. Raggiungono questa notorietà alla fine di un periodo di esordio mediatico iniziato qualche anno prima in serie televisive di enorme successo come SMS – sin miedo a soñar (2006-2007), El Internado (2007-2010) e Los Hombres de Paco (2005-2010) e conclusosi con la partecipazione a Mentiras y Gordas (2009) della coppia Albacete y Mendek, film strettamente generazionale che ha accomunato molti nomi di questa selezione.

B) Ad accumunarli è anche la data di nascita che ovviamente li affratella e li rende espressione della stessa epoca culturale. Dal 1977 di Hugo Silva fino al 1991 di Maxi Iglesias, los nuevistas sono nati lungo tutti gli anni ’80, gli anni del destape, gli anni della movida, gli anni di Almodóvar, benché senza viverli direttamente, ma solo godendo della fase declinante dei ’90.

C) Gullón prevede anche una formazione intellettuale comune, ma non viviamo più nei primi del ‘900 quando le scuole erano poche ed era facile che artisti e intellettuali frequentassero gli stessi ambienti formativi. Se volessimo equivalere per esempio la Residencia de Estudiantes de Madrid che ha visto nascere Garcia Lorca e i poeti del 27 con un ambiente comune a los nuevistas potremmo prendere il set cinematografico o televisivo in senso lato, con tutta la cultura postmoderna che gli compete e che almeno in parte li ha sicuramente formati.

D) Anche la convivenza personale e intima non è più la stessa di una residenza universitaria, anche se molti attori conosciutisi sul set hanno coltivato un’amicizia tale che gli ha poi uniti anche nella vita reale. Addirittura per due amici all’epoca inseparabili come Yon González e Mario Casas si era pure chiacchierato di una relazione omosessuale. Probabilmente era solo una voce pubblicitaria visto che stava per uscire Mentiras y Gordas che li vedeva proprio protagonisti di un’amicizia omoerotica.

E) Nel caso delle generazioni letterarie ad unire gli scrittori è anche l’utilizzo del loro linguaggio che, se non proprio di rottura con quello della generazione precedente, dovrebbe essere almeno differente e innovatore. Per un gruppo di attori il linguaggio non può che essere quello corporale.  Il corpo come testo, questione a me tanto cara da farmici vincolare quasi ogni mia prospettiva critica. Ecco quindi che raduno felicemente tra loro quegli attori che fanno un uso fisico, plastico, carnale, sensibile e materiale, se non addirittura materico, sensuale ed erotico del proprio corpo, vincolando la recitazione e la resa del personaggio all’apparato estetico, muscolare, corporale e fisiologico del proprio testo: il corpo, appunto. Questa è comunque una vecchia scuola nata ancor prima del cinema, continuata lungo l’epoca del cinema classico come in quello moderno dei ’60 e ’70, esaltata poi negli anni muscolari per definizione, gli ’80, e ritornata in voga con l’edonismo del nuovo millennio dopo il decennio levigante dei ’90, di cui comunque tale edonismo porta ancora i geni patinati e sterilizzanti. Caso a parte per un ristretto gruppo di attori, tra cui i nuevistas, che non fanno del loro corpo un involucro inutile, ma lo narrativizzano, lo intellettualizzano e lo convertono in dispositivo artistico di qualità.

F) Ultimo punto determinante per la formazione di una generazione è il deterioramento di quella precedente. Diceva il grande Maestro Monicelli a Piero Chiambretti: “Cosa possono fare i vecchi per i giovani? Il massimo: invecchiare!” (Il Laureato, 1995). In questa lucida e semplice verità naturalistica ritroviamo la necessità della rottura e della ribellione, non gratuite, ma costruttrici e innovatrici. Se la precedente generazione spagnola può vantare nomi come Juan Diego Botto, Jordi Mollá, Eduardo Noriega e Antonio Banderas, è anche vero che all’acerbità dei primi risponde l’euforia e la selvaticità dei secondi, per linguaggio, per estetica e per contesto produttivo, ahinoi, quello purtroppo imperante del mondo televisivo.

Ci sono studiosi che ritengono necessaria, come caratteristica per formare una generazione letteraria, anche un mito comune, un personaggio modello, un poeta vate a cui ispirarsi o un padre precursore e pioniere che gli affratelli. Qui la questione è più complicata perché questo mito comune potrebbe ben essere un regista con cui tutti hanno lavorato, anche se non ritrovo nella coppia Albacete y Menkes i tratti distintivi di un mito generazionale quali possono essere invece Pedro Almodóvar o Álex de la Iglesia o forse Montxo Armendáriz con il suo Historias del Kronen (1995), interpretato guarda caso da Juan Diego Botto e Jordi Mollá e ispirato ad un romanzo omonimo di José Ángel Mañas che nel 1994 risultò tra i finalisti del Premio Nadal senza vincerlo. Il romanzo però vinse ben altro, il favore del pubblico e della critica, diventando icona di tutta una generazione e soprattutto influenzando la letteratura successiva nelle sue forme narrative e nella visione della realtà, una visione realista, sozza, turpe, oscena. Insomma, cutre.

Quest’ultimo punto purtroppo non posso accertarlo e infatti lo tengo fuori dalle premesse generative. Mi piace comunque pensare che questa generazione di attori, a cui mi sento legato non solo per la stima che ripongo in ognuno di loro, ma anche per le caratteristiche tematiche che a loro mi accomunano – essendo nato nel ‘78 – possa aver preso le mosse dall’influenza di tre tra i migliori registi spagnoli degli ultimi trent’anni: Almódovar, Iglesia e Armendáriz. Va tenuto conto comunque, anche di artisti internazionali che hanno lasciato un’impronta indelebile nei giovani degli anni ’90 e di oggi: Tarantino su tutti, ma anche l’Eastwood maturo de Gli Spietati (1992), il Ridley Scott de Il Gladiatore (2001), i seminali Danny Boyle e Robert Rodríguez, i Cohen, Soderbergh, Michael Mann, Jonze e Peter Jackson.

Infine, ecco in ordine di nascita i volti, i corpi, i nomi e le voci – mai dimenticare la cifra autoriale della voce per un attore – di questa interessante Generación del 9. (Se volete potete segnalare altri nomi in questa playlist collegata)

Hugo Silva (Madrid, 1977)

Eloy Azorín (Madrid, 1977)

Alberto Amman (Córdoba, Argentina, 1978)

Alejo Saura (Las Palmas, 1979)

Álex González (Madrid, 1980)

Quim Guetiérrez (Barcelona, 1981)

Miguel Ángel Silvestre (Castelló de la Plana, 1982)

Rubén Cortada (Isla de la Juventud, Cuba, 1984)

Adriana Ugarte (Madrid, 1985)

Michelle Jenner (Barcelona, 1986)

Amaia Salamanca (Madrid, 1986)

Yon González (Vergara, 1986)

Mario Casas (A Coruña, 1986)

Nilo Mur (Barcelona, 1986)

Carolina Bang (Santa Cruz de Tenerife, 1985)

Martiño Rivas (A Coruña, 1985)

María Valverde (Carabanchel, 1987)

Blanca Suárez (Madrid, 1988)

Clara Lago (Madrid, 1990)

Maxi Iglesias (Madrid, 1991)

 

Per chi mastica lo spagnolo infine un regalino offerto da YouTube:

IL FILM COMPLETO MENTIRAS Y GORDAS

Ti è stato utile questo post? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati