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Festival di Cannes - Parte 10
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Ok, siamo arrivati al gran finale di questa edizione che tanto grande, a conti fatti, non lo è stata. Non al livello dell’anno scorso almeno. Ovviamente essendosi ridotto il numero delle proiezioni le mie occasioni di entrare nel palazzo sono diminuite e non vi ho potuto aggiornare per tempo degli ultimi film. Non vi nego che sono un po’ con l’acqua alla gola, dato che ho furbescamente ottenuto il biglietto per la cerimonia di chiusura e il tempo stringe. Perciò salto a piè pari la recensione di Cosmopolis (che tanto è uscito in sala proprio ieri e potete già farvi un’idea delle prime opinioni che non tarderanno ad arrivare. Posso giusto accennarvi che il film di Cronenberg ha parecchi elementi in comune con il film di Carax Holy motors (e non solo la limousine) e che in un’eventuale sfida tra questi due filmoni io darei il primato al secondo. Il capolavoro (o forse no?) di David non ha convinto poi tanto il pubblico che ormai riconosco quando applaude per dovere. Encomiabile invece l’interpretazione del sempre pallido Pattinson, che però non mi azzarderei ad elencare nella rosa di candidati alla palma.

Per quanto riguarda invece la recensione di quel colossal che è Hemingway & Gellhorn dovrete aspettare domani in cui, a carte scoperte, vi dirò un po’ cosa ne penso del palmares (e del film di chiusura).

Per oggi invece ecco la mia opinione degli ultimi due film proiettati ieri sera e che non credo abbiano cambiato tanto i giochi già fatti della giuria.

È stato dunque e infine il turno di Mud, terza opera del regista Jeff Nichols che l’anno scorso ha incantato Cannes in una sezione parallela con Take Shalter. Il pubblico ha gradito parecchio le avventure del giovane protagonista alle prese che una storia d’amore più matura di quanto lui sia in grado di comprendere, e ha salutato il regista con un superapplauso liberatorio al termine della proiezione. A mio avviso tanto entusiasmo è stato il frutto dell’immediatezza, dello scioglimento della tensione che il finale portava con sé, ma che se valutato a freddo otterrà sì la nostra (mia) approvazione, ma forse non un posto di riguardo nella nostra memoria.

Dopodichè, è stato proiettato allo spettacolo di mezzanotte il penultimo film di questa edizione del festival, Maniac. All’insegna della sperimentazione (non riuscita), il pubblico si è divertito non poco con i mirabolanti effetti splatter che il regista ha realizzato con tecniche parecchio complesse e che sono stati premiati puntualmente dai vari applausi provenienti dalla sala. Decisamente azzeccata come opera di congedo (per la maggior parte degli spettatori).

E stasera alle 19:15 la cerimonia di chiusura seguita immediatamente dalla proiezione di Therese Desqueyroux, opera postuma di Claude Miller, ci dirà chi saranno i vincitori. Non sono riuscito purtroppo a vedere tutto tutto, ma se mi dovessi avventurare in una previsione direi che non si esimeranno dall’ottenere qualche premio:

Holy Motors, il mio favorito (e si dice anche di Moretti), come miglior film o miglior interpretazione maschile.

Amour, terzo mio favorito, sempre per le stesse categorie e ne sarei più sicuro se Haneke non avesse già vinto appena due anni fa (di nuovo, la palma è un premio politico come l’oscar?).

Rust and Bone, Miglior interpretazione femminile per la Cotillard.

E io ci infilerei anche Reality, perché a conti fatti, quasi al pari di Carax, è il film più penetrante tra quelli in concorso (come la stessa interpretazione di Aniello). E la telefonata che ha richiesto nuovamente la presenza di Garrone a Cannes fa sperare per il meglio.

Quindi in conclusione io darei vincitori: Holy Motors, Aniello, Cotillard e Amour per la regia; piazzato invece invertirei il premio regia con il premio interpretazione maschile. Secondo me è così che distribuirà i premi il nostro Nanni, riuscendo così a distribuire equamente i premi senza macchiarsi di nepotismo.

A domani per le considerazioni finali.

LE RECENSIONI DI OGGI

Mud  

Maniac 

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