Johnny Depp

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Rammendi le ferite e ti ossigeni nell'asfalto, col sudore che ti percuote le ossa, un gatto che attraversa la strada e un rumore di sottofondo come qualcuno che bussa alla porta.
Non ci sarà mai speranza per me in questo Mondo, povero derelitto anchilosato che non sono altro, trascino la mia carcassa, provando a riesumarla dal fango, ma cado preda delle alluvioni delle mie tempie.
Ricordi affastellati come meteoriti in cancrena disposti in fila indiana, ricordi di tumescenze adolescenziali, di svagata spensieratezza che non occludeva i pori.
Qualcuna che ti succhi il cazzo nella notte, quando le tenebre assaporeranno la mia pelle, l'umore umido e stantio del mio broncio, la corrucciata fronte che "digrigna" i denti, l'occhio marmoreo e cristallino che si stempera in un sorriso annacquato.
Molti amici perduti, altri sono trapassati, miglior vita, forse, senza i dilemmi e gli scrupoli morali, senza qualcuno che arpioni loro le palle e ne addomestichi la furenza.
Provo, provo disperatamente a raccogliere i cocci del mio frantumato destino, mi abbandono a squarci onirici che alleviino le sofferenze, il gracile corpicino che mi riveste si rompe in più parti e poi i lembi spezzati si accartocciano sul pavimento, come petali di rosa su un cuscino sporco di sangue.
Imbratto i muri del mio sperma, cantore lunare e fantasioso anticonformista, imbottigliato nel traffico macilento di questa Luna ovale.
Non sarò mai come mi volete, il vostro cibo per danzare fra i "sani".
Conserverò integra, intatta, la mia voglia cafona, il mio qualunquismo esasperato, la mia intellettuale dabbenaggine, perfino le mie bende sugli occhi, iridi macchiate d'anima.
C'è un luogo nascosto dove i corvi fanno l'amore senza che qualcuno si preoccupi di destarli dal loro "sonno", un luogo in cui la dolce letizia è compagna astratta e astrale di un'eterna, proterva fanciullezza.
Ora, ora datemi uno spago, che mi rilasserò nell'aria impiccandomi.