La recensione su Ricercati: ufficialmente morti

Walter Hill ed il genere western rappresentano un binomio quasi indissolubile. Anche negli anni '80 (gli anni di maggiore attività), in tutti i film girati da Hill, che essi fossero polizieschi con spunti di commedia (48 Ore), noir pessimisti (Johnny Il Bello) o addirittura noir/musical (Strade Di Fuoco), era sempre possibile scorgere di fondo il DNA del genere cinematografico americano "classico" per antonomasia. "Extreme Prejudice", da questo punto di vista, è una delle rappresentazioni più significative. Girato nel 1987, quindi nel medesimo decennio degli altri film citati, ha dalla sua una trama esemplare nel racchiudere in sè tutti gli elementi tipici del filone: Jack Benteen (Nick Nolte) è lo sceriffo di una cittadina al confine tra Texas e Messico; il suo amico d'infanzia Cash Bailey (Powers Boothe), invece, ha oltrepassato la frontiera ed ha impiantato un proprio piccolo impero dello smercio di droga. Ulteriore motivo d'astio tra i due è dato da Sarita (Maria Conchita Alonzo), ora fidanzata con lo sceriffo. A complicare ulteriormente le cose, in paese guingono il maggiore Hackett (Michael Ironside) e la sua squadra di soldati "ufficialmente morti" in azione, con la missione (ufficiale) di porre fine al cartello di Bailey. Il film è un western moderno, dove i cavalli sono stati sostituiti dalle auotomobili, ma che per costruzione dei personaggi e delle loro storie, per le ambientazioni polverose di confine, per la violenza come unica soluzione possibile rimanda tantissimo al cinema sanguigno di Sam Peckinpah. Non è un caso. Hill nasce artisticamente, come sceneggiatore, per il grande "Bloody Sam" (Getaway) e questo film, nella sua ferocia disperata, nel suo sentimentalismo perdente (Sarita alla fine sceglie di stare insieme a Nick Nolte, ma tra i due appare sempre l'ombra di Bailey) si riallaccia, in particolare al lavoro forse più conosciuto di Peckinpah: "Il Mucchio Selvaggio". Il paese-roccaforte di Bailey, per esempio, dove tutti si ubriacano e vanno a donne non può non ricordare l'esercito allo sbando del Generale Mapache. Lo stesso Bailey, sempre più perso tra i fumi dell'alcool e della droga, è un personaggio che non può avere alcun futuro davanti a sè, perso nel suo feroce delirio di onnipotenza, aspettando solo la resa dei conti con il suo "vecchio amico" sceriffo. E' sempre vestito con un completo bianco, regolarmente sudicio, che rappresenta il suo sudiciume morale. Nick Nolte da vita ad uno dei personaggi più quadrati della propria carriera: il suo Jack Benteen è un ranger duro e puro, un uomo granitico, impermeabile alle emozioni (o, almeno a mostrarle) e sempre molto parco di parole, tanto da essere perennemente "in rotta" con la propria fidanzata Sarita, che liquida con poche parole niente affatto d'amore. "Jack, lei è un uomo ostile per natura" lo apostrofa Michael Ironside, grande caratterista specializzato in ruoli da villain: anche in questo caso, il doppiogiochista e cinico Maggiore Hackett è un personaggio cucitogli su misura. Anche il resto del cast è composto da attori abituali in questi film: Clancy Brown, William Forsythe e Tommy "Tiny" Lister sono volti noti per il pubblico più appasionato. Hill è sempre stato un regista con uno spiccato senso per le scene d'azione; la sua regia è molto diretta, priva di fronzoli. Se il massacro finale rimanda al già citato film di Peckinpah, è da segnalare anche la sparatoria alla pompa di benzina, a metà film, dove sono coinvolti Nick Nolte ed il vecchio sceriffo interpretato da Rip Torn: una sequenza brutale e tesa per realismo e secchezza di montaggio. Insomma, "Extreme Prejudice" rappresenta un altro tassello di tutto rispetto nella filmografia del grande regista texano.