Regia di Blake Edwards vedi scheda film
Terzo fascicolo delle imprese di Clouseau/Sellers e stile che incomincia a scivolare verso un tipo di comicità sempre più diretta che centra comunque in pieno il bersaglio.
Rifiutato dalla United Artists (detentrice dei diritti dei primi due film della serie) in quanto a loro detta tanto Blake Edwards quanto Peter Sellers erano ormai finiti, “The Return of the Pink Panther” venne prodotto nel Regno Unito e si rivelò, manco a dirlo, un successo commerciale strepitoso, decuplicando al botteghino i poco più di 4 milioni spesi per realizzarlo. Si direbbe un po' il paradigma di quel che fu la gestione poco illuminata degli ultimi anni della United Artists (nella sua versione originale creata da Chaplin & soci, voglio dire). L'ispettore più genialmente imbranato della storia torna così in pista per la terza volta (terza volta con il volto di Peter Sellers, quanto meno), coi suoi travestimenti sempre più assurdi (mitico quello in discoteca, dove sembra Frank Zappa), il suo domestico e sparring partner Kato e un Dreyfuss sempre vittima numero uno delle maldestre azioni del Nostro. La storia ricalca piuttosto da vicino l'originale, con annesso furto del rinomato diamante del titolo, ma lo stile incomincia a scivolare verso un tipo di comicità sempre più diretta che comunque centra in pieno il bersaglio.
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