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La Pantera Rosa colpisce ancora

Regia di Blake Edwards vedi scheda film

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FABIO1971

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La Pantera Rosa colpisce ancora

di FABIO1971
6 stelle

"Lei ha la lisensa?".
"Come?".
"L'ordinansa 47B proibisce di suonar qualunque strumento musicàl in luogo pubblico allo scopo di profitto commersial sanza lisensa".
"Che cosa vuol dire?".
"Che è contro della lege che lei suoni il suo strumento miusicàl".
"La lege?".
"Cosa?".
"Ha detto che è contro la lege".
"Sì, si non è provvisto di lisensa".
"Che tipo di licenza?".
"È la lisensa che permette di suonar uno strumento miusicàl in luogo pubblico a scopo di profitto commersial".
"Profitto commerciale?".
"Sì, lei suona questa e la gente le dà i soldi".
"La gente i soldi li dà alla scimmia".
"È lo stesso!".
"Oh, niente affatto, signore. Io sono un musicista e la scimmia è indipendente: lei non mi dice che cosa devo suonare e io non le dico che cosa deve fare dei soldi".
"Amico, non faccia lo spiritoso con me! La simmia è sua, persciò son suoi anche i soldi".
"Abita con me, ma la scimmia non è mia: un giorno tornai a casa e la trovai seduta nel soggiorno. La tenni in casa, però mi paga camera e pensione".
"Allòr la simmia infrange la lege".
"Ma lei non suona nessuno strumento musicale!".
"L'ordinansa 132R proibisce l'accattonagio".
"E lei come fa a saperne tanto di queste ordinanze?".
"Ma che razza di domanda cretina è questa? È cieco?".
"Sì!".
"Oh... Certo, sì, sì, è evidonte..."
.
[Peter Sellers e John Bluthal, irresistibile suonatore di fisarmonica cieco, accompagnato da un'inseparabile scimmietta]


Al suo terzo capitolo, giunto a dieci anni di distanza da un gioiellino come Uno sparo nel buio e a sei dall'episodio "apocrifo" L'infallibile ispettore Clouseau (per la regia di Bud Yorkin e l'interpretazione di Alan Arkin), la saga della Pantera Rosa si riappropria nel titolo del nome del (non)personaggio, che torna ad apparire anche nel cartoon dei titoli di testa, qui ideato dallo studio di Richard Williams con la collaborazione di Ken Harris. E la Pantera Rosa, come nel primo film della serie (e non sarà l'unico elemento che accomunerà questo Return of the Pink Panther con il capostipite), torna a essere un diamante, il più grosso e famoso del mondo ("Insostituibile, il suo prezzo non può essere valutato in termini monetari"), conservato nel museo principale di un (immaginario) paese arabo, il Lugash, e protetto "da barriere più impenetrabili di qualsiasi fortezza": per il più famigerato ladro internazionale di gioielli, Phantom (e non più la Primula nel doppiaggio della versione italiana, come venne tradotto nel primo episodio), però, è uno scherzo trafugare il diamante in barba a ogni misura di sicurezza. Le autorità sono in subbuglio: "Si ricorre a un aiuto esterno, al famoso detective francese che a suo tempo recuperò la Pantera Rosa, l'ispettore Clouseau!". Nonostante il parere contrario dell'ispettore capo Dreyfus (Herbert Lom), Clouseau (Peter Sellers) viene spedito nel Lugash per indagare sulla vicenda: dopo un sopralluogo sulla scena del crimine, l'ispettore non esita a individuare l'autore del furto in sir Charles Litton (Christopher Plummer, che sostituisce il David Niven che interpretava lo stesso personaggio in La Pantera Rosa), alias Phantom. Il ladro, infatti, ha lasciato sul posto il suo consueto biglietto da visita, il guanto con l'iniziale del suo nome da battaglia. C'è un problema, però, e neanche di poco conto, perchè Litton ha abbandonato da quattro anni ogni attività criminale: vive in Francia, in una villa in Costa Azzurra, con l'amata Claudine (Catherine Schell) e apprende la notizia del furto soltanto dai giornali. Ora, quindi, ricercato dalla polizia, deve tornare in pista per smascherare l'impostore che ha trafugato il diamante, anche se le prove in mano a Clouseau lo inchiodano inequivocabilmente. Le indagini dell'ispettore, intanto, si spostano da Nizza a Gstaad ("Oggi un paradiso delle Alpi Svizzere, domani un deserto"), dove convergono anche sir Charles e Claudine, e proprio in Svizzera l'imperturbabile Clouseau riuscirà a far luce sulla vicenda.

La Pantera Rosa colpisce ancora segna il ritorno di Blake Edwards, autore anche della sceneggiatura insieme al Frank Waldman di Hollywood Party (e, curiosamente, anche di L'infallibile ispettore Clouseau), alla fortunata serie che contribuì a lanciare Peter Sellers nel firmamento delle stelle. Il nuovo exploit di Clouseau, sicuramente meno spumeggiante dei due titoli precedenti, si rivela, comunque, sempre spassoso e travolgente: dopo Uno sparo nel buio, infatti, c'è stato Hollywood Party, ovvero l'Alfa e l'Omega della distruzione. Difficile ripartire da quelle irripetibili vette, ma Edwards non rinuncia alla sfida e riprende le fila dei suoi personaggi, in un approccio quasi speculare (come ripeterà accostando La Pantera Rosa sfida l'ispettore Clouseau a Uno sparo nel buio), dal primo capitolo della saga, di cui ripropone il personaggio di Charles Litton, l'ambientazione in una località turistica montana (lì Cortina d'Ampezzo, qui Gstaad) e, soprattutto, Clouseau scatenato in una camera d'albergo. Inoltre, nella versione originale Sellers inizia a marcare ancor più esageratamente (con risultati sempre più esilaranti) l'accento francese del suo personaggio: il doppiaggio italiano si adegua e iniziano a fiorire, così, una marea di irresistibili "stonza", "evidonte" e "interessonte", fino all'apoteosi del capitolo successivo, La Pantera Rosa sfida l'ispettore Clouseau, in cui il calembour di storpiature verbali raggiungerà livelli di stratosferica demenza.

Incorniciato dalla smagliante fotografia di Geoffrey Unsworth e contrappuntato dai ritmi languidi e suadenti della colonna sonora di Henry Mancini, La Pantera Rosa colpisce ancora soffre qualche battuta a vuoto di troppo e un ritmo non sempre scorrevole, ma riesce ugualmente a regalare momenti di sfrenato divertimento: dall'incipit, con la lunga sequenza (omaggio a Topkapi di Jules Dassin) dell'ingegnoso furto del diamante nel museo, durante la quale Edwards riesce ugualmente a dispensare una gag esilarante (la porta sbattuta ripetutamente in faccia a uno dei guardiani), all'entrata in scena di Clouseau, che prima, per salutare una ragazza, si sbatte il manganello in un occhio e poi, anzichè sventare una rapina in banca, si accanisce su un suonatore ambulante cieco e sulla sua scimmietta, dalla pistola-accendino di Dreyfus ai consueti, furibondi e devastanti "allenamenti" casalinghi di arti marziali tra Clouseau e il suo domestico Cato (stavolta nascosto, per una memorabile imboscata, nel frigorifero), dall'arrivo di Clouseau nel museo ("Avete un museo interessonte"...) ai suoi "tuffi" in piscina alla guida del furgoncino. E ancora: il campanello della villa di sir Charles, Clouseau in versione tecnico della compagnia telefonica, la gag-tormentone del tassista (con Clouseau che gli urla "Segua quella macchina!" e il tassista che scende dall'auto e parte a piedi all'inseguimento) o un altrettanto memorabile (e di esilarante idiozia) richiesta di informazioni di Clouseau a un passante ("Mi scusi, sa la strada per il Palace Hotel?"), l'arrivo dell'ispettore nell'albergo di Gstaad, Clouseau, insieme a un "degno" compare (il fattorino dell'hotel, interpretato da Frank Grady), alle prese con aspirapolveri, lampade, saune, pavimenti scivolosi e pappagalli nella stanza di Claudine, Clouseau travestito da playboy, i suoi tentativi per uscire da una vasca da bagno e rispondere al telefono, il cataclismatico pre-finale nel ristorante giapponese (mentre nel finale, invece, Dreyfus finisce in manicomio...).

Nel cast, oltre agli impeccabili protagonisti, tra cui una radiosa Catherine Schell e un sempre più nevrotico Herbert Lom, si segnalano anche André Maranne nei panni di François (l'assistente di Dreyfus), Graham Stark in quelli dell'intrallazzatore malavitoso Pepi e il devastatissimo Burt Kwouk in quelli di Cato, il domestico di Clouseau.

"Le forse del male sono già al lavoro: al momento che mi affidano un caso, la delinquensa lo sa e io sono attaccato. Cato è all'ospedale, l'esplosione lo ha quasi tutto sgusciato. È una fortuna che io sia vivo".
"Fortuna non è la parola giusta".
"Devo arguire dal suo tono di vosce che non godo dei suoi favori?".
"Sì! Vorrei che tu fossi morto...".
"Beh, scerto, ha diritto alle sue opinioni".
"... E non sei morto! Fuori! Vattene via!".
"Vuole che escio?".
"Se tu non sei uscito entro cinque secondi, non sarò responsabile delle mie azioni!".
"Cinque sono niente, posso uscire facilmente in tre secondi, ma si vuole che escio in cinque..."
.

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