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Tommaso

Regia di Kim Rossi Stuart vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Tommaso

di Spaggy
7 stelle

Tommaso, attore e regista di quaranta e passa anni, è ossessionato dalle donne. La sua è proprio una patologia che si rifiuta di accettare, tanto che anziché rivolgersi a uno psicoterapeuta preferisce parlare con un anziano medico che lo invita a ricercare il bambino che è in lui e a individuare quando si è perso. Il suo vedere donne nude dappertutto e la sua voglia di aver con loro i più improbabili incontri sessuali lo portano alla fine della relazione con Chiara, con cui non ha voluto metter su famiglia, e all’inizio del legame con Federica, destinato a risolversi nel giro di un anno. Mentre la sua vita professionale sembra andare a scatafascio nonostante le buone intenzioni della sua agente Alberta, Tommaso ritrova nuova linfa dall’incontro con la giovanissima e spontanea Sonia, una ragazzina che potrebbe essere sua figlia. Imparando a guardare dentro di sé, Tommaso capirà che tutti i suoi problemi con le donne sono riconducibili a un evento tragico del passato collegato alla figura della madre Alberta.

Kim Rossi Stuart

Tommaso (2016): Kim Rossi Stuart

Kim Rossi Stuart, regista e interprete di Tommaso, traccia un ritratto fresco e genuino del maschio italiano, da sempre sinonimo di “macho” e conquistatore. Servendosi di una sceneggiatura costantemente in bilico tra commedia e dramma umano, sonda con i tentativi del suo personaggio eponimo il mondo misterioso delle donne, della conquista dell’altro sesso e degli istinti primordiali. Nel suo relazionarsi con le figure femminili, Tommaso vaga dal nido sicuro rappresentato da Chiara alla vitalità senza prospettive (per lui) di Sonia, incontrando nel frattempo Federica, con cui ha la possibilità di chiarire la sua “visione” della vita di coppia. Lungi dall’essere un ossessionato dal sesso, Tommaso è convinto di come l’uomo sia un cacciatore e di come la vita di coppia sia “contro natura” prima di scoprire come in realtà tutto ciò che desidera sia una quotidianità stabile, in cui una moglie o compagna e un figlio hanno la priorità. Simbolo di un maschio perennemente in crisi, Tommaso ha uno strano legame con l’anziana madre Alberta, a cui tende a provvedere economicamente a causa della sua abitudine a scialacquare i 900 euro di pensione con spese improponibili. Nel rapporto con la madre è da ricercare l’inquietudine emotiva di Tommaso, che non si rende conto o semplicemente non ricorda come sia stato in qualche modo condizionato dalla sua presenza/assenza.

Tommaso prende consapevolezza della causa dei suoi problemi solo nel momento in cui per la prima volta si vede rifiutato dalla giovane Sonia, che dopo un estenuante relazione platonica lo bolla come “fratello maggiore”. Abbandonato da un amore sul nascere, complice un incidente in giardino, Tommaso ha modo di capire che l’abbandono della madre quand’egli era ancora un bambino è all’origine delle sue insicurezze affettive, delle sue visioni sessocentriche e dei suoi incubi.

Con un linguaggio semplice e una messa in scena lineare, Kim Rossi Stuart segue la sua tesi senza enfatizzare e denotare quale trauma abbia subito il suo Tommaso. Anzi, dissemina elementi che mai farebbero pensare all’abbandono. La capacità di scrittura fluida e senza intralci lo aiuta a spostare l’attenzione su altri piani e a far pensare alla classica crisi dell’uomo di mezza età, di quello che per sentirsi ancora giovane ha bisogno come una farfalla di passare di fiore in fiore per impollinarne il numero maggiore possibile. L’ingenuità di Tommaso però è tale da renderlo tenero e da muovere nei suoi confronti sentimenti di empatia, rifuggendo da ogni sguardo pietoso, commiserevole o giudicante. Solo imparando a stare bene con se stesso, Tommaso potrà stare bene con una donna al suo fianco: toccherà a un nido di processionaria, parassita comune che ha la particolarità di non procedere mai da solo, farlo arrivare a tale conclusione.

Azzeccata si rivela la scelta di Stuart di fare di Tommaso un regista e un attore, cogliendo l’occasione per fare il punto sul sistema cinema e sul rapporto spesso combattuto che passa tra un film di cassetta e uno con valenza autoriale.

Del nutrito e valente cast del film (da Jasmine Trinca a Serra Yilmaz, passando per Cristiana Capotondi e la fresca Camilla Luna) va decisamente menzionata Dagmar Lassander, valida attrice tedesca il cui nome fa pensare a registi come Sergio Sollima, Ferdinando Di Leo e Alfonso Brescia, da troppo tempo lontana da un set e quasi dimenticata dal cinema contemporaneo.

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